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RIFORMA della SCUOLA

2009 dal 5 al 12 Aprile

8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra

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dal Sito Internet del SOLE 24 ORE DEL 7 Novembre 2008

UNIVERSITA' SITUAZIONE SPESE PERSONALE-FINANZIAMENTI

RELAZIONE ILLUSTRATIVA DL UNIVERSITA'

Da REPUBBLICA : da oggi 3 Novembre 2008 sul sito internet http://scuola.repubblica.it/:

COME CAMBIARE LA SCUOLA - PROPOSTE E DIBATTITO £Leggi ildibattito e le proposte)

IL TESTO DEL DL GELMINI PER L'UNIVERSITA' STOPPATO

l testo del decreto legge 1° settembre 2008, n. 137 LEGGI "A-B-C- DEL DECRETO GELMINI"

La "nuvola" di Google passa da scuole e Università

Da FAMIGLIA CRISTIANA : RISPOSTE SBAGLIATE A PROBLEMI REALI DI INSERIMENTO DEGLI STRANIERI - SI DICE "CLASSI PONTE" -LEGGASI "CLASSI GHETTO"

Da L'ESPRESSO : Così la scuola diventa un affare privato

TABELLA dal Sito Internet del SOLE 24 ORE DEL 4 Novembre 2008

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2008/10/universita-tagli-2001.shtml?uuid=88251354-a764-11dd-912b-fabc61a6857c&DocRulesView=Libero

Tutti i tagli previsti all'universita dal DL Gelmini 137 del 1° Settembre 2008

 

 

 

TABELLA dal Sito Internet del SOLE 24 ORE DEL 26 SETTEMBRE 2008 http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2008/09/scuola-tagli-ore-lezione.shtml?uuid=38626528-8b95-11dd-afca-8531029acbe6&DocRulesView=Libero&correlato

TABELLA dal Sito Internet del SOLE 24 ORE DEL 22 ottobre 2008

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/10/paese-esilia-giovani-talenti-distrugge-futuro.shtml?uuid=a3d3f7bc-9f78-11dd-98a2-3923c44dbd58&DocRulesView=Libero

Leggi l'articolo di cui ai grafici: Un Paese che esilia i giovani talenti distrugge il suo futuro di Salvatore Settis

 

Il NOSTRO PENSIERO

La riforma della Scuola non deve partire dalle elementari, ma subito dagli Istituti Superiori, essendo questi bisognosi di intervento chirurgico, perchè oggi allontanano i Giovani dalla Società non motivandoli, spingendoli all'individualismo, senza ideali e prospettive di vita, lasciati allo sballo, alla droga.

Va realizzato immediatamente il tempo pieno in tutta Italia, con Istituti da trasformare in Collage gestiti da Docenti, Studenti, Genitori, Enti.Aziende ( Formazione Tecnica, Stage Formativi, Praticantato attivo scolastico, Associazioni Sportivo-Culturali, Autogestione Mense scolastiche, Dispense Scolastiche, Internet a servizio della conoscenza ed informazione, Centro Servizi ecc.)

Il tempo pieno va impiegato motivando gli studenti garantendo da subito l'approccio alla Professionalità da Garantire con l'inserimento nei Progetti Formativi di Esperti con esperienza ultra trentennale provenienti direttamente dal mondo del lavoro. Specialmente negli ITIS gli studenti devono essere responsabilizzati e resi consapevoli sulle opportunità offerte loro dal mondo del lavoro ( è assurdo che nelle commissioni per l'orientamento non sia obbligatorio l'inserimento dei Periti Industriali, o Ragionieri, Geometra a secondo della specializzazione, mentre ci sono gli psicologi !

E' assurdo allungare i tempi di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con formazione post scolastica, mentre si deve fare nel corso del quinquennio.

Gli studenti opportunamente motivati possono rendere 10 volte quello che è l'utilizzo attuale delle loro energie, costruendo centri servizi per la collettività, favorendo l'Osmosi fra Società, mondo del lavoro,

Subito dopo è necessario intervenire sulle scuole medie inferiori, portando iniziative simili a quelle delle superiori, ma sotto diretto controllo dei Docenti e Genitori.

Per le elementari si può anche arrivare al ritorno al maestro unico per la prima parte dell'insegnamento di base, ma poi per l'integrazione del tempo pieno è da attingere a professionalità specifiche non più garantite dal maestro unico.

Nel Tempo pieno va garantito il Catechismo Cattolico per le famiglie che lo vogliono e lo attuano.

Per il voto decimale il problema è relativo.

Ma è evidente e non bisogna mai dimenticarlo, che eccetto pochissimi casi che andrebbero seguiti con molta attenzione, l'apprendimento e l'interesse nelle materie di insegnamento dipende in gran parte dal modo di insegnare.

Per gli esuberi del personale, si può garantire una migrazione verso altre amministrazioni che ne hanno bisogno, vedi Giustizia, Polizia, Assistenza, non comune garanzia assoluta del posto di lavoro ma come punteggi di merito in Base all'esperienza ed agli anni lavorativi, per concorrere insieme ai disoccupati ai medesimi impieghi.

Per il voto in condotta non si può pensare di utilizzarlo per evitare di porsi il problema dei "Giovani bene che non sanno cosa fare e sbagliano vessando o distruggendo" !

I provvedimenti contro chi è radicalmente insubordinato o delinque, si devono prendere in maniera corretta indipendentemente dal voto in condotta.

  • L'aggiornamento dei libri di testo deve essere costantemente controllato da esperti che li valutano per il cambio di edizione, è va usato il metodo della revisione che si attua nei documenti progettuali di Ingegneria, indicando cosa è stato revisionato e se realmente rilevante a giustificare l'adozione della nuova edizione.

.

Ok per l'educazione civica, che deve comprendere fra l'altro anche l'educazione stradale fatta seriamente con l'analisi dell'incidentistica e delle cause.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 
     

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.corriere.it

2008-11-07

 

 

 

 

 

2008-11-06

previste anche misure per i giovani aspiranti ricercatori e borse di studio per studenti

Università: il governo vara decreto

La Gelmini: "Non ci sarà il blocco dei concorsi. Cambierà, il meccanismo per composizione commissioni"

ROMA - "Il Cdm ha varato le linee guida per l'universitá e ha approvato anche un decreto legge. Preciso subito che si tratta di due documenti distinti.

Il ministro della Pubblica istruzione e dell'Università Mariastella Gelmini (Imagoeconomica)

Il ministro della Pubblica istruzione e dell'Università Mariastella Gelmini (Imagoeconomica)

Le linee guida rappresentano un documento programmatico e di legislatura, che offriamo al dibattito con il mondo accademico ma che sará oggetto di discussione anche in Parlamento, nelle commissioni e in Aula". A sottolinearlo è stato il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini in una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

CONCORSI - La Gelmini ha affermato che "non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Cambierà, però, il meccanismo per la composizione delle commissioni di valutazione, dettato dal sorteggio. Questa - dice Gelmini - è la motivazione del ricorso alla decretazione d'urgenza".

GIOVANI RICERCATORI - Il decreto contiene una "deroga" al blocco del turn-over previsto dalla legge 133 di agosto. Lo annuncia il ministro dell'Università. Questo, spiega, "per favorire il ricambio generazionale". Il blocco del turn-over inizialmente previsto al 20% ora "passa al 50%- spiega Gelmini- con un vincolo di spesa: il 60% dei fondi dovranno essere usati per assumere giovani ricercatori e rovesciare la piramide che vede poco ingresso per i giovani".

BORSE DI STUDIO - Il decreto legge contiene anche disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario. Il provvedimento prevede anche lo stanziamento di "135 milioni di euro per borse di studio a favore di 180 mila ragazzi più meritevoli". "Queste borse di studio verranno assegnate a tutti i ragazzi meritevoli e capaci, a tutti aventi diritto -precisa il ministro- È la prima volta che il Paese riesce a coprire tutte le necessitá e a garantire tutti gli aventi diritto. In genere venivano esclusi circa 40 mila ragazzi, per la prima volta 180 mila ragazzi riceveranno questa borsa di studio" ha detto la Gelmini.

SOLDI PER LA RICERCA - Ci sono 500 milioni di euro da destinare sulla base del merito, della qualità scientifica della ricerca, in maniera meritocratica" ha aggiunto la Gelminii. "Si tratta di un segnale significativo. Vuol dire che è possibile spendere meglio le risorse e puntare sulla qualità. Non è corretto - ha spiegato il ministro - trattare tutte le università allo stesso modo, quelle virtuose e quelle no. Queste ultime non potranno indire nuovi concorsi per nuove assunzioni di professori o di personale in genere".

TAGLI - I tagli previsti per il 2010, nella manovra economica varata la scorsa estate, "rimangono", ma saranno meno dolorosi, perchè "abbiamo davanti un anno per cominciare un percorso di riforma che possa rendere quel taglio meno doloroso" ha detto ancora la Gelmini. Secondo il ministro, la "razionalizzazione dei corsi, l'eliminazione dei corsi con un solo studente, la diminuzione delle sedi decentrate" farà "realizzare risparmi che renderanno quel taglio meno doloroso".

06 novembre 2008

 

 

 

 

 

2008-11-03

Prime denunce per le occupazioni: quattro studenti dell'Agnesi

Ballio: con i tagli il Politecnico chiuderebbe

Irruzione degli studenti in Aula Magna. Formigoni: invito il governo a un ripensamento. Picchetto all'Agnesi, 4 studenti denunciati

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MILANO - Inaugurazione "con irruzione" al Politecnico di Milano, dove alcuni studenti di Azione Universitaria hanno fatto irruzione nell’Aula Magna della sede distaccata, in zona Bovisa, per manifestare il proprio dissenso nei confronti degli sprechi nell'Università. Il rettore, Giulio Ballio, aveva appena iniziato il suo discorso d'inaugurazione del 146esimo anno accademico quando un ragazzo è entrato reggendo uno striscione con su scritto: "Voi baroni preoccupati, noi studenti disoccupati". Dall’alto poi altri studenti hanno cominciato a lanciare una serie di volantini colorati sui quali si legge: "Combattiamo gli sprechi delle Università. Riconquistiamoci un futuro".

 

La protesta, tuttavia, è stata bloccata sul nascere e i ragazzi sono stati accompagnati fuori dall’Aula, dove il rettore ha proseguito il suo discorso inaugurale. Intanto all’esterno dell’Ateneo si svolgevano le proteste di studenti aderenti ad Azione universitaria e Lista aperta, contrari alla distribuzione a pioggia dei fondi e sostenitori di un criterio più meritocratico. In piazzale Bovisa ha preso corpo un’altra protesta. Si tratta di una manifestazione di "controinaugurazione o assedio culturale", come l’hanno definito gli stessi studenti che da giorni a Milano scendono in piazza contro il decreto del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia, ma aveva dato forfait già venerdì.

Il ministro Gelmini (che ha fatto sapere dinon aver potuto partecipare alla cerimonia per "motivi contingenti") ha inviato un messaggio di saluto nel quale ha sottolineato che nel mondo dell'università servono riforme vere, "non di facciata". Nel testo Gelmini ha detto di apprezzare la "saggezza e prudenza" del Politecnico che si è impegnato "in un dibattito serrato ma costruttivo". "È in questo modo - ha aggiunto - sforzandosi di comprendere e dialogare che riusciremo insieme a impostare le soluzioni migliori per rafforzare le nostre università". "Non condivido i giudizi sommari e le critiche generiche - ha scritto il ministro -. Nel nostro sistema universitario si registrano certamente problemi anche seri e storture da raddrizzare ma ci sono migliaia di docenti che svolgono con impegno e dedizione i loro compiti. È per loro e per il futuro delle giovani generazioni, le quali si aspettano dall'università un'occasione irripetibile di crescita umana e professionale, che dobbiamo sforzarci di lavorare in un clima di dialogo e rispetto".

Inaugurazione dell'anno accademico (Fotogramma)

Inaugurazione dell'anno accademico (Fotogramma)

Il discorso ufficiale del rettore, Giulio Ballio, era stato un invito a tener conto della meritocrazia e un no a tagli indifferenziati che nel 2010 si prevede metteranno in ginocchio le università italiane. "Le conseguenze dei tagli alle università potrebbero portare addirittura alla chiusura del Politecnico", aveva poi detto il rettore, a margine della cerimonia, spiegando che "abbiamo già fatto tutte le economie possibili", per cui in questo momento cosa succederà "dipende dai finanziamenti e dalle decurtazioni". Nella peggiore delle ipotesi, ha spiegato il rettore, "potremmo anche arrivare alla chiusura del Politecnico: se mi danno - ha fatto notare - soltanto i soldi per gli stipendi di chi non posso licenziare cosa faccio?". E a proposito del blocco del turnover, Ballio ha parlato della "cosa peggiore per il Paese", perchè significa "rinunciare a un'intera generazione di ricercatori. Questo - ha concluso - è peggio del taglio ai finanziamenti".

Formigoni saluta gli studenti (Fotogramma)

Formigoni saluta gli studenti (Fotogramma)

Tra i presenti all'inaugurazione, anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che ha detto di essere a favore di una riforma condivisa per l'università e di essere contrario ai tagli indiscriminati per gli atenei. "Il mio è un invito al governo al ripensamento - ha detto Formigoni -. Capisco che in un momento di crisi bisogna stare molto attenti ma la razionalizzzazione deve puntare alla qualità. Non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose" (guarda l'intervista di C6.tv). Formigoni ha poi lasciato il Politecnico tra gli applausi degli studenti appartenenti a "Lista aperta". Al gruppetto di universitari che l'ha salutato al grido "noi studiamo, non protestiamo", si è rivolto dicendo: "sono d'accordo con voi, state facendo un buon lavoro".

Ma sono riprese anche le proteste nelle superiori. E' ripartita l'occupazione del liceo Bottoni, mentre al Volta la protesta continua con l'autogestione: saranno coinvolti anche i professori. Al Manzoni, i collettivi hanno fatto un picchetto per informare i ragazzi che il ministro Gelmini "non ha avuto il coraggio di venire a Milano". Al Parini, giornata di mobilitazione mista: autogestione di giorno, occupazione di pomeriggio. La succursale di via Don Calabria dell'Istituto Fabio Besta è stata occupata da decine di student, che hanno programmato attività di carattere culturale.

Quattro studenti, di cui due minorenni e due di 19 anni, sono stati identificati e denunciati per interruzione di pubblico servizio per aver cercato di occupare l'Istituto Statale Magistrale Agnesi in via Tabacchi a Milano. Lo hanno reso noto i carabinieri, precisando che dei quattro studenti denunciati, tre ragazze e un ragazzo, due hanno 17 anni e due 19. Il tentativo di occupazione è avvenuto stamattina, verso le 8.30: gruppi di studenti hanno organizzato un picchetto davanti all'ingresso principale della scuola e affisso due striscioni con su scritto "Occupato, occupiamo, ma studiamo". Questi studenti hanno poi cercato di impedire l'accesso a chi voleva entrare. Ma, con il quasi tempestivo intervento delle forze dell'ordine, gli studenti si sono dispersi e solo quattro sono stati identificati e denunciati.

03 novembre 2008

 

e per l'universita' il pd propone la riforma voluta in francia da sarkozy

Veltroni: "Sull'università sì a confronto,

ma solo se il governo sospende i tagli"

"Un confronto sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi i provvedimenti della Finanziaria"

ROMA - "Vedo che il governo manifesta sull'Università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora. Ne prendiamo atto.

Walter Veltroni (Imagoeconomica)

Walter Veltroni (Imagoeconomica)

Ma, se il governo è interessato ad aprire su questi temi un confronto in Parlamento questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo". Lo afferma in una nota il segretario del Pd, Walter Veltroni, secondo il quale "crediamo che la scuola e l'università abbiano bisogno di un intervento serio di rinnovamento e di riforma, su questa strada si può avviare in Parlamento un confronto reale che coinvolga il mondo della scuola ma, ripeto, dopo aver preliminarmente sospeso gli effetti perversi innescati dai tagli".

CASINI - Sul tema della riforma universitaria è intervenuta anche l'Udc. La riforma della scuola e dell'università è necessaria, ma non si può fare con i tagli". Lo ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a margine di una conferenza stampa per presentare i candidati alle prossime elezioni regionali in Abruzzo. "Il Governo - ha aggiunto Casini - non faccia un decreto sull'Università, perchè acuirebbe una spaccatura nel Paese che non ha ragione di esistere. Questo è il momento dell'unità, della serietà, del lavoro comune".

IL PD: SERVE UNA RIFORMA IN STILE FRANCESE - Ma quale progetto ha in mente il Partito democratico per l'università? Una riforma dell'Università ispirata a quella proposta dal governo di destra francese. Questo il modello a cui si ispira proprio il progetto di legge presentato dai parlamentari Pd Walter Vitali e Salvatore Vassallo in alternativa alla riforma Gelmini. Obiettivo del progetto di legge è "riprodurre nel nostro Paese l'operazione Campus che si sta realizzando in Francia - ha spiegato Vitali - che prevede di stanziare nei prossimi cinque anni 15 miliardi per l'Università, di cui cinque per la riqualificazione di campus esistenti e la realizzazione di nuovi". Fondi che, secondo i due esponenti democratici ed esattamente come prevede l'operazione Campus francese, dovrebbero essere assegnati a una rosa di dieci progetti ritenuti i migliori da una commissione ad hoc. E invece per Vitali con la riforma Gelmini, "il nostro Governo sta facendo esattamente il contrario di quello francese" cioè "un'operazione puramente finanziaria con tagli cospicui e assolutamente indifferenziati". Nel Pdl si chiede inoltre che il 5% del Fondo finanziario universitario sia assegnato solo agli atenei più virtuosi cioè quelli che non sforano il 90% della spesa in stipendi (come ha ricordato Vitali, attualmente sui 58 statali, 19 sforano il tetto).

 

03 novembre 2008

 

 

torna l'ipotesi del "concorsone"

Università, il governo apre

"Siamo pronti al confronto"

Entro 10-12 giorni saranno pronti i due provvedimenti della Gelmini. Ronchi: "Niente decreti"

Il ministro Gelmini (Inside foto)

Il ministro Gelmini (Inside foto)

ROMA — L'onda non si ferma. Contro i provvedimenti su scuola e università non c'è solo la fiaccolata di ieri sera a Roma: i collettivi universitari hanno annunciato altre due giornate di mobilitazione, per il 7 e per il 14 novembre. E il governo va avanti, pur cercando di evitare il muro contro muro. "Il presidente Berlusconi — dice il portavoce Paolo Bonaiuti — è convinto che l'università abbia bisogno di una seria e profonda riforma. Ad essa sta lavorando il governo, primo tra tutti il ministro Gelmini, in continuo contatto con il presidente del Consiglio". Insomma, la titolare dell'Istruzione, che venerdì scorso è stata applaudita da tutti i colleghi durante il consiglio dei ministri, dovrebbe portare i suoi testi in Cdm al massimo entro la settimana prossima.

Le novità più importanti riguarderanno il sistema di reclutamento dei professori, con l'ipotesi di tornare al vecchio concorsone nazionale al posto di quelli banditi dalle singole università, spesso poco trasparenti. Ma si interverrà anche sull'assetto organizzativo degli atenei, bilanciando la possibilità di aprire alle fondazioni private con qualche correzione che consenta di salvare il carattere pubblico delle facoltà. Queste misure troveranno posto nel primo dei due provvedimenti che il governo dovrebbe presentare nel giro di 10-12 giorni. Una riforma di legislatura, in continuità con i progetti illustrati dal ministro in Parlamento già prima dell'estate. Sono le cosiddette linee guida, che dovrebbero ridisegnare dalle basi l'università del futuro e che vengono discusse con il mondo accademico, con la Crui (la Conferenza dei rettori), il Cnu (Comitato nazionale universitario) e il Cnsu, il Consiglio nazionale degli studenti universitari. Il secondo provvedimento, invece, riguarderà le disposizioni urgenti, che hanno comunque un costo e sulle quali è determinante l'assenso del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Il testo è ancora all'esame degli esperti. "In ogni caso — assicura il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi — non ci sarà nessun decreto legge, nemmeno per le disposizioni urgenti. E la riforma complessiva sarà un testo aperto al confronto con l'opposizione e con il mondo universitario". L'opposizione ne approfitta per chiedere al governo di fare marcia indietro: "Escano dal bunker — dice per il Pd l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni — e ascoltino le legittime richieste del Paese. Non è mai troppo tardi per ripensarci ". "Basta atti di arroganza — aggiunge per l'Udc Pier Ferdinando Casini — una riforma ci vuole. Ma una riforma basata solo sui tagli non farà che acuire le divisioni che ci sono oggi in Italia".

L. Sal.

03 novembre 2008

 

 

e per l'universita' il pd propone la riforma voluta in francia da sarkozy

Veltroni: "Sull'università sì a confronto,

ma solo se il governo sospende i tagli"

"Un confronto sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi i provvedimenti della Finanziaria"

ROMA - "Vedo che il governo manifesta sull'Università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora. Ne prendiamo atto.

Walter Veltroni (Imagoeconomica)

Walter Veltroni (Imagoeconomica)

Ma, se il governo è interessato ad aprire su questi temi un confronto in Parlamento questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo". Lo afferma in una nota il segretario del Pd, Walter Veltroni, secondo il quale "crediamo che la scuola e l'università abbiano bisogno di un intervento serio di rinnovamento e di riforma, su questa strada si può avviare in Parlamento un confronto reale che coinvolga il mondo della scuola ma, ripeto, dopo aver preliminarmente sospeso gli effetti perversi innescati dai tagli".

CASINI - Sul tema della riforma universitaria è intervenuta anche l'Udc. La riforma della scuola e dell'università è necessaria, ma non si può fare con i tagli". Lo ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a margine di una conferenza stampa per presentare i candidati alle prossime elezioni regionali in Abruzzo. "Il Governo - ha aggiunto Casini - non faccia un decreto sull'Università, perchè acuirebbe una spaccatura nel Paese che non ha ragione di esistere. Questo è il momento dell'unità, della serietà, del lavoro comune".

IL PD: SERVE UNA RIFORMA IN STILE FRANCESE - Ma quale progetto ha in mente il Partito democratico per l'università? Una riforma dell'Università ispirata a quella proposta dal governo di destra francese. Questo il modello a cui si ispira proprio il progetto di legge presentato dai parlamentari Pd Walter Vitali e Salvatore Vassallo in alternativa alla riforma Gelmini. Obiettivo del progetto di legge è "riprodurre nel nostro Paese l'operazione Campus che si sta realizzando in Francia - ha spiegato Vitali - che prevede di stanziare nei prossimi cinque anni 15 miliardi per l'Università, di cui cinque per la riqualificazione di campus esistenti e la realizzazione di nuovi". Fondi che, secondo i due esponenti democratici ed esattamente come prevede l'operazione Campus francese, dovrebbero essere assegnati a una rosa di dieci progetti ritenuti i migliori da una commissione ad hoc. E invece per Vitali con la riforma Gelmini, "il nostro Governo sta facendo esattamente il contrario di quello francese" cioè "un'operazione puramente finanziaria con tagli cospicui e assolutamente indifferenziati". Nel Pdl si chiede inoltre che il 5% del Fondo finanziario universitario sia assegnato solo agli atenei più virtuosi cioè quelli che non sforano il 90% della spesa in stipendi (come ha ricordato Vitali, attualmente sui 58 statali, 19 sforano il tetto).

 

03 novembre 2008

 

 

Diario scolastico

Anna e i 54 bimbi a "rischio-chiusura"

"Maestra, ma adesso cosa succede?". E chi lo sa. Ai genitori che da un mese le fanno sempre la stessa domanda, Anna Traverso risponde sempre allo stesso modo, allargando le braccia. Di una cosa però è certa. Quando chiude la scuola, muore il paese.

Da Sarezzano non ci si passa. Non ci sono strade statali che attraversano questo paesino di 1.150 abitanti. E' in cima da un poggio nella valle Grue, sui colli di Tortona. Agricoltori, soprattutto pendolari tra Pavia e Genova. Un negozio, un fornaio, un bar. E la scuola elementare Edmondo de Amicis che raccoglie i bambini di altri quattro Comuni. In tutto, 54. Il taglio previsto all'articolo 3 del decreto legge 154 sui "piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche" fissa l'asticella a 50. Sotto, si chiude. Anche rimanendo sopra la fatal soglia, l'incertezza resta. "Questo paese ha ricominciato a popolarsi grazie alla scuola. Molte famiglie sono venute dalle città vicine. Alcune hanno portato il figlio disabile, perché nelle piccole realtà l'integrazione è più facile. Nelle scuole con pochi alunni i bimbi possono fare esperienze che altrove gli sono negate. Non sono valori da valutare con cura?".

Il 6 novembre ceneranno insieme, genitori e maestre. Apriranno la scuola di sera, ci sarà un servizio di intrattenimento dei bambini. Il massimo della trasgressione. Il timore che la chiusura delle scuole stravolga la vita dei paesi è diffuso. Dal Monte Amiata alla Sila, la protesta dei piccoli prova a farsi sentire. Sottovoce, in modo educato, come fa Anna Traverso, che in famiglia ha due cervelli emigrati all'estero. Il fratello Enzo, storico di successo che insegna ad Amiens, in Piccardia, e una sorella germanista a Berlino. Lei ha fatto una scelta diversa, maestra elementare. "Nessun rimpianto. Amo il mio lavoro. Vorrei continuare a farlo".

Marco Imarisio

03 novembre 2008

 

 

 

2008-10-30

sciopero nazionale, proteste e occupazioni in numerose città

Corteo no-Gelmini: "A Roma un milione"

Presidio al ministero con lancio di uova

Manifestanti arrivati da tutta Italia. Veltroni: "Governo ascolti il popolo". Berlusconi: "Sinistra scandalosa"

ROMA - Dopo la conversione in legge del decreto Gelmini e le proteste spontanee degli studenti in molte città d'Italia, è stato il giorno dello sciopero nazionale indetto dai sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil), Snals e Gilda. Roma ha ospitato la grande manifestazione partita da piazza della Repubblica con studenti, insegnanti, famiglie. Secondo gli organizzatori i manifestanti erano un milione. Cortei e proteste anche in molte altre città italiane.

VELTRONI IN TESTA - In testa al corteo romano, partito intorno alle 9.30 da piazza della Repubblica, Walter Veltroni e Guglielmo Epifani. "Il governo ascolti la società e non trasformi questo movimento in un fatto politico" ha detto il leader del Pd. "A Roma centinaia di migliaia di persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita a una straordinaria manifestazione di popolo - ha sottolineato -. Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno". Silvio Berlusconi non ha tardato a replicare parlando di "sinistra scandalosa" in merito alla manifestazione odierna: "Vedo una sinistra scandalosa che ha la capacità di rovesciare il vero e dire il contrario della verità".

EPIFANI E BONANNI - Epifani ha tenuto il comizio finale in piazza del Popolo. Prima degli interventi il pubblico ha riservato una raffica di fischi e boato assordante ai ministri Gelmini e Brunetta. Il segretario della Cgil ha parlato di "un'intero paese che insorge". "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani - ha detto Epifani nel suo intervento -. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". Epifani ha quindi rimproverato al governo di aver mascherato con una finta riforma una mera esigenza di cassa. Anche per Bonanni, intervenuto sullo stesso palco, i tagli al sistema scolastico sono solo un modo "per mascherare la controriforma in atto". Bonanni ha chiesto al governo di "riaprire un confronto con i sindacati, gli enti locali e le famiglie, perché la scuola non può essere diretta come una azienda". Anche Di Pietro era presente alla manifestazione. Per il Pd hanno sfilato anche Anna Finocchiaro e Mariapia Garavaglia.

CORTEO DIVISO IN TRE - In apertura del corteo lo striscione "Uniti per la scuola di tutti". E poi tante bandiere e palloncini colorati. Studenti, insegnanti e dirigenti scolastici sono arrivati da tutta Italia con centinaia di pullman e treni speciali, nonostante il brutto tempo e la pioggia. Tanti anche gli scolari delle elementari e medie. Gli organizzatori hanno spiegato che il corteo si è diviso in tre parti "per ragioni di spazio", a causa dell’enorme afflusso di persone: il primo, quello dei sindacati, arrivato primo in piazza del Popolo, il secondo degli universitari che ha raggiunto la sede del ministero dell'Istruzione e un terzo alla Magliana, dato che non ha potuto arrivare in centro. Alta l’adesione allo sciopero secondo i sindacati, con il 90% delle scuole pubbliche italiane chiuse. Secondo il ministero dell'Istruzione (dati parziali rilevati alle 14.30) la partecipazione è stata del 57,1%: su 452.105 dipendenti 258.152 hanno incrociato le braccia. La manifestazione si è conclusa in piazza del Popolo con i comizi finali e le note dell'inno di Mameli.

PROBLEMI AL TRAFFICO - Il corteo ha attraversato via Emanuele Orlando, largo di Santa Susanna, piazza Barberini, via Sistina, Trinità dei Monti. Complice la violenta pioggia e i limiti alla circolazione, il traffico a Roma è stato particolarmente intenso con veri e propri ingorghi a ridosso del centro. Disagi anche per il trasporto pubblico con la deviazione di 27 linee bus e la chiusura della fermata di piazza di Spagna. Dalle 10 è stata chiusa anche la stazione Repubblica della metropolitana, poi riaperta alle 14.45. Più di venti pullman provenienti da Siena sono rimasti fermi sul raccordo anulare e hanno deciso di inscenare una protesta sul luogo, vista l'impossibilità di arrivare in piazza del Popolo.

PRESIDIO - Il corteo romano contro la legge Gelmini ha avuto un epilogo movimentato quando alcune migliaia di universitari, invece di riunirsi al serpentone principale, si è diretto verso la sede del ministero dell'Istruzione, in viale Trastevere. Lì è stato organizzato un presidio, cui si sono uniti studenti delle scuole superiori e di altri atenei, e c'è stato un lancio di uova e fumogeni contro i poliziotti schierati. La Questura ha fatto sapere che tra i manifestanti si erano infiltrati degli anarchici e sarebbero loro gli autori dell'attacco agli agenti. Questi non hanno reagito e, subito dopo, altri studenti hanno creato un cordone di sicurezza per evitare ulteriori tensioni. "Gelmini arrenditi, sei circondata" hanno gridato i manifestanti. Slogan anche contro Berlusconi e il governo. "Siamo l'onda che vi travolge" si leggeva nello striscione degli universitari. Gli studenti hanno poi srotolato un nastro bianco e rosso di fronte all'ingresso principale del ministero per chiudere simbolicamente il dicastero. Poi il corteo ha ripreso a muoversi in direzione della stazione Trastevere.

15 INDAGATI - Intanto, per gli scontri di piazza Navona la procura di Roma ha iscritto quindici persone nel registro degli indagati. Il fascicolo processuale prende in esame i reati di porto di armi improprie e di resistenza a pubblico ufficiale. Gli accertamenti sono affidati al pm Patrizia Ciccarese, la stessa che ha preso parte all'udienza di convalida degli arresti di uno studente di destra del Blocco Studentesco e di un esponente di Rifondazione Comunista. I due, fermati mercoledì per gli scontri in piazza Navona, sono tornati in libertà dopo la convalida degli arresti. Yassir Goretz, 33 anni, di Rifondazione, e Michele Bauml, 19 anni, di Blocco Studentesco, sono stato giudicati per direttissima. Il primo è imputato di lesioni, per aver colpito un agente mentre si divincolava, e resistenza. Bauml soltanto di resistenza. Il processo per entrambi è fissato al 17 novembre.

MILANO, A MIGLIAIA IN CENTRO - Decine di migliaia di persone, tra alunni delle elementari, studenti liceali e universitari, insegnanti, genitori e precari hanno sfilato invece per il centro di Milano e si sono date appuntamento in piazza Duomo (guarda le foto). Secondo i responsabili di "Rete scuole", tra gli organizzatori, i manifestanti erano 200mila; nessuna stima viene invece dalla Questura. Alcuni spezzoni del corteo non si sono fermati in piazza Duomo e si sono diretti con un corteo non autorizzato in piazza Affari, dove circa duemila studenti si sono seduti attorno ai furgoni e hanno improvvisato un'assemblea di fronte alla Borsa.

PROTESTE IN TUTTA ITALIA - Manifestazioni e cortei anche in molte altre città italiane. Gli universitari dell'Udu sono scesi in piazza per "rivendicare un sistema formativo pubblico e sul quale non si possono operare tagli così vistosi". Oltre a Milano e Roma gli studenti medi e universitari sono stati al fianco dei lavoratori in sciopero anche ad Ancona, Cagliari, Catania, L'Aquila, Lecce, Palermo, Pavia e Torino. A Torino è partito da Palazzo Nuovo il corteo degli studenti universitari delle facoltà umanistiche, cui si sono uniti gli studenti delle scuole medie superiori, universitari di altre facoltà e i precari della ricerca. A Genova migliaia di studenti in corteo, presente anche il presidente della Regione Claudio Burlando. La protesta degli universitari e delle scuole superiori si è unita con quella delle scuole elementari e dei Cobas. I manifestanti hanno poi occupato i binari della stazione ferroviaria di Piazza Principe. A Bologna diverse migliaia di studenti medi e universitari si sono concentrati in piazza Nettuno e in piazza Maggiore. A Brescia i manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria. Stessa cosa a Firenze, dove un centinaio di manifestanti, tra studenti e aderenti ai centri sociali, ha occupato per circa mezz'ora alcuni binari a Campo di Marte, con alcuni momenti di tensione.

ALTRE CITTÀ - In Sicilia si calcola un'adesione molto elevata allo sciopero da parte degli insegnanti. Secondo la Flc Cgil molti istituti sono rimasti chiusi a Palermo e provincia. A Palermo due i cortei: uno di docenti, personale scolastico e genitori e l'altro di studenti delle superiori e dell'università. Cortei anche a Messina, Reggio Calabria e Cagliari. Ancora manifestazioni a Napoli: tre istituti superiori hanno sfilato a Portici, uno a Ischia, mille studenti ad Arzano. A Bari hanno manifestato circa 2mila studenti.

30 ottobre 2008

 

il MINISTRO DELL'INTERNO: "Un milione in piazza? Per noi solo centomila"

Maroni: denunce per chi blocca le scuole

"Chi occupa e impedisce di studiare sarà denunciato. Ma finora la continuità didattica è stata garantita"

CASERTA - Chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, lo ha annunciato oggi. La scorsa settimana il premier Berlusconi aveva prefigurato l'intervento diretto delle forze dell'ordine contro le occupazioni. Il ministro, per il momento, ha parlato di denunce. E ha precisato anche che, fin qui, non ricorrono i presupposti nemmeno per le denunce. "Finora il fenomeno delle occupazioni rientra in manifestazioni fisiologiche di dissenso" ha spiegato Maroni. E soprattutto, particolare determinante, "la continuità didattica è stata garantita".

NUMERI - Il ministro degli Interni Roberto Maroni giudica positivo l'operato delle forze dell'ordine in occasione delle manifestazioni studentesche di ieri e di oggi e ritiene sovrastimata la cifra di un milione di persone per la manifestazione in occasione dello sciopero della scuola di oggi. "Abbiamo monitorato e gestito in modo impeccabile le manifestazioni", ha detto Maroni. "Ho letto che a Roma ci sarebbe stato un milione di persone. Purtroppo c'è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se 100 mila persone sono comunque tante".

30 ottobre 2008

 

 

2008-10-26

Università, il business dei laureati precoci

Sono cresciuti in un anno del 57 per cento. La metà negli atenei di Siena e Chieti

Tasic, un serbo di 19 anni, è finito su tutti i giornali del mondo perché, partito per l'America per studiare, ha preso la laurea e pure il dottorato in otto giorni? Noi italiani, di geni, ne abbiamo a migliaia. O almeno così dicono i numeri, stupefacenti, di alcune università. Numeri che, da soli, rivelano più di mille dossier sul degrado del titolo di "dottore". I "laureati precoci", studenti straordinari che riescono a finire l'università in anticipo sul previsto, ci sono sempre stati. È l'accelerazione degli ultimi anni ad essere sbalorditiva. Soprattutto nei corsi di laurea triennali, dove i "precoci" tra il 2006 e il 2007, stando alla banca dati del ministero dell'Università, sono cresciuti del 57% arrivando ad essere 11.874: pari al 6,83% del totale. Tema: è mai possibile che un "dottore" su 14 vada veloce come Usain Bolt? C'è di più: stando al rapporto 2007 sull'università elaborato dal Cnvsu, il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, quasi la metà di tutti questi Usain Bolt, per la precisione il 46%, ha preso nel 2006 l'alloro in due soli atenei. Per capirci: in due hanno sfornato tanti "dottori" quanto tutti gli altri 92 messi insieme. Quali sono queste culle del sapere occidentale colpevolmente ignorate dalle classifiche internazionali come quella della Shanghai Jiao Tong University secondo cui il primo ateneo italiano nel 2008, La Sapienza di Roma, è al 146˚ posto e Padova al 189˚? Risposta ufficiale del Cnvsu: "Stiamo elaborando i dati aggiornati per la pubblicazione del rapporto 2008. Comunque i dati sui laureati sono pubblici e consultabili sul sito dell'ufficio statistica del Miur". Infatti la risposta c'è: le culle del sapere che sfornano più "precoci" sono l'Università di Siena (494ª nella classifica di Shanghai) e la "Gabriele D'Annunzio" di Chieti e Pescara, che non figura neppure tra le prime 500 del pianeta. Numeri alla mano, risulta che dall'ateneo abruzzese, che grazie al contenitore unico di un'omonima Fondazione presieduta dal rettore Franco Cuccurullo e finanziata da molte delle maggiori case farmaceutiche (Angelini, Kowa, Ingenix, Fournier, Astra Zeneca, Boheringer, Bristol- Myers...), conta su una università telematica parallela non meno generosa, sono usciti nel 2007 la bellezza di 5.718 studenti con laurea triennale. In maggioranza (53%) immatricolati, stando ai dati, nell'anno accademico 2005-2006 o dopo. Il che fa pensare che si siano laureati in due anni o addirittura in pochi mesi. Quanto all'ateneo di Siena, i precoci nel 2007 sono risultati 1.918 su un totale di 4.060 "triennali": il 47,2%. La metà.

Ancora più sorprendente, tuttavia, è la quota di maschi: su 1.918 sono 1.897. Contro 21 femmine. Come mai? Con ogni probabilità perché alla fine del 2003 l'Università firmò una convenzione coi carabinieri che consentiva ai marescialli che avevano seguito il corso biennale interno di farsi riconoscere la bellezza di 124 "crediti formativi". Per raggiungere i 148 necessari ad ottenere la laurea triennale in Scienza dell'amministrazione, a quel punto, bastava presentare tre tesine da 8 crediti ciascuna. E il gioco era fatto. Ma facciamo un passo indietro. Tutto era nato quando, alla fine degli anni Novanta, il ministro Luigi Berlinguer, adeguando le norme a quelle europee, aveva introdotto la laurea triennale. Laurea alla portata di chi, avendo accumulato anni d'esperienza nel suo lavoro, poteva mettere a frutto questa sua professionalità grazie al riconoscimento di un certo numero di quei "crediti formativi" di cui dicevamo. Un'innovazione di per sé sensata. Ma rivelatasi presto, all'italiana, devastante. Colpa del peso che da noi viene dato nei concorsi pubblici, nelle graduatorie interne, nelle promozioni, non alle valutazioni sulle capacità professionali delle persone ma al "pezzo di carta", il cui valore legale non è mai stato (ahinoi!) abolito. Colpa del modo in cui molti atenei hanno interpretato l'autonomia gestionale. Colpa delle crescenti ristrettezze economiche, che hanno spinto alcune università a lanciarsi in una pazza corsa ad accumulare più iscritti possibili per avere più rette possibili e chiedere al governo più finanziamenti possibili. Va da sé che, in una giungla di questo genere, la gara ad accaparrarsi il maggior numero di studenti è passata attraverso l'offerta di convenzioni generosissime con grandi gruppi di persone unite da una divisa o da un Ordine professionale, un'associazione o un sindacato. Dai vigili del fuoco ai giornalisti, dai finanzieri agli iscritti alla Uil. E va da sé che, per spuntarla, c'è chi era arrivato a sbandierare "occasioni d'oro, siore e siore, occasioni irripetibili". Come appunto quei 124 crediti su 148 necessari alla laurea, annullati solo dopo lo scoppio di roventi polemiche. Un andazzo pazzesco, interrotto solo nel maggio 2007 da Fabio Mussi ("Mai più di 60 crediti: mai più!") quando ormai buona parte dei buoi era già scappata dalle stalle. Peggio. Perfino dopo quell'argine eretto dal predecessore della Gelmini, c'è chi ha tirato diritto. Come la "Kore" di Enna che, nonostante il provvedimento mussiano prevedesse che il taglio dei crediti doveva essere applicato tassativamente dall'anno accademico 2006-2007, ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: "Si comunica che, a seguito della disposizione del ministro Mussi, l'Università di Enna ha deciso di procedere alla riformulazione delle convenzioni" ma "facendo salvi i diritti acquisiti da coloro che vi abbiano fatto esplicito riferimento, sia in sede di immatricolazione che in sede di iscrizione a corsi singoli, nell'ambito dell'anno accademico 2006-2007".

Bene: sapete quanti studenti risultano aver preso la laurea triennale nell'ateneo siciliano in meno di due anni grazie ad accordi come quello con i poliziotti (76 crediti riconosciuti agli agenti, 106 ai sovrintendenti e addirittura 127 agli ispettori) che volevano diventare dottori in "Mediazione culturale e cooperazione euromediterranea"? Una marea: il 79%. Una percentuale superiore perfino a quella della Libera università degli Studi San Pio V di Roma: 645 precoci su 886, pari al 73%. E inferiore solo a quella della Tel.M.A., l'università telematica legata al Formez, l'ente di formazione che dipende dal Dipartimento della funzione pubblica: 428 "precoci" su 468 laureati. Vale a dire il 91,4%. Che senso ha regalare le lauree così, a chi ha l'unico merito di essere iscritto alla Cisl o di lavorare all'Aci? È una domanda ustionante, da girare a tutti coloro che hanno governato questo Paese. Tutti. E che certo non può essere liquidata buttando tutto nel calderone degli errori della sinistra, come ha fatto l'altro ieri Mariastella Gelmini dicendo che di tutte le magagne universitarie "non ha certo colpa il governo Berlusconi che, anzi, è il primo governo che vuol mettere ordine". Sicura? Certo, non c'era lei l'altra volta alla guida del ministero. Ma la magica moltiplicazione delle università (soprattutto telematiche), la corsa alle convenzioni più assurde e il diluvio di "lauree sprint", lo dicono i numeri e le date, è avvenuta anche se non soprattutto negli anni berlusconiani dal 2001 al 2006. E pretendere oggi una delega in bianco perché "non si disturba il manovratore", è forse un po' troppo. O no?

Sergio Rizzo

Gian Antonio Stella

26 ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

2008-10-22

Napolitano: "In parlamento si apra un confronto"

Berlusconi: "Contro occupazioni forze dell'ordine".

Veltroni: "Soffia sul fuoco"

Il premier convoca Maroni. "Avanti con il decreto".

E ai cronisti: "Sulla scuola fate cattiva informazione"

La conferenza di Berlusconi e Gelmini (Adnkronos)

MILANO - "Non permetteremo che vengano occupate scuole e università". Silvio Berlusconi usa parole dure durante la conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi, al suo fianco il ministro Gelmini. "È una violenza, convoco Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine. Lo Stato deve fare il suo ruolo garantendo il diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi e nelle aule". In effetti l'incongtro tra il premier e il ministro dell'Interno c'è stato, nel pomeriggio a Palazzo Grazioli. Maroni non ha fatto dichiarazioni. Le parole del premier e l'ipotesi di usare la polizia contro i manifestanti non fermano le occupazioni, che anzi si intensificano in tutta la penisola, e fanno dire a Veltroni: "Proteste così ampie e diffuse dovrebbero portare il governo a ritirare il decreto".

VELTRONI: "SOFFIA SUL FUOCO" - Nel pomeriggio il segretario del Pd convoca una conferenza stampa. Accusa Berlusconi di soffiare sul fuoco e ricorda che in una democrazia il diritto al dissenso va salvaguardato. "Le parole del presidente del Consiglio sono molto gravi e possono avere delle conseguenze - dice Veltroni -. L'impressione è che voglia soffiare sul fuoco invece che sforzarsi di garantire l'unità del Paese, cosa che un presidente del Consiglio non deve fare". Le sue parole - spiega - "radicalizzano una situazione sociale e il presidente del Consiglio si assume la responsabilità di trasformare un problema sociale in un problema di ordine pubblico". Per il leader del Pd, "Berlusconi dice bugie quando nega che nella scuola il governo non abbia effettuato tagli". Veltroni ha letto l'articolo 6 del decreto 112, varato dal Parlamento, in cui sono enumerati i tagli alla scuola nei prossimi tre anni, per un totale di 8 miliardi. Sull'argomento è intervenuto anche il presidente dei vescovi Angelo Bagnasco, secondo cui "i problemi complessi non si risolvono con soluzioni semplici, servono moderazione ed equilibrio. Non ci sono soluzioni semplici".

NAPOLITANO - In serata interviene anche Giorgio Napolitano: "Sulla scuola non posso schierarmi da nessuna parte" ha affermato il presidente della Repubblica. Nella risposta alla lettera che studenti, dottorandi e ricercatori gli hanno consegnato in occasione di una cerimonia all'università 'La Sapienza', il Capo dello Stato auspica l'avvio di un confronto in Parlamento "su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica", cercando di valutare "attentamente l'esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione".

"NON CI SARANNO TAGLI" - A Palazzo Chigi Berlusconi aveva difeso punto per punto il provvedimento, definendolo "un semplice decreto, non una riforma". Il premier assicura che non ci saranno tagli alla scuola e che anzi gli stipendi degli insegnati più meritevoli saranno aumentati di 7mila euro all'anno: "Non faremo nessun taglio alla scuola pubblica, il nostro provvedimento è a lungo periodo ed estenderà i suoi effetti in tre anni". In merito al progetto di classi separate per gli stranieri, Berlusconi chiarisce che è un provvedimento dettato "non dal razzismo, ma dal buonsenso". Poi un attacco all'opposizione, accusata di "dire troppe falsità": "La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso. Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over. La sinistra tenta di costruire un'opposizione di piazza".

"MAESTRO PREVALENTE, NON UNICO" - "Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole - rincara il premier -. Non è vero, noi pensiamo a una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo di centrosinistra. Per le comunità montane abbiamo previsto che un preside e un segretario possano occuparsi di due o più scuole con meno di 50 alunni". Un'altra questione 'calda' è quella del maestro unico e Berlusconi ne approfitta per bacchettare il suo ministro: "Ti sei sbagliata, non è maestro unico ma prevalente. È affiancato dall'insegnante di lingua straniera, religione e di informatica".

"CATTIVA INFORMAZIONE" - Inoltre - ha spiegato il premier - "considerando una media di 21 alunni per classe, in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Non solo non c'e alcuna riduzione del tempo pieno ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruirne". Oltre che con il centrosinistra, Berlusconi se la prende con i giornalisti: "Portate i miei saluti e quelli del ministro Gelmini ai vostri direttori e dite che saremo molto indignati se non sarà pubblicato nulla di questa conferenza stampa" ha detto ai cronisti, mettendo in evidenza che sulla scuola "si sta facendo una cattiva informazione".

TRASPARENZA DEI BILANCI - Dal canto suo, il ministro Gelmini ha invitato ad abbassare i toni: "Il governo da sempre è aperto al confronto. Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro". Il ministro ha poi annunciato che nelle prossime settimane presenterà "un progetto per le università", chiedendo "da subito la trasparenza dei bilanci". "Ho avviato controlli in alcuni atenei che sono vicini al dissesto finanziario e che sono peraltro quelli dove le occupazioni sono più forti - ha spiegato -. Il tentativo di riversare sul governo la responsabilità di una cattiva gestione che oggi raggiunge il livello di guardia è smentito dai fatti. Quindi cerchiamo di mettere le carte in tavola, di giocare a carte scoperte".

"BERLUSCONI COME BAVA BECCARIS" - Le parole del premier scatenano le reazioni dell'opposizione. "Avviso a "Bava Beccaris-Berlusconi" - dice provocatoriamente il segretario del Prc Paolo Ferrero -. Il presidente del Consiglio non provi a trasformare una libera e democratica forma di protesta sociale in un problema di ordine pubblico. Le forze dell'ordine il governo pensi a usarle contro la criminalità organizzata che minaccia, uccide e scorrazza in un gran pezzo del territorio del Paese, non contro gli studenti, i professori e i ricercatori che non fanno altro che rivendicare i loro diritti". Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera: "Invitiamo Berlusconi a non fare il sergente di ferro e a mantenere l'equilibrio indispensabile per un presidente del Consiglio. Questo atteggiamento istiga al conflitto". Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd: "Le parole del presidente del Consiglio sono di una gravità inaudita. Le occupazioni mostrano un Paese reale che non crede alle bugie di questo governo e manifestano un malessere che dovrebbe essere compreso. La reazione di Berlusconi mette a nudo una vera e propria debolezza". Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Confederazione unitaria di base: "Berlusconi si mette l'elmetto in testa e sceglie la strada della repressione. È la stessa linea adottata dal ministro Sacconi che vorrebbe limitare ulteriormente il diritto di sciopero. Vogliono continuare a peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone e togliere loro perfino gli strumenti democratici per difendersi da leggi inique".

 

 

 

 

 

2008-10-18

Nella capitale manifestazione anche contro la politica economica dell'esecutivo

Studenti e insegnanti contro il governo

Migliaia in piazza a Roma e Milano

Cori e slogan contro i ministri Gelmini e Brunetta: proteste per la riforma della scuola e i tagli all'università

Gelmini: "Non capisco le proteste" (17 ottobre 2008)

Sciopero Cobas, disagi nei trasporti (17 ottobre 2008)

ROMA - "Siamo più di 500 mila". Esultano gli organizzatori del corteo romano contro la politica economica del governo e la riforma della scuola. Una partecipazione "senza precedenti", ha sottolineato il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi. Numeri a parte - destinati al consueto balletto di cifre - la partecipazione è apparsa comunque massiccia. Lo spezzone dedicato alla scuola era il più colorato, chiassoso e allegro. Dietro lo striscione 'No alla distruzione della scuola' firmato dal Popolo della scuola pubblica, c'erano bambini, genitori, insegnanti con fischietti, magliette colorate che scandivano: "Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini". Gli altoparlanti, oltre a spiegare le motivazioni della protesta, lanciavano slogan contro il ministro dell'Istruzione. In particolare, i manifestanti protestavano contro l'aumento del numero degli alunni per classe: "Se 20 alunni vi sembran pochi, provate voi ad insegnare. Così vedrete la differenza tra insegnare e comandare". E ancora: "Per la Stellina la scuola va in rovina, la classe traballa e nessuno resta a galla".

UNIVERSITÀ - Molti anche gli striscioni dedicati all'Università e alla ricerca. Settori anche questi, denunciano gli studenti e i professori, gravemente colpiti dai tagli del governo (leggi la lettera-denuncia di una studentessa di Pisa). Tra i manifestanti c'era anche un gruppo di vigili del fuoco con una barella su cui era adagiato un manichino con sulle spalle una foto del ministro Brunetta che gli succhia il sangue. "Siamo qui - ha spiegato Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco Rdv - perché vogliamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi". Dopo l'arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni, gli studenti medi e universitari hanno deciso di lasciare il corteo dei sindacati di base per dirigersi sotto il ministero dell'Istruzione in viale Trastevere e "gridare al ministro il no alla riforma".

A MILANO - Manifestazioni contro la riforma Gelmini e contro i tagli all'università anche a Milano (qui l'articolo del Corriere della Sera - Milano | qui le foto) e in altre città italiane, da Torino a Palermo. Nel capoluogo lombardo insegnanti e genitori della "Rete Scuole" si sono uniti al lungo corteo degli studenti in corso di Porta Romana. Accolti con un applauso, i giovani hanno salutato l'altra parte della manifestazione: "Ragazzi salutate i nostri professori e tutti insieme combattiamo il decreto Gelmini". Il corteo è arrivato davanti al Provveditorato agli Studi in via Ripamonti. Qui i manifestanti hanno trovato ad attenderli uno schieramento di forze dell'ordine. Situazione abbastanza tranquilla, a parte qualche scritta sui muri e il lancio di qualche uova e di un petardo. Una delegazione di "Rete Scuole" composta da una decina di persone tra genitori e insegnanti è stata ricevuta nell'Ufficio scolastico regionale dal dirigente provinciale Antonio Lupacchini. Alla manifestazione hanno partecipato trentamila persone secondo gli organizzatori, circa un terzo secondo il dato fornito dalla Questura.

17 ottobre 2008

(ultima modifica:

18 ottobre 2008)

 

17 ottobre 2008

l Presidente della Repubblica: "NON CEDERE AGLI ALLARMISMI"

Napolitano sulla scuola:

"Non si può dire solo no"

Il ministro Gelmini: "Non capisco le proteste. Classi per stranieri? Non è razzismo. È didattica"

Il presidente Napolitano (LaPresse)

Il presidente Napolitano (LaPresse)

ROMA - Mentre in tutta Italia si svolgono cortei e manifestazioni contro la riforma della scuola del ministro Gelmini, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parla della scuola italiana intervistato da alcuni alunni nella Tenuta presidenziale di Castelporziano e invita tutti a guardare senza preconcetti ai progetti di riforma scolastica. "Non si possono dire soltanto dei "no", nè bisogna farsi prendere dalla paura. Si può essere d'accordo su alcuni cambiamenti e non su altri", ha detto il capo dello Stato.

UNA BIMBA - La questione è stata posta in modo serio da una bambina di una scuola di Milano che ha detto: "Caro Presidente, cosa ne pensa di tutti questi cambiamenti del sistema scolastico? Dei decreti con i quali molti insegnanti perderanno il lavoro? Cosa ne sarà dei loro figli?". Napolitano ha precisato che le competenze in questa materia sono del ministro della Pubblica istruzione. "Io guardo quello che fanno Governo e Parlamento e quello che si discute con i rappresentanti della scuola e dei sindacati. Bisogna fare attenzione - ha detto - a non farsi prendere da nessuna esagerazione e da nessun allarme. Certamente ci sono alcune cose da cambiare nella nostra scuola, che non dà ai ragazzi tutto quello che dovrebbe sul piano della formazione e della preparazione al lavoro. Quindi bisogna discutere le cose per come stanno".

GLI STUDENTI MEDI A NAPOLITANO - E la Rete degli studenti medi replica alle raccomandazioni del capo dello Stato. ""Noi non diciamo solo no. Diciamo sì a più investimenti per la scuola pubblica - spiega un portavoce -. Diciamo sì a una riforma di scuola e università che sappia darci un futuro come cittadini e nel mondo del lavoro. Diciamo sì a edifici scolastici sicuri e funzionali. Diciamo si a più collegialità nelle decisioni e a un aumento della responsabilità degli studenti all'interno della comunità scolastica". "Noi - si legge in una nota - vogliamo poter dire i nostri sì, anche se non c'è nemmeno un dibattito parlamentare sulla scuola e le riforme passano a colpi di decreto".

GELMINI - In precedenza il ministro dell'Istruzione e dell'Università, Mariastella Gelmini, a Mattino 5, ammette di non comprendere come mai si manifesti nelle università e nelle scuole superiori, considerando che si tratta a suo dire di "ambiti minimamente toccati dal provvedimento": "Le ragioni della protesta francamente non le comprendo e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza in realtà non abbiano letto il provvedimento". Ma non è tutto. La Gelmini accusa proprio la sinistra di "fare allarmismo" mettendo in piedi "una campagna di disinformazione". "Sta dicendo alle famiglie che verrà meno il tempo pieno e che addirittura verranno meno gli insegnamenti aggiuntivi: è una grande bugia". Sia gli insegnamenti aggiuntivi (inglese e informatica) che il tempo pieno, ha assicurato Gelmini, verranno potenziati.

TAGLI - Il ministro ha spiegato che "nel pubblico impiego non si possono licenziare le persone. Chi parla degli 87 mila tagli - ha aggiunto - dice una cosa non vera e soprattutto non precisa che oggi gli occupati nella scuola sono 1.300.000: se il governo non intervenisse, contenendo la spesa, da 1.300.000 si passerebbe a 1.400.000. Chi protesta, ci dica dove trovare i soldi per occupare altre 100 mila persone nella scuola. Purtroppo non è possibile".

CLASSI SEPARATE - A Mattino 5 il ministro è tornato anche sul tema delle classi separate per stranieri, difendendo la mozione della Lega. Per la Gelmini le classi di "inserimento" per i bambini immigrati "non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico". "È un dato di fatto - ha detto la titolare dell'Istruzione - che per come è organizzata la scuola oggi non riesce ad assolvere al meglio a una funzione importante, quella di integrare gli alunni immigrati". "Ogni genitore che ha un figlio nelle classi elementari - ha aggiunto il ministro - sa che ci sono problematiche legate all'inserimento dei bimbi stranieri nelle classi perché molti non conoscono l'italiano. Molte classi rallentano l'apprendimento e l'integrazione dei bambini stranieri perché non ci sono corsi specifici di insegnamento della lingua italiana".

17 ottobre 2008

 

 

2008-10-16

Proteste a roma, bloccati alcuni binari della stazione termini

Scuola, le Regioni contro il governo

"Via la norma sul commissariamento"

Errani: "Cancellino l'articolo che riguarda le regioni inadempienti". Sospesa la Conferenza unificata

Proteste contro la riforma Gelmini (Emblema)

Proteste contro la riforma Gelmini (Emblema)

ROMA - Protestano gli studenti e protestano i Governatori. È il mondo della scuola, in questi giorni, il vero "fronte caldo" del governo. A Roma migliaia di ragazzi - 10 mila secondo l'Unione degli Universitari (Udu) - hanno sfilato in un corteo di protesta fuori dalla "Sapienza" contro la riforma Gelmini e i tagli all'Università previsti dalla Finanziaria. Alcuni studenti si sono poi spostati alla stazione Termini, dove hanno bloccato i binari 3, 4 e 5, provocando qualche disagio ai passeggeri in arrivo e partenza (la protesta è poi terminata). A Firenze sono state organizzate lezioni universitarie in piazza "contro i tagli previsti dalla legge 133". Al momento, nel capoluogo toscano, sono occupate due sedi di scienze, la facoltà di agraria e quella di scienze politiche. Occupazioni e assemblee sono i corso anche a Bologna e Torino e in altre città universitarie. Previste manifestazioni anche a Milano, in occasione dello sciopero generale indetto per venerdì dai sindacati di base: Cub, Cobas e SdL si ritroveranno in piazza Missori, dove si concentrerà la protesta contro la riforma Gelmini con un corteo che arriverà fino a in via Ripamonti, sede del provveditorato. In piazza, a fianco dei sindacati di base, ci saranno anche ReteScuole (insegnanti e genitori) e i collettivi universitari milanesi mobilitati da giorni contro i tagli all'università. Per quanto riguarda la manifestazione di Roma, i Cobas annunciano che il corteo sarà aperto dallo striscione "No alla distruzione della scuola".

 

 

SCONTRO GOVERNO-REGIONI - Nel frattempo, però, insorgono anche le Regioni. I governatori dicono no al commissariamento degli enti che, entro il 30 novembre, non metteranno in pratica il piano di ridimensionamento degli istituti scolastici, così come è previsto dall'articolo 3 del decreto 154. Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, spiega che si tratta di un "punto istituzionalmente gravissimo". "Se non viene eliminata quella norma - aggiunge - le Regioni non parteciperanno alla conferenza unificata". "È inaccettabile - aggiunge Errani - che noi siamo venuti a conoscenza di quest'articolo che ci interessa così direttamente solo leggendo il testo, che peraltro riguarda la sanità e non la scuola, senza aver avuto dal Ministero alcun tipo di comunicazione, per noi è stata una sorpresa". Alla richiesta delle Regioni, il governo ha risposto di avere bisogno di tempo. La riunione è quindi stata sospesa a data da destinarsi. Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha però commentato: "In dieci anni i parametri che dimensionano gli istituti scolastici, frutto di un dpr del '98, non sono mai stati rispettati".

COMMISSARIO AD ACTA - La norma in questione è contenuta nell'articolo 3 del Decreto legge 7 ottobre 2008 ("Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali" - leggi l'articolo 3): "I piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali - si legge - devono essere in ogni caso ultimati in tempo utile per assicurare il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della rete scolastica previsti dal presente comma, già a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 e comunque non oltre il 30 novembre di ogni anno". Quindi segue il passaggio che ha fatto infuriare i governatori: "Il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, diffida le regioni e gli enti locali inadempienti ad adottare, entro quindici giorni, tutti gli atti amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica. Ove le regioni e gli enti locali competenti non adempiano alla predetta diffida, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, nomina un commissario ad acta".

16 ottobre 2008

 

Berlusconi: "Con maestro unico

il tempo pieno aumenta del 60%

Fioroni: "Ci saranno tagli per 53mila insegnanti, 16 volte in più degli esuberi Alitalia. È impossibile aumentarlo"

Silvio Berlusconi (Ap)

Silvio Berlusconi (Ap)

BRUXELLES - Da Bruxelles, impegnato nel vertice, il premier Silvio Berlusconi interviene sul tema della scuola per sostenere che con l'introduzione del maestro unico il tempo pieno aumenterà. "Vorrei dire una parola sulla scuola", dice Berlusconi interrompendo una serie di lunghi ragionamenti sull'economia e sulla crisi finanziaria. "Semplicemente - spiega - per dire che dobbiamo reagire a ciò che si è diffuso, cioè quel sentimento di incertezza delle madri e dei genitori sul fatto del tempo pieno per la scuola". "La decisione sul maestro prevalente - aggiunge - ha liberato degli insegnanti che vengono tutti delegati al tempo pieno. La nostra previsione è che rispetto alle classi che godono oggi del tempo pieno ci dovrebbe essere un aumento dal 50 al 60 per cento del numero di classi". "È esattamente il contrario - dice ancora Berlusconi - di quello che ho visto stanotte, guardando la televisione, dai cartelli che vengono portati dalle madri in giro alle manifestazioni di piazza. Il tempo pieno sarà confermato là dove c'era e ci sarà un incremento vicino al 60% del tempo pieno stesso perchè avremo più insegnanti a disposizione".

LA PRECISAZIONE - Ad un cronista che gli faceva notare che il maestro unico, il pomeriggio, finisce per fare il doposcuola e non continua ad insegnare come aveva fatto al mattino, Berlusconi risponde: "io, chiedo scusa, ma ieri sera in tv ho avuto modo di vedere che c'era chi diceva: vogliamo il tempo pieno, ci togliete il tempo pieno. Può darsi che lei abbia ragione e ci sia anche quello che lei ha detto, ma io rispondevo a quello che ho visto direttamente".

PER FIORONI È IMPOSSIBILE - "Le dichiarazioni del presidente Berlusconi sul tempo pieno dimostrano che la più grande emergenza dell'insegnamento in Italia riguarda l'aritmetica e la matematica". Così l'ex ministro della Pubblica Istruzione ed esponente del Pd Giuseppe Fioroni, replica alle affermazioni del Premier: "Con il maestro unico ci saranno tagli per 53mila insegnanti, 16 volte in più degli esuberi Alitalia", ha aggiunto Fioroni, sottolineando poi che in più c'è "la decisione di ridurre l'orario a 24 ore". "Come si fa di fronte a queste cifre a dichiarare che si aumenta il tempo pieno? Non è così, non è possibile. Le mamme sanno che il tempo pieno non ci sarà più, non parliamo di doposcuola nè di intrattenimento con i bambini, sanno che quel tempo pieno esce dall'ordinamento scolastico". "Il tempo pieno -ha aggiunto l'ex ministro- era uno strumento fondamentale: permetteva a chi era rimasto indietro di recuperare, e ai migliori di ricevere nuovi stimoli. I bambini usciranno alle 12,30 e finiranno parcheggiati davanti alla televisione. Insomma il modello di scuola che si viene affermando è: "meno Giulio Cesare e più Cesaroni".

I SINDACATI - "Come è possibile arrivare a quello che dice il presidente del consiglio? Basta leggere la legge 137 - osserva il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - per capire che le cose non stanno come le raccontano: il tempo pieno dipenderà dagli organici disponibili ed è chiaro che se gli insegnanti diminuiscono il tempo pieno non si farà". Anche il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima: "Ma il Presidente del Consiglio ha letto i provvedimenti emanati dal suo Governo? Ce lo chiediamo dopo l'ennesima boutade con cui promette alle mamme un aumento del 50-60% di tempo pieno". "Se non c'è un confronto vero e trasparente tutto è opinabile" commenta il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, mentre la Gilda è disposta a credere al Premier soltanto quando rispetterà prima l'impegno, assunto olennemente in televisione durante la sua passata legislatura con gli italiani e con l'allora ministro Moratti, di investire 10 miliardi di euro nel settore dell'istruzione". E Renata Polverini dell'Ugl chiede che "alle rassicurazioni sul tempo pieno segua una convocazione del governo per condividere le modalità con cui procedere alla riforma della scuola" invitando a "una maggiore apertura al dialogo".

 

16 ottobre 2008

 

 

 

 

2008-10-15

Classi per stranieri, il no di Veltroni:

"Dio ce ne scampi". Alemanno frena

Il leader Pd: "Intollerabile la mozione della Lega". Critiche anche dalla Chiesa: "L'integrazione è ricchezza"

Walter Veltroni a YouDem (Fotogramma)

Walter Veltroni a YouDem (Fotogramma)

MILANO - Si fa rovente lo scontro sulla mozione leghista approvata alla Camera per l’istituzione di "classi di inserimento" riservate ai figli di immigrati. Da opposizione e sindacati arriva una condanna senza mezzi termini e l’accusa alla maggioranza di voler istituire "l’apartheid".

NO DELLA CHIESA - Ma critiche arrivano anche dall’interno del Pdl e dalla Chiesa: il cardinale Angelo Scola non esita a precisare di "non essere favorevole" alla soluzione ideata dal Carroccio. "Laddove ci sono degli educatori capaci, questa varietà di provenienza, equilibratamente scelta, si sta rivelando - spiega - una autentica ricchezza". Non fa sconti al centrodestra Walter Veltroni, per il quale la mozione leghista è "intollerabile". Il leader del Partito democratico ricorda che anche gli italiani sono stati emigranti e non avrebbero accettato un trattamento simile per i loro figli, quindi sottolinea che "l’immigrazione clandestina è aumentata del 50%" nonostante gli annunci fatti dal governo perché "le chiacchiere sono una cosa, la realtà è un’altra". Parlano apertamente di "apartheid" il leader del Pdci Oliviero Diliberto, Fabio Evangelisti dell’Idv e Claudio Grassi di Rifondazione comunista. Anche per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani l’iniziativa leghista richiama "gli aspetti bui dell’apartheid". Ma per il leader sindacale "questo atto non è solo l’ennesima dimostrazione dell’intolleranza razziale che caratterizza la destra al governo, ma anche la conseguenza della devastazione contenuta nei provvedimenti sulla scuola: i tagli previsti dalla riforma Gelmini determinano, infatti, l’impossibilità di seguire adeguatamente tutti i bambini nelle loro specificità". Contrario anche il sindacato più vicino al centrodestra. "L’idea di ghettizzare bimbi immigrati in classi differenziate è contraria - ammonisce Renata Polverini, leader dell’Ugl - alla filosofia di integrazione degli stranieri che il sindacato persegue e che dovrebbe essere alla base delle politiche per l`immigrazione di questo Paese". Difende la mozione il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza: "Le classi-ponte non vanno intese come un ghetto - dice - ma come un aiuto ai ragazzi stranieri, per meglio inserirsi nel sistema scolastico italiano". La Lega nord prova a stemperare gli animi, precisando che "le classi d`inserimento vanno intese come uno strumento per integrare al meglio i ragazzi, e non per emarginare o discriminare nessuno di loro". Ma i dubbi toccano anche il Pdl, e le deputate Alessandra Mussolini e Souad Sbai (quest’ultima di origine marocchina), fanno sapere di "sentire il dovere di chiedere un incontro urgente, proprio sulla questione, con il ministro dell’Istruzione Gelmini". Il punto ora è il destino che la mozione avrà: un eventuale emendamento al decreto Gelmini, che martedì sarà in aula al Senato, renderebbe più complicato il percorso, mentre l’opposizione già prevede che il governo porrà la fiducia su quel provvedimento come ha già fatto alla Camera. Per questo il capogruppo del Carroccio al Senato, Federico Bricolo, fa capire che a fronte di garanzie precise la Lega potrebbe accettare tempi più lunghi: "Stiamo valutando, intanto il governo ha preso l’impegno. Valuteremo insieme al governo la strada legislativa che permetterà di concretizzare quanto deciso ieri dalla Camera"

LE PROTESTE - La mozione della Lega travolge il mondo della scuola, già messo a duro prova dalle proteste anti-Gelmini che in questi giorni agitano atenei e istituti di ogni genere. "Perché la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma" genitori e insegnanti hanno organizzato per mercoledì sera una "notte bianca" in diverse scuole di tutta Italia. Soltanto a Milano, secondo quanto riferisce il sito Rete scuole, saranno coinvolti almeno una decina di istituti. Mezza dozzina di scuole aderirà a Venezia e parecchie decine a Bologna, dove è nata l'iniziativa e dove si annuncia anche l'occupazione della facoltà di Lettere da parte dell'assemblea dei ricercatori e precari. Appuntamenti sono previsti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio. A Napoli una fiaccolata attraverserà le vie cittadine, da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito.

15 ottobre 2008

 

 

 

2008-10-07

Maestro unico, sì alla fiducia alla Camera

Decreto Gelmini, passa la linea del governo. Sparisce il team di insegnanti per le elementari. Giovedì voto finale

LA SCHEDA: Dal maestro unico al voto in condotta. Tutte le novità del decreto Gelmini

ROMA - L'Aula della Camera ha votato a favore del decreto Gelmini, quello che introduce tra l'altro il maestro unico alle elementari e il voto in forma numerica al posto del giudizio. La maggioranza ha votato compatta a favore del provvedimento. Nettamente contraria l'opposizione che ha contestato la decisione dell'esecutivo di porre la fiducia - la sesta in cinque mesi - "svilendo e sminuendo il dibattito parlamentare". I voti a favore sono stati 321, i no 255, due gli astenuti. Il voto finale sul provvedimento è atteso per giovedì, dopodiché il decreto passerà al Senato per la definitiva conversione in legge entro la fine del mese. Nel frattempo oggi si sono registrate nuove manifestazioni di protesta contro il decreto da parte del personale docente. Per venerdì mattina è stata invece indetta la mobilitazione nazionale della Rete degli Studenti.

LE NOVITA' - Il provvedimento, presentato dal ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini a fine agosto, tra le principali novità, oltre all'abolizione del team di docenti nella scuola primaria, introduce la valutazione della condotta ai fini del giudizio finale sullo studente, il ritorno dei voti, la sperimentazione dell'insegnamento di educazione civica ("Cittadinanza e Costituzione"), la disposizione che i testi scolastici "durino" almeno cinque anni (salvo che per la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento) evitando così continue riedizioni spesso inutili.

IL MAESTRO UNICO - Dal prossimo anno scolastico, gradualmente (si comincia con le prime classi), ci sarà un solo docente, seppure affiancato dagli insegnanti di religione e di inglese. E per le ore di insegnamento aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo di insegnamento è previsto che si possa attingere, per l'anno 2009, dai bilanci dei singoli istituti scolastici.

VOTI IN DECIMALI - Rispetto al testo iniziale è stata eliminata la bocciatura alle elementari per una sola insufficienza: nel testo approvato, infatti, si precisa che "nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione". Torna il voto in decimi per l'esame di terza media (archiviando i giudizi - sufficiente, buono, distinto, ottimo - con i quali finora si concludeva il percorso di studi): "l'esito dell'esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall'alunno". Si introduce l'impegno a tener conto, nella valutazione del rendimento scolastico, dei disturbi specifici di apprendimento e delle disabilità degli alunni.

DOCENTI PRECARI E EDILIZIA - È stata anche introdotta una norma che salvaguarda le aspettative di alcune categorie di docenti, come, ad esempio, gli abilitati Siss (Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario) del nono ciclo, attualmente esclusi dalle graduatorie a esaurimento. Come anticipato dal ministro Gelmini nei giorni scorsi vengono, infine, destinate risorse (una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 mln di euro) all'edilizia scolastica. È stato inserito, infatti, un articolo (il 7 bis) relativo proprio ai provvedimenti per la sicurezza delle scuole. .

07 ottobre 2008

 

Tutte le novità del decreto Gelmini

Ecco cosa cambierà quando il provvedimento del ministro dell'Istruzione sarà diventato legge

Ecco le principali novità previste dal decreto Gelmini e relative in particolare alla scuola elementare

MAESTRO UNICO: Abolizione del team di insegnanti alle elementari al posto di un unico docente. A partire dal prossimo anno scolastico nelle prime classi delle elementari sarà reintrodotto il maestro unico al posto dei tre docenti per due classi. Il decreto prevede che le ore del tempo pieno saranno coperte dallo stesso maestro unico, che dovrebbe lavorare un maggior numero di ore. Il decreto prevede che per le ore di insegnamento aggiuntive, rispetto all'orario d'obbligo, si possa attingere per il 2009 dalle casse delle singole scuole.

GRADUATORIE: Per l'immissione in ruolo dei docenti, le graduatorie per le scuole elementari saranno su base provinciale (come ha chiesto la Lega) e non su base nazionale.

RITORNO AI VOTI DECIMALI: Un altro ritorno, ossia quello del voto in pagella alle elementari e alle medie. Nella primaria il voto decimale sarà affiancato da un giudizio, nella scuola media invece saranno previsti soltanto voti decimali. Nessun pericolo bocciatura per i bambini delle elementari e delle medie con una sola insufficienza. Il testo prevede infatti che nella primaria si arriverà alla bocciatura "solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, con decisione assunta all'unanimità dai docenti", mentre alla secondaria di I grado dovrà essere d'accordo la maggioranza dei professori.

RITORNO DEL VOTO IN CONDOTTA: Torna il voto in condotta, perchè come ha spiegato ieri il ministro Gelmini "è urgente rispondere al fenomeno del bullismo". Il decreto prevede la valutazione della condotta che sarà determinante per il giudizio finale dell'alunno: con il "5" in pagella, si può correre il rsichio della bocciatura.

LIBRI DI TESTO: Contro il "caro libri" il decreto prevede che i testi scolastici adottati durino almeno cinque anni nella scuola elementare e sei nella scuola media e superiore (salvo appendici di aggiornamento eventualmente necessarie).

EDUCAZIONE CIVICA: Ritorna nelle aule lo studio dell'educazione civica: "Cittadinanza e Costituzione".

EDILIZIA SCOLASTICA: Come annunciato dal ministro Gelmini nei giorni scorsi sono previste risorse destinate al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici, impianti e strutture sportive. Nell'articolo 7 bis è previsto che per la messa in sicurezza degli edifici scolastici sia assegnato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse periodicamente assegnate per il finanziamento del programma delle infrastrutture strategiche.

SSIS: Gli studenti che frequentano il nono ciclo della Ssis, la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario, e attualmente esclusi saranno rimessi in graduatoria in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti.

07 ottobre 2008

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2008-11-07

 

 

 

 

 

2008-11-06

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge su "diritto allo studio

reclutamento del personale ed efficienza del sistema universitario"

Università e scuola, il governo frena

tagli ridotti e chiusure rinviate

di SALVO INTRAVAIA

Comincia a produrre i primi effetti concreti la protesta del mondo universitario e della scuola. I tagli agli atenei e il blocco del turn over saranno mitigati e salta, almeno per quest'anno, il dimensionamento della rete scolastica che mette e rischio le mini-scuole.

Sono le decisioni del Consiglio dei ministri che ha approvato i provvedimenti sulle linee guida sulla riforma dell'università, il decreto legge su "diritto allo studio, reclutamento del personale ed efficienza del sistema universitario", nonché il decreto presidenziale per l'autorizzazione ad assumere docenti presso le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Lo slittamento al 2010 del dimensionamento della rete scolastica (accorpamento degli istituti con meno di 500 alunni e cancellazione delle scuole con meno di 50 alunni) farà parte di un emendamento che, nel corso del dibattito parlamentare sulla conversione in legge del decreto-legge 154, modificherà l'articolo 3. Il primo round del braccio di ferro governo-Regioni (che all'indomani del provvedimento hanno annunciato il ricorso alla Corte costituzionale) è appannaggio di queste ultime. Per il prossimo anno restano salve le piccole scuole (con meno di 50 alunni) e gli istituti con meno di 500 alunni. E entro il 15 giugno 2009, sulla questione dimensionamento verrà stipulata una intesa in Conferenza unificata Stato-Regioni.

Le misure per gli atenei rimettono i discussione i tagli sui Fondi universitari e il blocco del turn over previsti dalla Finanziaria estiva: l'ormai nota legge 133 presente in quasi tutti gli slogan e striscioni di contestazione. Gli atenei-cicala, cioè quelli che spendono troppo per il personale, non potranno assumere docenti e ricercatori. Per atenei-formica, quelli con i conti in ordine, il blocco del turn over (a quota 20 per cento) salirà al 50 per cento e le assunzioni dovranno favorire i ricercatori, a tempo indeterminato e determinato. E dal 2009 il 5 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) verrà ripartito in base alle pagelle che il Cnvsu (il Consiglio nazionale di valutazione del sistema universitario) assegnerà ai diversi atenei. Il decreto contiene misure per favorire il diritto allo studio: aumento dei posti nelle residenze universitarie e borse di studio per gli studenti meritevoli.

Ci sono poi le Linee guida e un disegno di legge sull'università. Un tema su cui gli stessi studenti universitari chiedono che il Parlamento intervenga. Con il provvedimento sarà riformato il reclutamento dei docenti, verrà lanciato un nuovo sistema di valutazione degli atenei e sarà riordinato il Dottorato di ricerca. Ma le norme annunciate dal governo potrebbero bloccare i concorsi per tutti: giovani e meno giovani: E la scuola resta scontenta.

(6 novembre 2008)

 

 

 

 

Cortei e blocchi continuano, ma in sempre più istituti alle lezioni si alternano

assemblee permanenti, incontri, autogestioni, co-gestioni, occupazioni bianche

Così la protesta diventa "normale"

ed è entrata nella vita delle scuole

di SALVO INTRAVAIA

Così la protesta diventa "normale" ed è entrata nella vita delle scuole

"L'Onda non si arresta". E' lo slogan degli studenti delle scuole superiori che, anche dopo la conversione in legge del decreto-legge 137, continuano a contestare la riforma Gelmini. Continuano cortei e manifestazioni, ma la protesta si sta anche trasformando da evento eccezionale in attività normale. Avviene attraverso dibattiti, assemblee permanenti (non autorizzate, ma ampiamente tollerate), incontri con personalità del mondo della cultura, autogestioni, co-gestioni e con occupazioni bianche. La classica occupazione con cancelli sbarrati e sacchi a pelo sta lasciando il posto ad una nuova forma di protesta più consapevole e meno drastica, che spesso vede dalla stessa parte docenti e studenti.

Secondo Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti, "alla semplice protesta i ragazzi stanno sostituendo "una didattica alternativa che superi il modello trasmissivo delle conoscenze e la scuola della Gelmini".

Ormai da settimane un numero sempre maggiore di scuole italiane, travolte dal vento della protesta, sono praticamente ferme con i tradizionali "programmi", ma sono al centro di un dibattito in cui si discute "come proseguire la protesta", dei provvedimenti del governo su scuola e università, di Costituzione, dei movimenti studenteschi del passato e di tanti altri argomenti che in genere a scuola non c'è il tempo di trattare. "Gli studenti - spiega Iovino - stanno dimostrando di volere più scuola, non meno ore di lezione". "Il tentativo - continua il leader degli studenti - è quello di costruire una scuola alternativa che nasca dal basso"

Dopo settimane di muro contro muro, al classico Mamiani di Roma l'occupazione si è trasformata in autogestione: oggi i ragazzi hanno incontrato lo scrittore Andrea Camilleri. Lezioni bloccate, solo a titolo di esempio, anche all'istituto professionale De Amicis, al classico Kant e al nautico Colonna. Situazione che non cambia da Nord a Sud. Da giorni, a Palermo, i ragazzi del liceo classico Umberto I danno vita al "3 più 2": tre ore di lezione e due di incontri e dibattiti. Il socio-psico-pedagogico Regina Margherita e il tecnico per il turismo Marco Polo sono in autogestione e lo scientifico Cannizzaro attua l'occupazione bianca: quattro ore di lezione di mattina, incontri e assemblee nel pomeriggio.

Il liceo classico Parini, l'artistico Caravaggio e l'istituto superiore Cattaneo, tanto per citarne alcuni, di Milano sono in autogestione. In agitazione anche i licei Rodolico e Leonardo Da Vinci e i tecnici Conti e Galilei di Firenze e diversi istituti di Napoli. Al liceo scientifico Caccioppoli gli studenti sono in assemblea permanente mentre quelli del classico Vittorio Emanuele svolgono lezioni in piazza. E i compagni del liceo psico-pedagocico Villari in autogestione. Dal 17 al 21 novembre l'Uds lancia i "percorsi tematici". Lo slogan della settimana sarà "Io voglio sapere": un'intera settimana in cui si tratteranno argomenti di "attualità e si parlerà di precarietà, di conoscenza, di come liberare il sapere dalla privatizzazione del mercato".

M sono solo alcuni esempi tra le continue indicazioni che giungono dalle scuole fino a disegnare uno scenario generale: una nuova sorpresa per questo movimento che di sorprese ne ha già prodotte parecchie.

(6 novembre 2008)

 

 

 

 

 

 

2008-11-03

Studenti di destra hanno srotolato uno striscione poco prima dell'intervento del rettore

Mobilitazioni in corso anche in molti altri atenei. Quattro denunce alle superiori

Milano, inaugurazione con protesta

Irruzione alla 'prima' del Politecnico

Milano, inaugurazione con protesta Irruzione alla 'prima' del Politecnico

Lezione in piazza a Torino

MILANO - Studenti di destra hanno fatto irruzione stamane alla cerimonia inaugurale dell'anno accademico al Politecnico di Milano. Poco prima che prendesse la parola il rettore Giulio Ballio, un paio di studenti sono entrati con uno striscione che recitava "Voi baroni preoccupati, noi studenti disoccupati". Altri giovani di Azione Università hanno distribuito invece nell'aula magna della Bovisa un volantino con scritto "Combattiamo per gli sprechi dell'Università... riconquistiamo un futuro".

La ramanzina del rettore. Uno studente, Fabio Mastrobernardino, ha brevemente parlato per dire "no agli sprechi", ma dal fondo della sala si sono alzati dei "buu" e dei "fuori" di contestazione. Anche il rettore Ballio ha preso la parola per criticare l'irruzione: "Mastrobernardino - ha detto - lei è un membro del Senato, mi sorprende che faccia cose del genere". I ragazzi sono stati fatti uscire e identificati. Tra i presenti all'inaugurazione, oltre al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il presidente della Bocconi Mario Monti.

Gesto simbolico Roma Tre. Azione universitaria attiva questa mattina anche all'ateneo Roma Tre, dove un gruppo di giovani dell'organizzazione vicina ad Alleanza Nazionale, ha occupato in maniera simbolica il rettorato "come forma di protesta in difesa del diritto allo studio e alla formazione dagli attacchi sferrati dalle istituzioni accademiche, gestioni insensate dei fondi e speculazioni politiche, che gravano sulla pelle degli studenti".

La replica di Rifondazione. Iniziativa duramente attaccata da Rifondazione Comunista che denuncia "l'ennesimo tentativo di spaccare l'Onda Anomala del movimento da parte delle organizzazioni politiche di destra". "E' evidente - sostiene l'esponente del Prc Fabio De Nardis - il tentativo di produrre una crepa nel movimento in difesa dell'Università pubblica. Piuttosto che fare simili prove di forza nel tentativo di costruirsi le condizioni di un'agibilità politica loro negata, facessero pressione sui loro parlamentari che hanno votato e sostengono i provvedimenti vergognosi portati avanti dal trio Brunetta-Tremonti-Gelmini".

Contestato Bocchino. Sempre a Roma, ma all'ateneo di Tor Vergata, gli studenti hanno contestato invece duramente l'esponente del Pdl Italo Bocchino, di passaggio all'università per un convegno. "Noi non siamo facinorosi. Ecco Bocchino il modernizzatore.", hanno urlato i manifestanti al passaggio del parlamentare. "Bocchino cambia paese", hanno continuato nella protesta, prima di occupare l'aula verde della facoltà di Lettere, mentre la Polizia faceva il suo ingresso in facoltà.

Mobilitazione a Torino. Contestazioni, ma di segno politico opposto, anche a Torino dove gli studenti hanno annunciato una nuova settimana di mobilitazione contro i provvedimenti del governo in materia di scuola e università. In programma, a partire da questa mattina, numerose iniziative, dai volantinaggi alle lezioni e ricerche a cielo aperto, fino all'appuntamento del 7 ottobre con la controinaugurazione dell'anno accademico al Politecnico a cui sono stati invitati rappresentanti sindacali e personalità del mondo della cultura come Dario Fo e Piergiorgio Odifreddi.

Quattro denunce a Milano. Ancora a Milano, quattro studenti, di cui due minorenni e due di 19 anni, sono stati identificati e denunciati per interruzione di pubblico servizio per aver cercato di occupare l'Istituto Statale Magistrale Agnesi in via Tabacchi a Milano. Il tentativo di occupazione è avvenuto stamattina, verso le 8.30: gruppi di studenti hanno organizzato un picchetto davanti all'ingresso principale della scuola e affisso due striscioni con su scritto "Occupato, occupiamo, ma studiamo". Questi studenti avrebbero poi cercato di impedire l'accesso a chi voleva entrare, ma l'arrivo delle forze dell'ordine ha fatto fallire il progetto.

Lezione in piazza a Napoli. A Napoli oltre 500 studenti stanno affollando piazza dei Martiri dove si sta tenendo una lezione all'aperto. I docenti di Economia politica dell'Università l'Orientale di Napoli e dell'Università del Sannio stanno tenendo una lezione sulla crisi economica internazionale. Gli universitari sono stati raggiunti dagli studenti medi che si sono uniti alla lezione dopo aver attraversato in corteo il centro di Napoli. La lezione si sta svolgendo simbolicamente di fronte alla sede degli Industriali di Napoli.

Ancona occupa. Continua la protesta anche ad Ancona, dove l'aula Polifunzionale di Ingegneria è stata occupata dagli studenti dell'assemblea "No133" che hanno organizzato per oggi lezioni all'aperto nelle piazze e nell'atrio della Facoltà di Economia. Giornata di lotta oggi anche a Catanzaro, dove gli studenti delle scuole superiori si sono dati appuntamento in piazza a Catanzaro per protestare contro il decreto Gelmini. Nel capoluogo, così come a Cosenza e Reggio calabria, molti licei sono in autogestione.

(3 novembre 2008)

 

 

Previsto il blocco delle assunzioni nelle università sprecone: ora andrà in un ddl

Premi per gli atenei virtuosi, stanziamenti per residenze da destinare agli studenti

Ecco il decreto Gelmini bloccato

"Mi prenderò tempo per riflettere"

di GIOVANNA CASADIO

Ecco il decreto Gelmini bloccato "Mi prenderò tempo per riflettere"

Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione

ROMA - Ora il ministro Mariastella fa sapere: "Mi prenderò il tempo che occorre". Sull'università, ammette, non c'è tutta quella fretta che s'era detto. E precisa: "Continuo a lavorare sulle linee di indirizzo ma nessuno aveva pensato di fare una riforma per decreto". Non del tutto vero. Perché un decreto, o meglio uno "schema di decreto legge" sulla "valorizzazione del merito nelle università e negli enti di ricerca", ha già fatto il giro degli uffici legislativi del governo.

Tre articoli, moltiplicati per una decina di commi. Il primo - il più importante - è contro la finanza allegra degli atenei e per liberalizzare in qualche modo il reclutamento dei ricercatori massacrati dal blocco del turn-over. Disposizioni urgenti. "Riservato", recita la nota di accompagnamento. Arenato anche questo, comunque. Sia per i costi che prevede e anche "a causa delle polemiche". Per la Direzione generale del ministero, il provvedimento era positivo: una buona cosa, però si sono scatenate "le polemiche... quelle sui concorsi e quelle politiche".

Così questo provvedimento - "uno degli interventi d'accompagnamento" del "pacchetto" sull'università, come l'ha definito il direttore generale Antonello Masìa - viene accantonato. Però gran parte di queste misure dovrebbero essere trasferite in un disegno di legge.

Mariastella Gelmini, ministro sotto assedio, questa volta aveva puntato ad addolcire la pillola amara dei tagli previsti dalla legge 133, quella che ha firmato insieme con Giulio Tremonti.

Nella sede dell'Eur, dove in questi giorni si rifugia spesso, la Gelmini tiene una riunione dietro l'altra. Con questo testo in particolare, riteneva di essere sulla strada giusta, di coniugare cioè rigore, buonsenso e insomma di capitalizzare, dopo la rivolta nel paese, un po' di consensi. Un decreto che costa però, più di quanto non risparmi. In concreto, al primo comma impedisce alle università che spendono in stipendi per il personale più del 90 per cento del Fondo di finanziamento ordinario, di bandire posti di qualunque tipo. Secondo una sommaria panoramica le università prodighe sarebbero Siena, Firenze, Pisa, Napoli Orientale, Cassino, Trieste.

Altra penalizzazione per gli atenei non-virtuosi è rappresentata dall'esclusione dalla ripartizione dei fondi relativi al piano straordinario per l'assunzione dei ricercatori per gli anni 2008/2009. Poi, le deroghe al limite previsto dalla 133 per l'assunzione di ricercatori che hanno superato concorsi banditi prima dei "tagli": possono essere assunti in numero non superiore al 20 per cento delle risorse e al 20 per cento delle unità collocate a riposo nell'anno precedente.

Possibilità inoltre di sforare la norma sul turn-over se l'università è particolarmente risparmiosa. Un breve capitolo è dedicato al meccanismo di concorso. Qui però, negli ultimi giorni si sono rincorse varie stesure, limature, ripensamenti. La più gettonata prevedeva di "allineare" la selezione alla prassi internazionale, perciò una commissione composta da un membro della facoltà e due sorteggiati, di pari grado o superiore, a garanzia del carattere nazionale della selezione.

Nel decreto per l'università anche l'articolo da concordare con il ministro Brunetta sugli enti di ricerca. Infine, soldi. Stanziamenti per alloggi e residenze per gli studenti (7 milioni), scoprendo che l'Italia è l'ultimo paese europeo in fatto di residenze universitarie. Un cospicuo finanziamento anche per borse di studio per chi merita. E qui, i collaboratori della Gelmini mettono subito le mani avanti: "Quelle cifre sono vecchie, poi era già stato tutto riscritto".

Fin qui, il decreto. L'unico che sia stato finora redatto sull'università. Né ce ne saranno altri. Il ministro fa sapere che preparerà l'atto politico di indirizzo, i disegni di legge specifici su governance, risorse, merito, personale. In via d'urgenza, niente. La piazza prima, le critiche nella sua stessa maggioranza, mezza Italia sulle barricate nelle scuole e nelle facoltà, consigliano alla Gelmini di cambiare strada.

"Guardi ministro, il consenso non è un fatto accessorio", le ha ripetuto Luciano Corradini, l'ex sottosegretario del governo Dini, amico di Prodi, che abita a Brescia (la città di Mariastella). A lui e al pedagogista Giuseppe Bertagna ha chiesto consiglio. E loro le hanno suggerito: confronto, dialogo, ascolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-10-30

Così la scuola diventa un affare privato

 

Molti non sono riusciti ad arrivare in Piazza del Popolo

100mila studenti raggiungono viale Trastevere e si dispongono intorno al palazzo

Roma invasa: "Siamo un milione"

E i ragazzi circondano il ministero

Epifani: "C'è un intero paese che insorge, ora restiamo uniti"

Tante le mamme con i figli e la scritta: "Bimbo strumentalizzato"

di ALESSANDRA VITALI

Roma invasa: "Siamo un milione" E i ragazzi circondano il ministero

La manifestazione

in piazza del Popolo

ROMA - Per la foto del giorno ci vuole l'elicottero, dalla strada ti fai solo un'idea. Il ministero dell'Istruzione è assediato, la marea dei ragazzi si espande e gira tutto intorno a quel brutto palazzo anni Venti. Arrivano e lo circondano, una trovata ma anche una necessità, in centomila davanti all'ingresso di viale Trastevere non ci si sta e allora "Circondiamo il ministero" cantano tutti in coro e dalle finestre dell'ospedale "Nuovo Regina Margherita", lì accanto, sono applausi. C'è ancora gente in piazza Venezia, piazza Esedra si è appena svuotata, non si svuotano le strade verso piazza del Popolo occupate da chi in piazza non ci arriverà perché non si cammina.

Alla Magliana improvvisano un corteo quelli che vengono da fuori e non riescono a raggiungere il centro, stessa sorte per a un centinaio di pullman fermi sul raccordo. A dare i numeri non sempre si fa bene ma i sindacati ci provano: un milione in piazza contro la riforma della scuola e le politiche del governo.

A Roma è andata così. All'indomani del via libera del Senato al dl Gelmini, e della protesta in piazza Navona interrotta da un'aggressione di estremisti di destra, lo sciopero generale della scuola indetto da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda porta in piazza una marea umana fuori misura. Il percorso prestabilito ci mette poco a esplodere. la folla si divide in più rivoli, conquista strade non previste e più capienti. La mobilitazione è imponente e mette insieme le tante anime di questa protesta, sindacati e scuole, universitari e docenti, ricercatori, precari.

E tante donne. In piazza ce ne sono migliaia, sono i soggetti più colpiti da ciò che potrà accadere fra i banchi perché sono maestre e sono mamme e se dicono "i nostri ragazzi" parlano con la stessa preoccupazione dei figli loro e di quelli acquisiti. Sono tante e sono arrabbiate, sfilano con i palloncini dei sindacati o gli striscioni fatti in casa, gli slogan contro la riforma ("Scuole razziste non ne vogliamo / lo diciamo piano / e in italiano") e quelli che sanno di vita quotidiana, "Ma non era meglio se pagavo l'Ici?" o "Addio al tempo pieno", il santino della Gelmini sulla giacca, la foto del ministro e la scritta "Beata ignoranza", e quelle che si portano i figli piccoli col cartello "Bambino strumentalizzato". Ci stanno loro in testa al corteo, con i leader sindacali di settore e nazionali e quelli del centrosinistra, da Veltroni e Fioroni, Mussi, Bindi, Ferrero, Di Pietro.

La piazza, anzi le piazze però sono dei giovani e giovanissimi. Da ogni angolo è un flusso continuo che non si arresta, arrivano a drappelli dalla Stazione Termini o dalle uscite della metropolitana, ci sono gli striscioni con i nomi delle scuole, ballano con le note della Banda musicale della città di Falerna che spazia dallo zumpappero a Fratelli d'Italia, con Caparezza, Bob Marley e Assalti frontali e simili. Passano e la gente si affaccia alle finestre e batte le mani, una signora non ha di meglio allora sventola una giacca rossa. Le scuole riempiono la piazza, vengono anche da fuori, "Latina c'è. La Gelmini ce fa".

Roma invasa: "Siamo un milione" E i ragazzi circondano il ministero

Il corteo della Sapienza

L'Esedra è stracolma, la testa della manifestazione è già entrata in piazza del Popolo quando il corteo della Sapienza sbuca da piazza Indipendenza. In testa il camion con musica e megafono, i fumogeni verdi e le grida, "Gelmini, adesso la protesta la capisci o anche oggi vai dal parrucchiere?".

Inutile cercare di seguire il percorso stabilito, un troncone di almeno centomila persone si stacca e inforca via Cavour, arriva a Piazza Venezia, all'Altare della Patria. "Il 4 novembre qui si celebrerà l'ennesimo omaggio ai militari, ma invece di tagliare la scuola dovrebbero tagliare le cosiddette missioni di pace". Poi verso Trastevere, obiettivo il ministero. "La cultura vi fa paura / l'ignoranza è la vostra maggioranza".

"C'è un intero paese che insorge" grida Epifani dall'altra parte, dal palco di piazza del Popolo, ed è un boato. Il leader della Cgil la definisce "una giornata memorabile non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani". A loro dice "non vi pentirete di stare con noi, qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna". Invoca "un confronto con i sindacati, le famiglie e gli enti locali" il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, perché "un confronto con l'esecutivo non c'è mai stato". E il leader della Uil, Luigi Angeletti, insiste sulla necessità di "evitare qualsiasi strumentalizzazione".

Il traffico di Roma è impazzito ma i ragazzi l'avevano detto, "Se ci bloccano il futuro / noi blocchiamo la città". E così è stato. Sono passate le 14 e davanti al ministero dell'Istruzione c'è ancora un nutrito drappello di irriducibili. Qualcuno tira uova contro i poliziotti ma nessuno si scompone. Pacifici e agguerriti com'erano arrivati, si organizzano per andarsene. "Ora verso Ostiense e Piramide". Il camion riparte, il megafono si riaccende, riecco le parole d'ordine "No alle provocazioni fasciste. I loro manganelli sono solidi, ma la nostra Onda è liquida. E, come l'acqua, nessuno la può fermare".

(30 ottobre 2008)

 

 

 

 

o sciopero generale ferma il 90% delle scuole. Manifestazioni in ogni città

Centinaia di migliaia in piazza oltre al milione che ha invaso Roma

Studenti, prof e genitori in corteo

Tutti in piazza da Bolzano a Lipari

di GIOVANNI GAGLIARDI

Studenti, prof e genitori in corteo Tutti in piazza da Bolzano a Lipari

ROMA - Una gigantesca protesta contro la riforma Gelmini ha invaso le strade di tutta Italia. Roma è stata epicentro della "più grande manifestazione mai fatta sulla scuola", ha detto il segretario della Cgil Epifani, con un corteo da un milione di persone troppo grande che ha finito per dividersi in tre e dilagare per tutto il centro della città.

Iniziative, manifestazioni, proteste e lezioni in piazza in tutta Italia, da Bolzano a Palermo. E persino nelle isole: centinaia a Ischia, Capri e Aosta. Genitori, studenti, professori e personale della scuola, hanno portato in processione la 'Beata ignoranza', con tanto di foto del ministro in veste di santa che, ironizza qualcuno, è anche riuscita in un miracolo: "Ha unito qui, oggi, le cinque sigle sindacali della scuola".

Il giorno dopo l'approvazione definitiva del decreto Gelmini il mondo della scuola si è fermato. Lo sciopero generale indetto da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda ha portato in piazza a Roma un numero di docenti, insegnanti e studenti mai visto.

Secondo i sindacati, allo sciopero generale ha aderito l'80 per cento dei lavoratori, bloccando il 90 per cento delle scuole di tutta Italia: in alcune, come quella dove insegna la sorella del ministro Gelmini, assente per "motivi di famiglia", si è aperto solo per garantire "il servizio di custodia e sorveglianza".

"Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno", ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni, in piazza assieme ai big del partito e al leader dell'Idv Antonio Di Pietro, del Pdci Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. "Per me è naturale stare qui - ha detto Veltroni -. E' importante che ci sia tanta gente, tante persone, anche di orientamenti politici così differenti, anche lo Snals", ha sottolineato. "Spero che le tante persone che si raccoglieranno per firmare il referendum - ha aggiunto - spingeranno il governo a ritirare queste misure".

Non si contano le proteste nel resto del Paese. A Bolzano sono scesi in piazza insieme ragazzi di lingua italiana e tedesca. Presìdi e cortei anche a Trento. A Venezia gli studenti hanno sfilato sul Ponte della Libertà, con i macchinisti dei treni che li salutavano azionando la sirena. Lezioni in stazione a Trieste. Molti ragazzi si sono detti "pronti a sottoscrivere un referendum abrogativo dei decreti". A Torino l'orchestra del Teatro Regio ha suonato arie di Verdi, dall'Aida, al Nabucco, con l'apprezzatissimo Va pensiero, e di Rossini, l'Ouverure, per le centomila persone in piazza. A Genova, Torino e Firenze sono state occupate le stazioni ferroviarie.

A Milano concentramento e corteo organizzato per lo sciopero generale della scuola. Al termine della manifestazione uno spezzone del corteo, dopo una sosta in Piazza Affari davanti alla sede della Borsa, si è ulteriormente frantumato e un gruppo dei centri sociali ha ripreso la marcia nella centralissima zona di via Torino. Nel frattempo gli studenti di Brera sono rientrati in accademia dove è programmata la 'Notte bianca'.

A Bologna alla protesta ha partecipato anche Beppe Grillo, che in un primo momento era stato fischiato e allontanato dalla manifestazione. Poi qualche tafferuglio tra la polizia che cercava di bloccare i manifestanti diretti verso la sede della Confindustria. Sei i feriti, tra i quali una giornalista colpita da una bottiglia alla testa.

Cortei di studenti a Napoli, dove nel pomeriggio si è tenuta una assemblea con i docenti nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell'università Orientale di Napoli occupata. Poi, domani, veglia di preghiera nel Duomo, promossa dalla Confederazione degli studenti, "affinché il governo decida di ritornare sui suoi passi". Proteste e corteo di studenti anche a Ischia e a Capri.

Genitori e bambini hanno sfilato a Bari. Al termine gli studenti si sono radunati in piazza Libertà, davanti al palazzo della prefettura, dove hanno spiegato i motivi della loro protesta.

In Calabria sono stati segnalati cortei in tutte le città, con il blocco dell'accesso a Catanzaro. Cortei e manifestazioni anche in tutta la Sicilia dove i sindacati parlano di 200mila persone in piazza tra Palermo, Catania e le altre città: in corteo 350 persone anche nell'isola di Lipari

Ventimila persone anche a Cagliari. Sono giunti nel capoluogo sardo pullman di manifestanti da Oristano, Medio Campidano, Sulcis, dal nuorese e dal nord dell'isola. Il corteo è stato aperto dai genitori e dai bambini della scuola elementare 'Corte Piscedda' di Capoterra che ha subito la disastrosa alluvione del 22 ottobre scorso.

A Matera, in mattinata, è stato organizzato un presidio in piazza Mulino, mentre le manifestazioni, a Potenza, ha raccolto circa cinquemila studenti. In piazza Mario Pagano, tra cori, striscioni ed esibizioni di balli hip-hop, hanno preso la parola anche il rettore dell'Università degli studi della Basilicata, Antonio Mario Tamburro, "uno che il 1968 l'ha vissuto", per una lezione all'aperto. Il rettore ha rivolto un appello agli studenti, pregandoli "di non perdere questa battaglia come invece hanno fatto quelli di allora", perché "il prezzo da pagare - ha ammonito - sarà quello di raccontare una sconfitta, fra 40 anni, ai vostri figli".

(30 ottobre 2008)

 

 

Il ministro ammette però che al momento si tratta di "dissenso fisiologico"

Soddisfazione dei sindacati per la mobilitazione contro i tagli alla scuola

Maroni: "Denunce per chi occupa"

Epifani: "Insorge un intero Paese"

Berlusconi rifiuta di riconoscere il movimento: "Ho visto solo una sinistra scandalosa"

Veltroni rilancia la proposta del referendum anti-Gelmini, ma il Pd è perplesso

Maroni: "Denunce per chi occupa" Epifani: "Insorge un intero Paese"

Guglielmo Epifani

ROMA - Davanti al dilagare della protesta nel mondo della scuola e al rifiuto del presidente del Consiglio a fare qualsiasi concessione o apertura al movimento anti-Gelmini, è il ministro dell'Interno Roberto Maroni a tentare di vestire i panni del politico fermo, ma allo stesso tempo saggio e conciliante. Commentando l'ondata di manifestazioni che sta sconvolgendo l'Italia, il responsabile del Viminale ha ribadito che "chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato", salvo però precisare che "finora il fenomeno delle occupazioni rientra in manifestazioni fisiologiche di dissenso" e "la continuità didattica finora è garantita".

Insomma una valutazione della protesta che pur rimanendo ferma nel giudizio negativo, ne ammette comunque la legittimità. Piccola apertura alla quale si aggiunge la riflessione autocritica di Ignazio La Russa. Sulla scuola, ha ammesso il reggente di An, il governo non ha comunicato bene e soprattutto ha fatto le cose troppo di fretta. "Per una volta - ha osservato - c'è stata una mancanza di informazione da parte del governo: abbiamo comunicato bene sulle città sicure, invece questo decreto è passato all'improvviso. Si è sottovalutato che la carenza di informazione potesse alimentare un'opera di disinformazione interessata".

Fermo nelle sue certezze è rimasto invece Silvio Berlusconi che davanti alle tante persone scese in piazza in tutta Italia si è limitato anche oggi ad attaccare "una sinistra scandalosa che ha la capacità di rovesciare il vero e dire il contrario della verità". Distinguendosi dal premier, Maroni ha voluto portare avanti in maniera articolata anche la consueta polemica sulle cifre del corteo romano. "Ho letto che a Roma ci sarebbe stato un milione di persone. Purtroppo c'è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se 100 mila persone sono comunque tante", ha detto.

Di ben diverso tenore è stata ovviamente la valutazione del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani nell'intervento dal palco di piazza del Popolo. C'è "un'intero paese che insorge", ha esordito il leader sindacale. "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del Paese, per i nostri giovani", ha proseguito rivolto alla folla.

Parlando poi in particolare ai giovani, Epifani ha aggiunto: "Non vi pentirete di stare con noi, non permetteremo che il vostro impegno sia messo in discussione da qualcuno che ha cattivi pensieri. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". "Noi - ha detto ancora il segretario della Cgil - siamo pronti a una sfida riformatrice, non proteggiamo nessun fannullone e chiediamo al governo di aprire finalmente un confronto: lo deve al Paese reale non ai sindacati".

Grande soddisfazione per lo sciopero generale della scuola anche da parte del segretario del Pd Walter Veltroni. "Oggi a Roma centinaia di migliaia di

persone, professori, studenti, genitori, personale non docente, hanno dato vita ad una straordinaria manifestazione di popolo - ha commentato -

Straordinaria per la sua forza e insieme per la serenità nella quale si è svolta, per il senso di responsabilità e per la capacità di tenere insieme i diversi soggetti del mondo della scuola. Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno".

Ma al di là della soddisfazione, la protesta scolastica consegna a Veltroni anche una delicata situazione da gestire all'interno del partito. Oggi il leader democratico ha ribadito che contro le scelte del ministro Gelmini il Pd "risponde lanciando una raccolta di firme per un referendum che cancelli il decreto, una raccolta che deve avere per protagonisti i cittadini, i professori, gli studenti". In realtà questa linea sta creando più di un malumore nel Pd, dove due big come D'Alema e Marini ritengono che la strada del referendum possa rivelarsi per vari motivi un'arma spuntata che rischia tra l'altro di dare l'impressione di un partito che insegue il modello di opposizione di Antonio Di Pietro.

Riflessione critica di più ampio respiro è invece quella svolta da Nichi Vendola. Con il movimento nato contro la riforma della scuola si è di fronte "alla prima vistosa crepa dell'egemonia berlusconiana", ha sottolineato il leader della minoranza di Rifondazione comunista, ma il centrosinistra, ha aggiunto, non potrà sperare di guarire le proprie malattie facendo degli studenti le proprie "truppe cammellate".

(30 ottobre 2008)

 

Roma, Milano, Firenze e il lago di Como le località già inserite

nel database del servizio di Google di foto navigabili a 360 gradi

Streetview ora parla anche italiano

le prime città viste palmo a palmo

di MASSIMO RUSSO

Streetview ora parla anche italiano le prime città viste palmo a palmo

* FOTO Le prime immagini

ROMA - Il rampicante sul balcone ha qualche rametto secco che sarà il caso di potare, la macchina del vicino è parcheggiata in doppia fila, il fornaio sotto casa, come al solito, invece di stare al banco flirta e chiacchiera con la commessa del negozio di hi-fi. Scene da Streetview, il servizio di Google che da oggi anche in Italia consente di percorrere le strade di alcune città palmo a palmo, grazie a un sistema di foto a 360 gradi interamente navigabile su web.

Roma, Milano, Firenze e il lago di Como sono le prime aree del nostro paese catalogate dall'applicazione, che aggiunge una tessera alla missione della società californiana: organizzare lo scibile umano e renderlo disponibile online. In primavera le auto nere a noleggio con le insegne di Google e l'apparecchiatura di ripresa sul tetto erano state segnalate e paparazzate in diverse località. E' dunque probabile che nelle prossime settimane altre città si aggiungano all'elenco.

Di Streetview al primo impatto colpisce la dimensione ludica, che già distingueva Earth e le mappe, gli altri servizi di Google che l'avevano preceduto e dei quali costituisce un ampliamento. Spostarsi avanti e indietro tra i vicoli del centro storico, girare attorno ai monumenti e poterli esaminare fin nei particolari, scegliere percorsi e vederli scorrere come in un film. Non è mai esistito prima uno strumento altrettanto versatile e altrettanto accessibile (basta una connessione a internet, non c'è bisogno di scaricare né di installare nulla) per viaggiare restando seduti al proprio pc. O per avere una guida tridimensionale da consultare sul cellulare.

Non è un caso, dunque, se le principali mete turistiche della Penisola siano state le prime a finire nel database del motore di ricerca. Gli usi tuttavia possono essere infiniti. Dalle agenzie immobiliari, agli studi tecnici, alla verifica degli abusi edilizi: qualsiasi necessità professionale che richieda di ricostruire la forma urbis dispone d'ora in poi di un punto di riferimento imprescindibile. Con il consueto corollario di timori per gli abusi e la privacy.

Fin da quando l'anno scorso venne lanciato negli Stati Uniti, Streetview sollevò perplessità e polemiche. Poco dopo il debutto Google decise di adottare un algoritmo in grado di individuare volti e targhe di automobili e di renderli irriconoscibili. Un sistema automatico che, a onor del vero, non sempre è infallibile: soprattutto di profilo e per chi la conosce, una persona spesso rimane comunque identificabile. Tanto che è possibile chiedere la rimozione di una fotografia che si ritenga lesiva della propria immagine.

Lo scorso aprile una coppia in Pennsylvania ha fatto causa a Google sostenendo che le immagini della propria abitazione erano state riprese accedendo a una strada privata, e chiedendo 25mila dollari di danni. La società ha risposto che la privacy completa non esiste, ma in vista dello sbarco in Europa si è comunque tutelata. In luglio l'Information commissioner, il garante per la privacy del Regno unito, interpellato da alcuni gruppi di tutela dei diritti civili, ha decretato adeguate le contromisure adottate dalla società per prevenire lesioni ai singoli: "E' evidente", ha affermato l'authority inglese, "che l'intento di Google è di raccogliere immagini delle strade e non degli individui". Inoltre l'utilizzo di fotografie risalenti a mesi addietro sarebbe una garanzia sufficiente a evitare il monitoraggio degli spostamenti dei cittadini.

E' probabile che nei prossimi mesi anche il garante italiano venga chiamato a pronunciarsi in proposito. Potrebbe essergli utile sentire il mio fornaio, se una sera la moglie dovesse chiedergli conto delle sue "conversazioni".

(30 ottobre 2008)

 

 

 

 

 

 

 

2008-10-25

L'INCHIESTA

Milano, la lezione di piazza Duomo

dove l'Onda reinventa la protesta

di CURZIO MALTESE

Milano, la lezione di piazza Duomo dove l'Onda reinventa la protesta

MILANO - Nei capannelli di piazza del Duomo da sempre si dà appuntamento il luogo comune reazionario delle maggioranze silenziose milanesi. Nel mezzo degli anni Settanta, nella bufera delle lotte operaie e studentesche, qui lo slogan vincente era "ma andate a lavorare, barboni!". Figurarsi oggi, in fondo a un trentennio asfaltato da Craxi, Bossi e Berlusconi.

Ieri mattina, mentre i capannelli di anziani discutevano se aveva più ragione il Feltri a scrivere che la polizia doveva "manganellare gli studenti nelle parti molli", oppure il Cossiga a volerli "mandare tutti all'ospedale, senza pietà", si sono presentati i ragazzi dell'Onda milanese con i banchetti per tenere le lezioni in piazza. La prima, bellissima, del professor Roberto Escobar, filosofo della politica e raffinato recensore della pagina culturale del Sole 24 Ore, sul tema attualissimo: "Paure e controllo sociale". I capannelli si sono ritratti schifati. "Occhio, sono quelli là, i balordi del Leoncavallo".

Il Leoncavallo era un famoso centro sociale degli anni Settanta, rimasto da allora un mito più per la destra che per la sinistra. Nessuno ha trovato ancora il coraggio di comunicare ai pensionati di piazza del Duomo, ai consiglieri di An in giunta, a Berlusconi stesso e alle redazioni di Libero e Giornale che purtroppo il Leoncavallo, sentina di tutti i mali, covo di comunisti drogati, non esiste più da anni. L'hanno deportato a Greco ed è ridotto a un locale di reduci. I ventenni di oggi semmai si trovano al centro sociale Il Cantiere, in via Monterosa, o in quelli della Bicocca. Comunque Roberto Escobar non ha proprio l'aria dell'agitatore rosso, in più non parla in professorese e ha un bel senso dell'umorismo, quindi alla fine qualche benpensante si è staccato dal gruppo, con passo timido, verso l'adunata di sovversivi.

C'è un'astuzia da guerriglieri mediatici degli studenti milanesi, pochi e accerchiati nella roccaforte del Cavaliere, che meriterebbe di essere studiata dall'opposizione, dalla sinistra. Se a Milano la sinistra non si fosse estinta da tempo. "Saremo imprevedibili", avevano promesso e hanno mantenuto. Il rapporto di studenti mobilitati, rispetto a Roma, è di uno a dieci. Per non parlare dei professori "fiancheggiatori", quatto gatti. Eppure riescono a far parlare di sé ogni giorno.

Si dividono pezzi di città sulle cartine, come l'altro giorno per il blocco del traffico, e danno l'impressione così di essere moltissimi. Nell'aula della Statale che fu il tempio dei liderini sessantottini, da Capanna a Cafiero, specialisti nel discettare sulle prospettive planetarie del capitalismo, assisto a un collettivo sul tema della comunicazione. Discorsi ruvidi ma affascinanti. Del tipo: "Occupazioni, slogan, cortei, tutta roba che puzza di vecchio. Dobbiamo inventarci ogni giorno una cazzata buona per i notiziari, fare come lui. Il Berlusca quando deve distrarre l'attenzione dal taglio del tempo pieno che fa? Scatena il dibattito sul grembiulino". E quindi vai con le trovate. Un giorno la lezione in piazza sfidando i capannelli, un altro il sit-in coi libri sulle linee del tram, un altro ancora i messaggi in bottiglia da distribuire ai passanti, poi la festa aperta a tutti ("un momento ludico ci vuole"). "Qualcuno ha un'altra idea?". Sembra una riunione creativa di pubblicitari.

Marco prende la parola: "Bisogna trovare il modo di non farsi criminalizzare. Di non farsi fottere come i lavoratori dell'Alitalia o i fannulloni dell'impiego pubblico o gli immigrati delinquenti. Se ci trovano un'etichetta, tipo che siamo comunisti o non vogliamo studiare, ce l'abbiamo nel c...". Per ora, in qualche modo, ce l'hanno fatta a sfuggire all'iscrizione nelle liste nere del nuovo maccartismo. A svicolare dalla caccia alle streghe che concentra ogni volta la rabbia di tanti contro una micro categoria in genere di poveri cristi.

Hanno vent'anni, non sanno nulla del '68, poca roba del '77, non s'interessano di politica e neanche all'antipolitica. Non è un trucco per non passare "da comunisti". Soltanto negli ultimi dodici anni, dal '96 al 2008, l'astensionismo al voto dei ventenni è raddoppiato, dal 9 al 18 per cento. Ma sono nati e cresciuti in pieno berlusconismo, nel cuore dell'impero, e hanno sviluppato gli anticorpi giusti. Oltre a una vera ossessione per la comunicazione. "È anche esperienza di vita", chiarisce Luca, 21 anni, Scienze Politiche "Per arrangiarci in fondo che facciamo? Lavoriamo al call center, facciamo i baristi, le consegne, qualcuno lavoricchia in pubblicità. Insomma tutto il giorno a contatto con il pubblico, la gente normale".

"E la prima regola per comunicare i contenuti di una lotta è non farsi etichettare dalla politica. Non saremo mai l'esercito di nessun partito", aggiunge una bella ragazza alta e mora, dal piglio lideristico. Età? 22 anni. Nome? Carlotta Cossutta. Parente? "Nipote". Una rivendicazione di autonomia politica dalla nipote dell'Armando Cossutta, il boss del Pci milanese, l'uomo di Mosca, il rifondatore del comunismo, fa un certo effetto. "Intendiamoci, ciascuno ha le sue idee. Ma qui si tratta di comunicare la sostanza. Oggi per esempio siamo qui a discutere del perché sui media ha avuto tanto spazio il piccolo scontro con la polizia dell'altro giorno e non gli argomenti contro la legge". Carlotta guida un gruppo di guerriglieri mediatici che ogni mattina fa monitoraggio su stampa, radio e tv, analizza, studia come "fare notizia".

Alcuni dimostrano un vero talento. La protesta a Scienze Politiche nasce per esempio da una rivista, Acido Politico, la migliore rivista universitaria di questi anni, creata, diretta e scritta quasi per intero fino all'anno scorso da uno studente, Leo. Per esteso il nome è Leonard Berberi, albanese, nato a Durazzo, arrivato in Italia a dieci anni, senza parlare una parola d'italiano. Nessuno l'ha messo in una classe differenziata, si è diplomato e laureato col massimo dei voti ed è arrivato primo al test di ammissione del master di giornalismo della Statale. Nel movimento milanese sono molti i figli di immigrati e moltissimi gli studenti del Sud. Alla ministra Gelmini, che lamenta l'eccesso d'insegnanti meridionali al Nord, bisognerà un giorno comunicare la percentuale di studenti meridionali nella più prestigiosa università milanese, la Bocconi: 45 per cento.

Il marketing del movimento milanese in ogni caso funziona e l'Onda comincia a ingrossarsi. Dal mondo dei docenti arriva solidarietà. Il preside di Scienze Politiche, Daniele Checchi, per primo ha proclamato un giorno di blocco didattico in appoggio alla protesta. La preside di Psicologia alla Bicocca, Laura D'Odorico, ha aderito con entusiasmo: "Era ora che gli atenei si svegliassero dalla rassegnazione decennale a tagli brutali fatti passare come riforme".

Lo stesso rettore della Statale, Enrico Decleva, finora assai tiepido, se n'è uscito a sorpresa con un'intervista a Radio Popolare in cui ha ammesso: "Con questi ultimi tagli la Statale non potrà chiudere il bilancio del 2010". Non è neppure vero che l'Onda milanese non faccia politica, almeno nelle alleanze. A cominciare dalla più classica, cioè sfruttare le divisioni nel campo nemico.

A Milano, in Lombardia, nelle università il vero potere e il vero consenso non è neppure berlusconiano: si chiama Comunione e Liberazione. Ovvero Formigoni. Ovvero uno che da mesi è impegnato, da destra, nel fare opposizione a qualsiasi iniziativa del governo. Non sarà un caso se uno dei Formigoni boys, Francesco Cacchioli detto "Bencio", responsabile della lista ciellina a Scienze Politiche, che incontro per i corridoi della Statale, dice: "Questa roba qui non è una riforma, è una completa idiozia, una serie di colpi di mannaia senza dietro alcun disegno politico. Noi cattolici finora abbiamo contestato certi modi, i picchetti, i cortei, roba di sinistra. Ma diciamo la verità, nella sostanza non è che abbiano proprio torto".

(25 ottobre 2008)

 

 

2008-10-22

Il presidente del Consiglio annuncia la linea dura contro le occupazioni

"Darò istruzioni a Maroni su come intervenire". Domani riunione al Viminale

Berlusconi: "Polizia negli atenei"

Veltroni: "Premier soffia su fuoco"

Dura replica del segretario del Pd :"Il disagio non è un problema di ordine pubblico"

Napolitano: "Su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione"

di GIOVANNI GAGLIARDI

Berlusconi: "Polizia negli atenei" Veltroni: "Premier soffia su fuoco"

Silvio Berlusconi

ROMA - Con la mobilitazione degli studenti che si moltiplica in tutta Italia, le proteste nel mondo della scuola sono state oggi terreno di un durissimo scontro tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Il rpesidene del consiglio in tarda mattinata ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Chigi per mandare un avvertimento ai giovani: "Non permetterò l'occupazione delle università. L'occupazione di luoghi pubblici non è la dimostrazione dell'applicazione della libertà, non è un fatto di democrazia, è una violenza nei confronti degli altri studenti che vogliono studiare".

Lettera di Napolitano agli studenti: "Indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione".

La reazione del Pd. Dichiarazioni che hanno fatto scattare la dura prelica del segretario del Pd Walter Veltroni. "Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa - ha replicato - dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze". "Il premier - ha aggiunto - soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire".

Monito a Maroni. Ha preferito invece rivolgersi al ministro dell'Interno Roberto Maroni il suo vice, Dario Franceschini. "Rivolgo un appello agli studenti - ha commentato il numero due del Pd - che sono i provocati, affinché tutto si svolga nel modo più civile e trasparente, ma rivolgo un appello anche al ministro dell'Interno e alle strutture periferiche preposte alla gestione dell'ordine pubblico perché conservino il senso di responsabilità e affinchè non sia neanche sfiorato un capello a nessuno studente italiano".

Ordini al Viminale. Berlusconi ha chiarito che la sua non è solo un'affermazione di principio, ma l'inizio di un piano d'azione che verrà concordato oggi con il Viminale. "Convocherò oggi - ha chiarito - il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa succedere". "La realtà di questi giorni - ha detto ancora il premier - è la realtà di aule piene di ragazzi che intendono studiare e i manifestanti sono organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso, come a Milano, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo di far passare nella scuola delle menzogne e portare un'opposizione nelle strade e nelle piazze alla vita del nostro governo".

Epifani invita al dialogo. Contesta la minaccia di Berlusconi contro le occupazioni anche il segretario della Cgil Guglielmo Epifani. "E' profondamente sbagliato - afferma il leader sindacale - rispondere alle ragioni del movimento degli studenti con una modalità che non sia quella del dialogo". "Il governo - sottolinea Epifani - non può ricorrere alle minacce. Questo è un movimento che ha caratteristiche del tutto nuove, che non ha senso paragonare al '68 né, tanto meno, al '77. E' un movimento pacifico, gli studenti chiedono di investire nella scuola, è gente che chiede di studiare di più e meglio".

Fioroni: "Parole gravi". Riflessione simile a quella svolta dall'ex ministro della Pubblica Istruzione del centrosinistra Giuseppe Fioroni. "Tutti i ministri della Pubblica Istruzione - ha ricordato - hanno sperimentato le occupazioni e le autogestioni. Nessuno ha mai pensato di invadere le competenze dell'autonomia scolastica e di intervenire nelle decisioni interne che devono essere assunte nel rispetto della serenità e della sicurezza". Quelle di Berlusconi, ha aggiunto, "sono dichiarazioni gravi".

Attacco alla manifestazione. Il presidente del Consiglio ha toccato quindi il tema della manifestazione lanciata dal Pd per sabato prossimo. "Manifestare - ha proseguito - è una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo. Noi, però, manifestammo contro la pressione fiscale del governo Prodi. La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo e non ha proposte. La piazza non è il posto migliore per fare proposte. Le proposte si fanno in Parlamento".

Nessuna marcia indietro. Il premier accusa poi l'opposizione su uno temi centrali della protesta. "La sinistra - sostiene - dice bugie sulla scuola, fa un allarmismo inutile". E rispondendo a Veltroni, che oggi ha chiesto di ritirare il decreto Gelmini davanti "alle proteste così ampie e diffuse contro la riforma della scuola e le misure con i tagli", invitando Palazzo Chigi a rimodulare i costi, lasciando all'istruzione "ogni euro recuperato dal taglio di sprechi", Berlusconi ha replicato secco: "Noi andremo avanti, questo decreto sulla scuola è sacrosanto, altro che ritirarlo, bisogna applicarlo".

Le classi ponti resteranno. Il Cavaliere ha chiarito successivamente che non sono previsti ripensamenti neppure per la contestatissima proposta delle 'classi ponte' per i figli di immigrati perché "non è dettata da razzismo ma da buonsenso. Conoscere la lingua italiana è necessario". Berlusconi accusa infine la Rai di aver presentato in maniera distorta i provvedimenti del governo. "La televisione pubblica - lamenta - diffonde ansia e le situazioni solo di chi protesta. Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà".

"A quando la polizia nei giornali?". Affermazioni contro la stampa, quest'ultime, che hanno fatto scattare la preoccupata replica del parlamentare del Pd Piero Martino. "Il tono minaccioso con cui il presidente del Consiglio segnalava ai direttori dei giornali e dei telegiornali la propria preoccupazione ma soprattutto la propria indignazione - si è chiesto il deputato democratico - sarà forse all'ordine del giorno dell'incontro che avrà con il ministro dell'Interno Maroni?". "Oltre a prendere le contromisure adatte a bloccare le manifestazioni degli studenti, degli insegnanti e del corpo non docente della scuola - ha proseguito - Berlusconi invierà le forze dell'ordine anche nelle redazioni per verificare che il suo verbo venga amplificato come lui gradisce?".

Università, non è ancora finita. Deciso a non fare marcia indietro anche il ministro Gelmini, che ha annunciato di voler anzi intervenire in maniera ancora più decisa sulle università. "Bisognerà voltare pagina e fare autocritica", dice, senza "difendere lo status quo". "Siamo disposti a confrontarci e dialogare - prosegue - ma la situazione attuale porterebbe al collasso" perciò "bisogna cambiare".

Napolitano. Non posso schierarmi, ma auspico il

confronto. Questo il senso della lettera che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto in risposta alla missiva che gli è stata consegnata ieri, in occasione di una cerimonia all'Università "La Sapienza" di Roma, da una rappresentanza di studenti, dottorandi e ricercatori.

"E' indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione - dice Napolitano -, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni".

Il Viminale. Per ora il Viminale ed il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, scelgono la linea del silenzio dopo la convocazione dello stesso ministro a Palazzo Grazioli. Lo stesso Maroni, uscendo dalla residenza romana del premier Berlusconi, ha evitato ogni contatto con i tanti cronisti. Una riunione tecnica per fare il punto sulla situazione delle manifestazioni di protesta della scuola si terrà domani pomeriggio al ministero Viminale, presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano e alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia "per effettuare - si legge in una nota del ministero - una completa ricognizione dei rischi per la sicurezza e per l'ordine pubblico derivanti da eventuali forme violente di protesta contro il provvedimento del governo in tema di scuola".

(22 ottobre 2008)

 

Il testo integrale della lettera del capo dello Stato agli studenti

Napolitano: "Non posso schierarmi

ma non sono estraneo a esigenze"

ROMA - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto alla lettera che gli è stata consegnata ieri, in occasione di una cerimonia all'Università ''La Sapienza'' di Roma, da una rappresentanza di studenti, dottorandi e ricercatori. Questo il testo integrale della lettera del Capo dello Stato.

''Cari studenti, dottorandi e ricercatori della Sapienza, ho ascoltato e letto con attenzione la lettera che mi avete consegnato e colgo l'occasione per indirizzarvi alcuni chiarimenti e spunti di riflessione. Innanzitutto : penso vi sia chiaro quale ordinamento la Costituzione abbia disegnato per la Repubblica. La nostra è una democrazia parlamentare - simile a quella di quasi tutti gli altri Stati europei - in cui al Capo dello Stato non sono attribuiti poteri esecutivi. Io non debbo dunque ''decidere da che parte stare": non posso stare dalla parte del governo e delle sue scelte, né dalla parte opposta".

"Le politiche relative a qualsiasi campo dell'azione dello Stato vengono definite dal Parlamento - scrive ancora Napolitano -, in seno al quale la maggioranza e l'opposizione sono chiamate al confronto tra le rispettive proposte, che possono configurare soluzioni alternative ai problemi da affrontare. Al presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi nel merito dell'una o dell'altra soluzione in discussione, né suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione".

"Ciò non significa - sia chiaro - che io mi senta estraneo (''abbandonandole a se stesse'', per usare la vostra espressione) alle esigenze della scuola, della ricerca, dell'Universita' - aggiunge il presidente della repubblica -. Al contrario: a queste esigenze, e alle problematiche connesse, ho dedicato, nello svolgimento delle mie attuali funzioni, da più di due anni, la più convinta e appassionata attenzione e iniziativa. E' davvero in giuoco il futuro del Paese : se l'Italia vuole evitare un'emorragia di preziosi giovani talenti, che trovano riconoscimento all'estero, gli investimenti nella ricerca - soprattutto - dovrebbero costituire una priorità, anche nella allocazione delle risorse, pubbliche e private".

"Dico ''dovrebbero'' perché in realtà le scelte pubbliche (e anche quelle del sistema delle imprese) non sembrano riconoscere tale ''priorità'', a cui troppe altre ne vengono affiancate - in particolare quando si discute di legge finanziaria e di bilancio - col risultato che già da anni non ci si attiene ad alcun criterio di priorità e non si persegue un nuovo equilibrio nella distribuzione delle risorse tra i diversi settori di spesa. Di qui le preoccupazioni di fondo che spiegano la vostra ansietà, fatta di gravi incertezze per l'avvenire vostro e della nazione. E' indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni".

"Il governo - scrive ancora Napolitano - ha ritenuto necessario e urgente definire, fin dal giugno scorso, sia pure per grandi aggregati, le previsioni di spesa per i prossimi tre anni, al fine di rispettare l'impegno da tempo sottoscritto dall'Italia in sede europea per l'azzeramento del deficit di bilancio e per la graduale, ma netta e costante, riduzione del debito pubblico. Sono certo che anche a voi non sfugge l'importanza strategica di questo obbiettivo, il cui raggiungimento e' condizione per uno sviluppo di politiche pubbliche meno pesantemente condizionato dall'onere del debito via via accumulatosi".

"Tuttavia io auspico: 1) che si creino spazi per un confronto - in sede parlamentare - su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica tra i ministeri e i vari programmi, valutando attentamente l'esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione; 2) che a sostegno di questo sforzo, si formulino proposte anche da parte di studenti e docenti, per razionalizzare la spesa ed elevarne la qualità, con particolare riferimento all'Università, dovendosi rimuovere distorsioni, insufficienze e sprechi che nessuno può negare. E ciò sposta il discorso sulla tematica degli ordinamenti e della gestione del sistema universitario: tematica sulla quale e' atteso un confronto tra il governo e gli organismi rappresentativi delle Università''.

"Occorre - conclude Napolitano - che tutte le istituzioni e le forze sociali e culturali si predispongano senza indugio a tale confronto, in termini riflessivi e costruttivi: dando prova, anche voi, responsabilmente, di 'determinazione e intelligenza', come avete scritto a conclusione della vostra lettera''.

(22 ottobre 2008)

 

 

 

SCUOLA & GIOVANI

Dopo gli scontri a Milano e i cortei di ieri sit-in dei collettivi nella cerchia dei Navigli

Docenti e studenti contro le parole di Berlusconi. Il rettore de L'Aquila: "Diseducativo"

Manifestazioni in tutta Italia

Occupata l'università di Torino

In fermento anche gli studenti delle medie superiori. A Roma due cortei

Davanti Montecitorio lezione di studenti e professori del liceo Augusto

Manifestazioni in tutta Italia Occupata l'università di Torino

ROMA - Non accennano a diminuire le proteste del mondo della scuola contro la riforma Gelmini. Anzi. Dopo gli incidenti a Milano e l'occupazione di alcune facoltà a Roma e Torino, le parole pronunciate stamattina da Berlusconi, potrebbero portare ad una intensificazione di proteste e occupazioni. A Roma la polizia blocca e poi autorizza una lezione davanti Montecitorio di una cinquantina fra studenti e professori del liceo Augusto.

Gli studenti a Berlusconi: "Non ci fermeremo". "Dal presidente del Consiglio non ci aspettavamo certo provocazioni questo tipo", dice Luca De Zolt, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi, replicando alle dichiarazioni di Berlusconi che questa mattina ha annunciato un incontro col ministro dell'Interno per studiare "come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che possano accadere" occupazioni di scuole e università. "Le parole pronunciate da Berlusconi sono di disprezzo" verso gli studenti, replica Stefano Vitale dell'Unione degli studenti di Roma. La mobilitazione "non si arresterà", annunciano anche gli studenti universitari dell'assemblea permanente dell'ateneo di Siena.

Rettori e docenti. Per Ferdinando di Iorio, rettore dell'università dell'Aquila, le affermazioni di Berlusconi non solo "sono diseducative verso tutto il mondo della formazione" ma rappresentano un atteggiamento pericoloso perché "si schierano frontalmente contro ogni forma di pensiero critico". Netto no all'intervento delle forze dell'ordine anche da parte del rettore della Sapienza, Renato Guarini: "La libertà di espressione e l'autonomia dell'università - dice in un comunicato - deve essere rispettata. Nella tradizione delle università europee, l'ingreso delle forze dell'ordine viene sempre autorizzato dai rettori. La Sapienza anche nei momenti più drammatici e di maggiore tensione non ha mai ricorso ad azioni di forza".

"Ci auguriamo che il governo non assuma atteggiamenti muscolari nei confronti dell'Università, ma dia segnali di disponibilità al dialogo", auspica il rettore di Padova, Vincenzo Milanesi. "Circa un

eventuale intervento esterno affidato alle forze dell'ordine noi saremmo contrari, per il solo fatto che la responsabilità di quello che succede all'interno di un istituto non può essere demandata ma deve essere valutata all'interno, da chi la gestisce e da chi, appunto, ne ha la responsabilità", dice Giorgio Rembaudo, presidente dell'Associazione nazionale presidi.

L'astrofisica Margherita Hack, che nel pomeriggio ha tenuto a Firenze una lezione in piazza della Signoria, ha definito "una vergogna" l'ipotesi di far intervenire la polizia. Per il prorettore dell' Università di Torino, Sergio Roda, "per la prima volta, studenti e docenti universitari siamo dalla stessa parte della barricata, uniti nel cercare di salvare la natura pubblica della nostra Università".

L'Unione degli Studenti fa sapere che ci sono manifestazione, praticamente in tutta Italia, in vista anche di quella nazionale del 14 novembre: da Catania all'Aquila, da Perugia a Reggio Calabria e Catanzaro, e poi ancora previste assemblee anche a Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Teramo e Macerata.

Università. A Milano al termine della lezione all'aperto tenuta sotto la statua di Vittorio Emanuele II, in piazza Duomo, gli studenti dell'università degli Studi hanno formato un corteo non autorizzato. Un gruppo ha bloccato la cerchia dei navigli con un sit-in in via Visconti di Modrone, angolo via Mascagni. Il corteo si è poi spostato alla facoltà di Scienze politiche di Via Conservatorio senza alcun incidente. Il corso è stato interrotto per una decina di minuti durante i quali c'è stato un'acceso confronto tra i manifestanti e chi stava frequentando la lezione.

Questa mattina all'Università La Sapienza di Roma gli studenti hanno chiuso con lucchetti e catene il dipartimento di Fisica in segno di protesta. Alcuni studenti, riuniti in assemblea permanente, hanno occupato l'Aula 2 della facoltà di Economia. Dopo un sit-in nell'atrio dell'edificio, gli studenti hanno tentato di dar vita a un corteo all'interno della facoltà, ma sono stati bloccati da alcuni agenti. Sempre nella capitale, nel pomeriggio, un corteo spontaneo di circa 1000 studenti di varie facoltà di Roma Tre, è partito dalla facoltà di Lettere e Filosofia. Dopo aver raggiunto la facoltà di Scienze politiche e la sede di Biologia si è diretto al rettorato, dove una delegazione ha incontrato il rettore Guido Fabiani. "Riconosco la validità e la legittimità della vostra protesta", ha detto il rettore.

A Bari circa 500 studenti hanno partecipato all'assemblea nell'aula C dell'ateneo. Assemblea a Cagliari nella sede di Magistero: "Da domani abbiamo intenzione di sospendere le lezioni frontali e la didattica programmata nella facoltà di lettere e filosofia fino a bloccare del tutto l'attività dalla prossima settimana fino al 30 ottobre". E' la proposta avanzata dal preside Roberto Coroneo. All'assemblea ha partecipato anche il rettore Pasquale Mistretta, oltre a rappresentanti dei docenti delle altre facoltà. Il preside della facoltà ha annunciato lezioni in piazza, seminari, incontri, laboratori non solo sul tema della legge 133.

Continua l'occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell'università di Torino, decisa ieri dall'assemblea degli studenti. Le lezioni proseguono regolarmente all'interno dell'edificio. Nel pomeriggio prevista un'assemblea in Rettorato. E' occupata anche la facoltà di Fisica, mentre davanti al dipartimento di Scienze della Terra studenti e ricercatori hanno manifestato questa mattina chiedendo simbolicamente l'elemosina.

I consiglieri di facoltà di Azione universitaria a Lettere di Palermo presenteranno domani un esposto alla Procura della Repubblica nel quale si chiede un parere sulla validità della delibera del Consiglio di facoltà che, votando un documento a favore della sospensione delle lezioni fino al 31 ottobre, "di fatto - è l'accusa - ha autorizzato l'interruzione di pubblico servizio".

Sono sospese dalla tarda mattinata le lezioni dell'Università di Trieste. Un corteo di studenti si è formato in maniera spontanea al termine di un'assemblea che si è svolta nel pomeriggio e si sta dirigendo verso il centro cittadino, causando disagi al traffico. Il Senato accademico ha inoltre deliberato la convocazione di un'assemblea generale di Ateneo, il 29 ottobre prossimo.

L'assemblea di ateneo dell'università Orientale di Napoli ha deciso di occupare Palazzo Giusso. Lo annunciano una nota gli studenti e la rete dottorandi e ricercatori, spiegando che al raduno hanno partecipato circa 2mila persone, inclusi docenti e lavoratori del personale tecnico-amministrativo.

Ventiquattro ore di lezioni senza interruzioni per dire no alla legge 133 sull'Università: è l'iniziativa che si svolgerà a Firenze, al dipartimento di matematica Ulisse Dini, dalla mattina del 27 ottobre alla mattina del 28 ottobre prossimi. All'università di Siena è stata occupata la facoltà di Economia. A Parma dopo l'affollata assemblea di ieri a Lettere, domani alle 18,30 è in programma una manifestazione. Sempre domani, a Chimica, sit-in dalle 14 fuori dal consiglio di facoltà di Scienze.

A Genova, domani pomeriggio, si terrà un "funerale" dell'università pubblica, in concomitanza con l'inaugurazione del Festival della Scienza. E' previsto un corteo con abiti neri, una bara e lo striscione "oggi a lutto sempre in lotta" che da via Balbi si muoverà verso piazza De Ferrari, dove ci sarà anche un presidio di alunni e maestre delle elementari. Alle 17 invece è prevista in via Balbi 2 un incontro con docenti e rappresentanti degli enti locali.

Medie superiori. In fermento anche gli studenti delle medie superiori. Secondo l'Uds, le adesioni delle scuole hanno già superato il migliaio. L'intenzione è di unificare la lotta con gli studenti universitari, di scendere in piazza insieme il 30 ottobre e trovare una data di mobilitazione generale nel mese di novembre.

A Rende, Cosenza, gli studenti del liceo scientifico Pitagora hanno occupato la scuola. Al liceo scientifico di Catanzaro, invece, gli studenti hanno deciso per l'autogestione che proseguirà per tre giorni, mentre a Reggio Calabria, assemblea aperta degli studenti dei licei Leonardo Da Vinci e Alessandro Volta. Cortei di studenti di scuole medie superiori si stanno inoltre svolgendo a Roma, in due zone diverse della capitale dove si allarga la protesta degli studenti con occupazioni e autogestione in sempre più istituti. Davanti Montecitorio la polizia ha prima boccato e poi autorizzato una lezione all'aperto di una cinquantina di persone, fra studenti e professori del liceo Augusto. Anche ai Castelli la situazione non cambia.

Un corteo di protesta è stato organizzato oggi a Napoli dagli studenti del liceo linguistico e sociopedagogico 'Villari' che hanno dichiarato di essere "in stato di agitazione". Alla manifestazione - riferiscono i promotori - si sono aggregati studenti di altre scuole della zona. Gli studenti del liceo Classico 'Pansini' hanno deciso di non sospendere le lezioni ma di occupare la scuola di pomeriggio e di notte. Anche a Milano e provincia sono partite le prime occupazioni di scuole contro il decreto Gelmini.

(22 ottobre 2008)

 

2008-10-17

LA SCHEDA. Tutti i motivi di una protesta che da settimane

mobilita insegnanti, alunni e genitori. E i testi delle leggi

Dal maestro unico ai precari

le leggi al centro della protesta

di SALVO INTRAVAIA

Dal maestro unico ai precari le leggi al centro della protesta

Dal maestro unico ai precari degli enti di ricerca: ecco tutti i motivi di una protesta che da settimane porta in piazza insegnanti, alunni e genitori, tutti contro il ministro dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini.

Il maestro unico. Il ripristino del maestro unico nella scuola primaria sin dal prossimo anno scolastico è uno dei temi che mette d'accordo insegnanti, genitori e buona parte dei pedagogisti. Il team (tre insegnanti che operano su due classi) ha portato la scuola elementare italiana ai primi posti nelle classifiche internazionali. Il nostalgico ritorno al maestro unico, spiegano i sindacati, è dettato soltanto da "necessità di cassa" e accorcerà il tempo scuola a 24 ore settimanali: 4 ore e mezzo al giorno (il testo della legge)

I tagli agli organici della scuola. I pessimisti parlano di smantellamento della scuola pubblica italiana, il governo parla di tagli per eliminare gli sprechi. Sta di fatto che la Finanziaria estiva prevede una autentica cura da cavallo per il personale della scuola. Una serie di "operazioni", come quella del maestro unico o la riduzione delle ore di lezione alla media e al superiore, consentiranno all'esecutivo di tagliare 87 mila e 400 cattedre e 44 mila e 500 posti di personale Ata: amministrativo, tecnico e ausiliario. Saranno i 240 mila docenti precari delle graduatorie provinciali a pagare il salatissimo prezzo della "razionalizzazione" delle risorse e gli 80 mila Ata che ogni anno consentono alle scuole di funzionare (il testo della legge)

Le classi per gli alunni stranieri. La creazione di classi differenziate per gli alunni stranieri, "rei" di rallentare i processi di apprendimento degli alunni nostrani, non era messa in conto. Ma da quando la Lega ha preteso e ottenuto l'approvazione di una mozione che istituisce di fatto le classi "per soli stranieri" la questione si aggiunge al lungo elenco di motivazioni che portano il mondo della scuola a protestare (il testo della mozione)

La chiusura delle scuole. Per rastrellare alcune centinaia di posti di dirigente scolastico e, bidello e personale di segreteria il ministro Gelmini ha imposto alle regioni, che si sono ribellate, di mettere mano ai Piani di dimensionamento delle rete scolastica. Secondo i calcoli effettuati dai tecnici di viale Trastevere, una consistente fetta delle 10.766 istituzioni scolastiche articolate in quasi 42 mila plessi scolastici va tagliata. Così circa 2.600 istituzioni scolastiche autonome rischiano di essere smembrate e accorpate ad altri istituti. Ma quello che preoccupa maggiormente gli amministratori locali è che il ministero vorrebbe cancellare dalla mappa scolastica del Paese circa 4.200 plessi con meno di 50 alunni.

Il contratto dei prof. Non è uno dei punti più indagati dai media ma i sindacati ricordano al governo che maestri e prof hanno il contratto scaduto da 10 mesi. E in tempi di tempeste finanziarie e inflazione galoppante la questione appare di un certo rilievo.

Il provvedimento "ammazza precari" degli enti di ricerca. Il tourbillon tocca anche le università e gli enti di ricerca dove la protesta ha già dato luogo ad occupazioni e manifestazioni che vedono gomito a gomito studenti e professori, a partire dalla legge 133 sui precari (il testo).

In base a un disegno di legge, già approvato dalla Camera, che contiene una norma sulla stabilizzazione dei precari, 60 mila cervelli nostrani che fino ad oggi hanno lavorato presso università ed enti di ricerca rischiano di vedere andare in fumo i loro sogni. Se gli enti da cui dipendono non riusciranno a stabilizzarli entro il 30 giugno 2009 dovranno trovarsi un'altra sistemazione: magari all'estero (il testo del provvedimento)

La privatizzazione delle università. La coppia Tremonti-Gelmini, secondo studenti e mondo accademico, ha messo al collo degli atenei un autentico nodo scorsoio che li metterà nelle mani dei privati. Il decreto-legge 112 prevede la riduzione annuale, fino al 2013, del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio del 46 per cento sulle spese di funzionamento. Un combinato che farà mancare l'ossigeno agli atenei e li costringerà, anche attraverso la trasformazione in Fondazioni, a cercare capitali privati.

Il turn over "col contagocce". Ogni cinque professori universitari che andranno nei prossimi anni in pensione gli atenei potranno assumere un solo ricercatore. Quella di entrare stabilmente nel mondo universitario, per migliaia di precari già in forze presso gli atenei, diventa un autentico miraggio. Per questo gli studenti dell'Unione degli universitari hanno coniato lo slogan "sorridi ... se ci riesci".

(17 ottobre 2008)

 

 

Nel giorno dello sciopero nazionale dei Cobas, studenti, professori e genitori

hanno sfilato contro i provvedimenti del governo. Sei Regioni: "Ricorso a Consulta"

Scuola in piazza: "No alla Gelmini"

In tutta Italia iniziative e cortei

Atenei, ancora occupazioni e assemblee. Il ministro: "Non capisco le ragioni"

Il capo dello Stato: "Non bisogna dire solo no e farsi prendere dalla paura"

di GIOVANNI GAGLIARDI

Scuola in piazza: "No alla Gelmini" In tutta Italia iniziative e cortei

La manifestazione di Roma

ROMA - "Decreto Gelmini, meno tempo per in nostri bambini", "taglia e ritaglia, l'alunno raglia", sono solo alcuni degli slogan esposti o urlati dal popolo della scuola pubblica. Genitori, insieme a ragazzi e insegnanti, dalle materne all'università, si sono ritrovati a Roma, ma si è manifestato anche in altre città italiane, in occasione dello sciopero generale indetto dai Cobas e da Rdb, contro i provvedimenti decisi dal governo. "Le ragioni della protesta francamente non le comprendo", ha detto il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini. Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Non bisogna dire solo no e farsi prendere dalla paura". E sei Regioni annunciano il ricorso alla Consulta.

Cobas. "Una giornata assolutamente straordinaria, lo sciopero più grande mai organizzato dai Cobas e dal sindacalismo di base con punte massime nella scuola, dove nelle principali città si è arrivati al 60-70% di adesione, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel Pubblico Impiego, nei trasporti e in molti settori privati. Enorme la manifestazione di Roma, con oltre 400.000 persone in un corteo", riassume Piero Bernocchi, leader dei Cobas scuola. E non a caso, proprio il mondo della scuola, dalle elementari fino all'università, è stato l'anima dei cortei che oggi hanno percorso le città italiane.

Le manifestazioni. La manifestazione nazionale di Roma ha visto una massiccia partecipazione dal settore della scuola, del pubblico impiego, dei trasporti, del precariato, ma anche dei giovani lavoratori dei centri commerciali, dei movimenti studenteschi e per i diritti sociali. Uno spezzone composto dal movimento studentesco ha deviato verso il Colosseo per andare a protestare sotto il ministero della Pubblica Istruzione.

A Milano si sono svolte tre manifestazioni che hanno attraversato la città, con un presenza complessiva di centomila persone. Una delegazione di Rete scuole è stata ricevuta nell'Ufficio scolastico regionale dal dirigente provinciale Antonio Lupacchini. Cortei ci sono stati anche a Genova, Palermo, Bologna, Venezia e Napoli. A Bologna in 300 hanno fatto 10 chilometri a piedi in una sorta di pellegrinaggio anti-Gelmini. Ora si aspetta il 30 ottobre, quando ci sarà un'altra mobilitazione - stavolta monotematica - organizzata dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.

Negli atenei. Continuano le mobilitazioni degli studenti negli atenei di tutta Italia. E' ormai un bollettino, anche difficile da aggiornare, che va su tutto il territorio nazionale, da nord a sud, con occupazioni delle aule, assemblee spontanee e tanti studenti in corteo. A Firenze prosegue l'occupazione dell'edificio D5 di Novoli. Un corteo con almeno 10mila partecipanti è atteso domani nelle vie del centro. Un altro, in contemporanea, si svolgerà invece a Sesto Fiorentino con oltre mille persone che sfileranno nelle strade principali della cittadina. Sempre a Sesto, nel pomeriggio si terrà una manifestazione coi genitori del circolo didattico delle scuole locali a cui è prevista un'adesione di centinaia di persone. A Palermo è in corso una assemblea d'ateneo organizzata in collaborazione con docenti e ricercatori.

A Ferrara oggi si chiude il ciclo di assemblee organizzate dalla Rua-Udu Ferrara che rilancerà su una appuntamento generale dell'Ateneo. A Parma, nella facoltà di Economia, assemblea organizzata dall'Udu Parma. In Calabria si è costituita un'assemblea permanente che ha di fatto occupato l'aula Filologia 8 della facoltà di Lettere e filosofia. A Brescia per oggi è previsto un presidio davanti al rettorato dell'associazione Studenti democratici ed una conferenza stampa. A Piacenza fiaccolata stasera a cui parteciperà anche il sindaco.

A Milano la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi è stata occupata nel primo pomeriggio dal collettivo degli studenti. Per questa sera, nella sede di via del Conservatorio, è stata organizzata una notte bianca di protesta. Lunedì prossimo gli studenti parteciperanno agli stati generali dell'Accademia di Belle Arti di Brera per decidere il blocco della didattica, il giorno dopo toccherà a tutte le facoltà della Statale riunirsi per decidere l'interruzione delle lezioni e, infine, venerdì prossimo sarà organizzata una notte bianca che coinvolgerà tutti gli atenei cittadini.

Niente protesta nel fine settimana all'Università La Sapienza di Roma: si di-soccupa stasera per ri-occupare lunedì mattina. "E' nostra intenzione mettere in atto una protesta flessibile e sospendere per il fine settimana l'occupazione delle Facoltà di Lettere e Fisica per poi riprendere la protesta lunedì", spiega Francesco Rapanelli, uno dei leader della protesta.

Regioni. Intanto si fa sempre più aspro il confronto con le Regioni, dopo la rottura avvenuta durante la Conferenza unificata a Roma, che ha visto le Regioni hanno abbandonare la seduta per protesta contro le decisioni del governo per la scuola, a fronte della minaccia, contenuta nel decreto 154, di commissariamento di Regioni ed enti locali, che entro il 30 novembre non attueranno un piano di ridimensionamento degli istituti scolastici.

Il Lazio, insieme a Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Sardegna, farà ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità della riforma Gelmini. "Si mette in discussione l'articolo 64 che lede le competenze regionali di programmazione scolastica oltre al principio della autonomia", spiega l'assessore all'Istruzione Silvia Costa.

Gelmini: "Non capisco la protesta". E mentre tra il mondo della scuola e il ministro Gelmini la discordia sembra regnare sovrana, il ministro ribadisce di non capire il perché delle ostilità. "Le ragioni della protesta francamente non le comprendo e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza - ha detto parlando a Mattino 5 - in realtà non abbiano letto il provvedimento, perché non si capisce come mai si occupino le università, si facciano manifestazioni nella scuola secondaria, che sono ambiti minimamente toccati dal provvedimento".

Il provvedimento - ha precisato - riguarda solo la scuola primaria e la scuola media inferiore: "Introduce la valutazione del comportamento, lo studio dell' educazione civica, il ritorno ai voti come meccanismo di valutazione". Quanto al tempo pieno, se le famiglie reagiscono così, per il ministro, il colpevole è "la sinistra che sta facendo una campagna di disinformazione".

Napolitano. Sui temi che stanno agitando il mondo della scuola è intervenuto anche Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica ha colto l'occasione dell'incontro con gli alunni vincitori della XVI edizione del concorso 'Immagini per la terra'. Rispondendo alla domanda di una bambina sulle magre prospettive di lavoro che aspettano tanti insegnanti e le loro famiglie a causa della riforma Gelmini, il Capo dello Stato ha spiegato di non essere il ministro dell'Istruzione. "Posso guardare a quello che fa il governo e a quello che fa il Parlamento - ha sottolineato -, credo prima di tutto che bisognerà essere un po' attenti e non farsi prendere dagli allarmismi e dalle esagerazioni. Certo bisogna cambiare parecchio nella scuola e lo si fa discutendo. Poi si può essere d'accordo oppure no, ma non bisogna dire solo no, non bisogna farsi prendere dalla paura".

(17 ottobre 2008)

 

Grande corteo a Roma. Sindacalismo di base e società civile

Nella manifestazione genitori, maetri, professori e tantissimi studenti

Scuola, trecentomila in piazza

"E' solo l'inizio della protesta"

di ANDREA DI NICOLA

Scuola, trecentomila in piazza "E' solo l'inizio della protesta"

Il corteo di roma

ROMA - "Non pagheremo noi la vostra crisi". Il copyright è degli universitari ma lo slogan rimbalza di spezzone in spezzone nel corpaccione del grande corteo in difesa dell'istruzione pubblica che ha attraversato la città sotto una pioggia scrosciante. Un corteo di studenti medi e universitari in primo luogo, e poi di professori, maestri, lavoratori della scuola e genitori. Società civile, insomma, della quale i Cobas e il sindacalismo di base hanno intercettato l'urgenza di voler esprimere il proprio no a quella che tutti chiamano "la distruzione della scuola pubblica".

Fuori la politica ufficiale, fuori i partiti a parte qualche striscione di Rifondazione però estraneo al centro della protesta. Il corteo dei trecentmila, si capisce subito, non è nato nelle loro sedi, ma nelle scuole elementari, nelle case dei promotori dei mille comitati genitori che stanno nascendo in tutta la penisola, nelle facoltà occupate.

Che sarebbe stata una manifestazione imponente lo si era capito dalla prima mattina, nello stupore generale a partire dagli organizzatori. Alle 9,30 piazza Esedra era già piena. E la cifra comune un po' a tutti, tranne ai tanti bambini delle elementari felici per questa giornata in cui possono fare confusione con l'approvazione di maestre e genitori, è la preoccupazione. Quella delle maestre in ambasce per il posto di lavoro che girano con cartelli fatti in casa con su scritto "taglia, taglia, il bambino raglia" o che,m orgogliosamente rivendicano "sono già un maestro unico". I genitori, preoccupati anche loro, perché già si vedono con i piccoli a casa ad ora di pranzo e costretti a rivedere tutta l'organizzazione familiare si sono presentati con delle magliette verdi con su scritto "il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini". I ragazzi dei licei la loro preoccupazione la esprimono in modo diretto: "Preokkupati per il futuro", scrivono quelli della Rete degli studenti che danno anche un consiglio alla ministra "i tagli te li fai ai capelli". I precari della scuola, veramente in tanti, che temono di aver buttato anni ed anni. Gli universitari che portano in piazza il loro incubo: la precarietà del futuro. Non a caso il loro striscione è firmato "studenti precari" e in tanti girano con un cartello scritto in inglese: "Sono uno studente italiano, adottatemi". Mentre il collettivo di Scienze ha scritto sullo striscione "Tagli, privatizzazioni, precarietà. Ecco l'università spa".

Il corteo scorre lento verso piazza San Giovanni e quando la testa raggiunge l'arrivo la coda è ancora in piazza Esedra. Questo al di là delle cifre dà il senso della grandezza della manifestazione. E da un capo all'altro le star sono sempre loro: Gelmini, Brunetta, Tremonti. Berlusconi è quasi dimenticato negli slogan e negli striscioni. Il ministro della Funzione pubblica è ritratto mentre con una flebo succhia il sangue agli impiegati pubblici e quando da un camion gli dedicano "Un giudice" di De Andrè, con allusione alla statura del ministro, è un boato.

Il clima è tranquillo e sereno, d'altra parte aspettarsi che austeri professori di greco e latino si potessero trasformare in black bloc sarebbe stato arduo. E tuttavia qualche momento di tensione c'è stato quando universitari e studenti medi hanno deciso di andare a trovare la Gelmini nella sua tana, al ministero della Pubblica Istruzione, fuori dal percorso programmato. "Siamo stati ieri da Tremonti, se no la Gelmini ci rimane male", sorride un ragazzo dietro lo striscione di Roma III. I responsabili dell'ordine pubblico capiscono che non ci sono pericoli: le facce di quei ragazzi dicono che non sono degli sfasciatutto e quindi acconsentono al fuori programma.

E così mentre a San Giovanni si comincia a tornare a casa, i più giovani prolungano la protesta. Nei confronti dei poliziotti e carabinieri nessuna provocazione solo improbabili inviti a ballare e slogan per ricordare agli uomini e alle donne in divisa che "anche voi avete dei figli, stiamo lottando anche per loro". Anche per la ministra un solo coro: fuori, fuori. "Ci accusano di non voler dialogare - dice Francesco di Scienze della Sapienza - perché non viene fuori a parlare con noi?".

La Gelmini non scenderà ma loro non si scompongono: "Andremo avanti fino a che non sarà ritirata la legge 133. Da domani occupazioni a oltranza in scuole e università. Oggi è solo l'inizio". Casualmente il "ce n'est qu'un debut" del '68. Loro forse nemmeno lo sanno e, per quanto sono distanti dai movimenti del passato, se lo sanno se ne fregano.

(17 ottobre 2008)

 

2008-10-16

Nelle Università di Bologna, Firenze e Pisa prime occupazioni

A Roma migliaia in corteo: protesta anche alla stazione Termini

Le università in rivolta

Domani il corteo dei Cobas

Le Regioni contestano il governo sui tagli alle scuole più piccole

Le università in rivolta Domani il corteo dei Cobas

Bologna, lezione in piazza del liceo Minghetti contro la riforma Gelmini

ROMA - Clima sempre più caldo negli atenei italiani. Per protestare contro la legge 133/08 continuano i vari sit-in e manifestazioni nelle varie città italiane. E si registrano anche le prime occupazioni. A Roma una affollatissima assemblea all'aperto alla Sapienza si è trasformata in un corteo diretto verso il ministero dell'Economia. Migliaia di studenti sono poi arrivati alla stazione Termini, che hanno occupato per qualche minuto.

E c'è attesa per la manifestazione dei Cobas domani nella capitale, mentre le Regioni annunciano di interrompere il dialogo con il governo se non ritira le norme sui piani di ridimensionamento delle scuole più piccole.

Oggi è il turno dell'Aquila, dove gli studenti si riuniranno in un'assemblea promossa dall'Unione degli Universitari - L'Aquila (Udu L'aquila) nella Facoltà di Ingegneria. A Ferrara, gli studenti si riuniranno per una ulteriore assemblea organizzata dalla Rete Universitaria Attiva - Unione degli Universitari Ferrara (Rua-Udu Ferrara). A Lecce, assemblea generale studentesca promossa dall'Unione degli Universitari - Lecce (Udu-Lecce).

A Roma gli universitari della Sapienza sono in assemblea davanti al rettorato e chiedono il blocco della didattica. Tre-quattromila studenti sono riuniti nel piazzale della Minerva dove sono confluiti cortei provenienti da quattro facoltà. La riunione si doveva tenere nell'aula magna ma si è preferito farla all'aperto per il numero dei presenti.

"Sono al fianco degli studenti, ma la Protesta di per sè non risolve il problema, dobbiamo fare proposte concrete al governo per imporre un confronto", ha affermato prendendo la parola il preside di medicina e rettore in carica dal prossimo 31 ottobre, Luigi Frati. "La mobilitazione che c'è in tutta Italia, comunque - ha detto Frati - imporrà una riflessione al governo a cui penso vada presentata una piattaforma di proposte". Secondo il futuro rettore, infatti, "bloccare le lezioni per un giorno non serve, bloccarle a lungo danneggia i ragazzi e comunque sono decisioni che vanno prese in modo collegiale, non decide uno solo". Al termine dell'assemblea gli studenti sono partiti in corteo verso il ministero dell'Economia. Alla manifestazione partecipano anche i ricercatori e alcuni docenti. "Siamo in diecimila", dicono gli organizzatori. Molte le persone che si sono affacciate dalle finestre per salutare il corteo.

A Firenze invece gli studenti e i docenti hanno organizzato lezioni in piazza per coinvolgere la cittadinanza. Ieri gli studenti dell'Udu hanno occupato l'edificio D5 di Novoli. Rimangono occupate anche la facoltà di Agraria, il polo scientifico di Sesto Fiorentino e il dipartimento di Matematica Ulisse Dini. A Pisa un corteo di circa 200 studenti universitari e medi ha bloccato tra le 11,20 e le 11,40 alcuni binari della stazione. Il corteo è arrivato alla stazione dopo aver percorso alcune strade del centro storico urlando slogan contro il governo e contro la riforma Gelmini. Ieri, in una affollatissima assemblea, il rettore ha annunciato che la cerimonia di apertura dell'anno accademico salterà.

A Genova prosegue il blocco della didattica nella facoltà di Lettere. Assemblee in corso a Scienze politiche, Giurisprudenza e Lingue. Nel pomeriggio altre assemblee a Medicina, Scienze matematiche fisiche e naturali. Possibile il blocco della didattica a Ingegneria. Sempre nel pomeriggio a Lettere dibattito con studenti e genitori delle scuole di ogni grado. Domani la città sarà attraversata da tre cortei.

A Verona lezioni sospese per tutto il mese di ottobre: lo ha deciso all'unanimità il consiglio di facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell'università di Verona. "E' insopportabile essere destinatari di tagli indiscriminati - spiega il preside Roberto Giacobazzi - del tutto indipendenti dalla qualità della nostra ricerca e della nostra didattica". Infine a Bologna prosegue l'occupazione lanciata al termine dell'assemblea d'ateneo nella facoltà di Lettere cominciata ieri nel tardo pomeriggio.

La protesta nelle scuole. Ieri, mentre in decine e decine di scuole, elementari e medie, circoli e istituti comprensivi in tutta Italia, si protestava con la 'Notte bianca' contro la riforma Gelmini, la commissione Affari costituzionali del Senato dava parere favorevole al decreto. Un via libera arrivato con i soli voti della maggioranza visto che Pd, Idv e Udc hanno votato compattamente contro e hanno denunciato profili a loro avviso incostituzionali del decreto che riformuleranno per l'Aula come pregiudiziali.

Sempre nella giornata di ieri il ministro Gelmini è salita al Quirinale per un colloquio con Napolitano. Non si placa, intanto, la polemica per una mozione della Lega per introdurre classi ad hoc per gli studenti immigrati ha scatenato un putiferio, con una levata di scudi da parte dell'opposizione e dei sindacati. ''Stiamo lavorando per fare un grande sciopero perché non condividiamo affatto le scelte del governo e, attraverso la mobilitazione, vogliamo chiedere le modifiche al piano dell'esecutivo'', ha detto stamane il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

Intanto cresce l'attesa per la manifestazione che attraverserà domani Roma in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati autonomi. "Sarà il più partecipato di tutta la storia del sindacalismo antagonista", ha detto il portavoce nazionale dei Cobas della Scuola, Piero Bernocchi, in merito al corteo che partira da Piazza della Repubblica alle 10, per arrivare a San Giovanni. Bernocchi ha sottolineto come "da tutta Italia una marea di lavoratori e lavoratrici convergerà a Roma con centinaia di pullman, treni, navi e con migliaia di automezzi privati".

(16 ottobre 2008)

 

 

Si comincia domani, venerdì 17, con lo sciopero nazionale dei Cobas

Manifestazione a Roma e rischio di blocco degli istituti in tutta Italia

Scuola, un mese caldo

scioperi insieme ai cortei

di SALVO INTRAVAIA

Scuola, un mese caldo scioperi insieme ai cortei

Il mese di fuoco per scuola, università e ricerca parte domani, venerdì 17. Tra scioperi, occupazioni e manifestazioni l'intero mondo della formazione e della ricerca scientifica verrà attraversato da un autentico terremoto che vuole lanciare un chiaro segnale al governo. Le riforme messe in campo dall'esecutivo non piacciono a nessuno: genitori, alunni e prof.

Gli appuntamenti. Ogni giorno che passa l'elenco delle manifestazioni spontanee di insegnanti, alunni/studenti e genitori in varie città del paese si allunga. Il primo appuntamento ufficiale con lo sciopero è per domani (17 ottobre). I Cobas della scuola scendono in piazza ripromettendosi di fermare la didattica in tutta Italia. La manifestazione nazionale si svolgerà a Roma e partirà alle 10 da piazza della Repubblica. Anche gli studenti delle scuole superiori stanno affilando le armi: l'Unione degli studenti ha organizzato una tre giorni, dal 21 al 23 ottobre, di occupazioni e autogestioni degli istituti. In quei giorni il Senato dovrebbe approvare con il voto di fiducia il decreto-Gelmini. "Per questo abbiamo deciso di invitare le studentesse e gli studenti di tutta Italia a bloccare la didattica proprio in questi giorni, dimostrando ancora una volta tutta la nostra contrarietà a questo provvedimento", spiega Valentina Giorda. Il clou della protesta del personale della scuola è previsto per fine mese: il 30 ottobre incroceranno le braccia gli aderenti alla Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. Mentre il mondo universitario e della ricerca hanno già attivato le procedure per una giornata di sciopero che si svolgerà probabilmente il 14 novembre.

I motivi della protesta. Elencarli tutti non è cosa semplice. Il mondo della scuola è in rivolta per la cura dimagrante imposta dalla Finanziaria che farà sparire 132 mila posti in tre anni. Operazione che avrà effetti disastrosi sui 270 mila precari nelle liste provinciali. C'è poi il Dimensionamento della rete scolastica che dovrebbe cancellare dalla geografia scolastica italiana 2.600 istituzioni scolastiche e 4.200 plessi. Operazione che imposta alle Regioni, che ne hanno competenza, con un diktat poco gradito dai governatori che si rivolgeranno alla Corte costituzionale. L'intera scuola elementare combatte la "restaurazione" del maestro unico che dovrebbe sostituire il team di tre insegnanti su due classi. E il personale della scuola ricorda al governo di avere il contratto scaduto da 10 mesi. A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato l'altro ieri la maggioranza che ha approvato una mozione che prevede le "classi differenziate" per gli alunni stranieri.

Università e mondo della Ricerca ritengono di essere affossati dai i provvedimenti "ammazza precari" e per i tagli alle università. Gli studenti dell'Unione degli universitari hanno coniato lo slogan "sorridi ... se ci riesci". Il decreto-legge prevede la riduzione annuale fino al 2013 del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio del 46 per cento sulle spese di funzionamento. E ancora: una drastica riduzione del turn over al 20 per cento per l'università, la trasformazione degli atenei in fondazioni aperte ai privati. C'è poi la questione dei precari degli enti di ricerca che in base ad un disegno di legge del governo dovranno essere stabilizzati entro il 30 giugno 2009. Coloro che non avranno i requisiti o non troveranno posto saranno licenziati. Secondo la Cgil sono 60 mila i cervelli che fra pochi mesi dovranno trovarsi un altro lavoro o un altro paese che li ospiti.

(16 ottobre 2008)

 

2008-10-15

Da opposizione, sindacati e cattolici valanga di proteste contro la proposta leghista

Veltroni: "Come italiano non lo posso tollerare". Epifani: "Così torna l'apartheid"

Classi ponte, cresce l'indignazione

"Intollerabili, incivili, razziste"

Dubbi nel Pdl: la Mussolini scrive alla Gelmini e Alemanno chiede "una riflessione"

Classi ponte, cresce l'indignazione "Intollerabili, incivili, razziste"

ROMA - Opposizione, sindacati e mondo cattolico insorgono contro la mozione della Lega che introduce nelle scuole italiane "classi d'inserimento" per i figli degli immigrati, ma la novità presentata dal leghista Cota approvata ieri dalla Camera non convince neppure l'ala destra del Pdl. Se Walter Veltroni non esita a definire il provvedimento "intollerabile" e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani lo bolla di "inciviltà", Alessandra Mussolini, presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia ha chiesto un incontro urgente al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, mentre il sindaco di Roma Alemanno chiede "una pausa di riflessione".

La Mussolini scrive alla Gelmini. "Pur consapevoli della problematicità dell'inserimento dovuto alla lingua ed alle diversità culturali degli studenti stranieri - afferma la Mussolini - riteniamo però fondamentale per una reale integrazione la possibilità di scambi di sapere. Chiediamo, quindi, di valutare con la dovuta attenzione la possibilità di creare 'classi di transizione' che rischierebbero di dar luogo a diversità tra gli studenti suscettibili di trasformarli in cittadini socialmente diseguali".

Alemanno chiede tempo. Scettico, nel campo del centrodestra, anche Alemanno. "Sono sicuro che da parte del Parlamento non c'è alcun intento discriminatorio. Credo comunque - sostiene il sindaco della Capitale - che prima che il ministro disponga il dispositivo di legge, sia necessario un confronto con il mondo del volontariato, dell'associazionismo cattolico e con tutti coloro che operano nel campo dell'istruzione e dell'immigrazione".

Opposizione sulle barricate. Indignata invece la reazione del segretario del Pd Walter Veltroni. "Da italiano è intollerabile la mozione che è passata ieri in Parlamento sull'istituzione delle classi differenziali: avremmo tollerato quando eravamo noi gli emigranti che i nostri figli finissero in classi differenziali?". Parole di fuoco contro l'emendamento leghista approvato dalla maggioranza anche da Pierfelice Zazzera, capogruppo di Italia dei Valori in commissione Cultura alla Camera. "Una mozione umiliante, che soffia forte sul fuoco dell'intolleranza, che non va nella direzione dell'integrazione e dell'inclusione ma crea altri muri, divide, esclude e segrega", afferma.

Da Famiglia Cristiana l'accusa di razzismo. Spara a zero contro la novità introdotta dalla Lega anche il settimanale cattolico Famiglia Cristiana. Le classi ponte per gli studenti stranieri - sostiene il direttore don Sciortino, in un'intervista al Corsera - complicano l'integrazione e puntano all'espulsione degli immigrati". Con questi provvedimenti, aggiunge, si costruisce "l'humus in cui nascono continui episodi di intolleranza, violenza e razzismo".

Lo spettro dell'apartheid. Durissimo pure il commento del segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che non esita a evocare lo spettro dell'apartheid. "Una divisione così netta tra bambini che parlano l'italiano e coloro che non lo parlano ancora correttamente richiama gli aspetti bui dell'apartheid", dice sottolineando come questo atto sia "non solo l'ennesima dimostrazione dell'intolleranza razziale che caratterizza la destra al governo, ma anche la conseguenza della devastazione contenuta nei provvedimenti sulla scuola: i tagli previsti dalla riforma Gelmini determinano, infatti, l'impossibilità di seguire adeguatamente tutti i bambini nelle loro specificità".

Il valore della scuola pubblica. Parla di emendamento "ridicolo" il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. "Di questo passo - denuncia - arriveremo ad una scuola per i maschi e per le femmine, per il Nord e per il Sud, per i biondi e per i mori. Per i lavoratori la scuola resta il punto cardine del funzionamento dell'uguaglianza. Solo attraverso la scuola pubblica il popolo può formarsi e formare i propri figli".

La preoccupazione dell'Anci. Preoccupata delle ricadute negative del provvedimento sulle politiche di integrazione anche l'Anci, l'associazione dei comuni italiani. "Introduce per la prima volta nel nostro paese elementi di forte discriminazione nei confronti delle bambine e bambini stranieri", lamenta Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vicepresidente dell'Anci. "In Italia - aggiunge - sono circa 690.000 gli studenti stranieri presenti nelle nostre scuole che rappresentano oltre 190 diverse nazionalità. Nessuno mette in dubbio che per i minori stranieri ci sia necessità di un sostegno scolastico, ma questo si deve aggiungere alla normale programmazione delle attività e soprattutto deve essere inserito in quadro, concreto, di pari opportunità e di sostegno all'integrazione".

(15 ottobre 2008)

 

 

 

 

Assemblee in molte università: prof e studenti chiedono il blocco della didattica

Proteste nelle scuole, in molte città notte bianca contro la legge Gelmini

Scuola, notte bianca anti-Gelmini

e negli atenei dilaga la protesta

A Bologna occupata Lettere. Corteo a Roma, bloccato il traffico intorno alla Sapienza

Scuola, notte bianca anti-Gelmini e negli atenei dilaga la protesta

ROMA - Mondo della scuola e dell'Università in rivolta contro la legge Gelmini, contro i tagli annunciati e i cambiamenti nell'ordinamento universitario e contro il decreto che espelle dagli atenei i ricercatori precari.

Alla Sapienza di Roma la protesta di prof e studenti con la richiesta di stop della didattica. Nel pomeriggio, dopo un'assemblea gli studenti hanno sfilato in corteo uscendo dalla città universitaria bloccando il traffico.

E intanto si preparava nelle scuole la notte bianca contro il dl Gelmini. L'iniziativa, organizzata da genitori e insegnanti "perché la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma", ha coinvolto diverse istituti di tutta Italia.

A Bologna, capofila dell'operazione "Notte bianca", la kermesse anti-Gelmini comincerà già nel pomeriggio e saranno coinvolte decine di scuole. In serata è stata occupata la facoltà di Lettere dopo una lunga e affollata assemblea dei ricercatori e precari "e domani chiederemo a docenti e rettore di prendere una posizione sulla riforma Gelmini", annuncia Andrea, uno degli animatori della protesta.

A Milano, secondo quanto riferisce il sito 'Rete scuole', stasera saranno coinvolti almeno una decina di istituti. Mezza dozzina di istituti aderirà a Venezia. Appuntamenti sono previsti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio, Firenze, Pisa e molte altre città. A Napoli una fiaccolata attraverserà le vie cittadine, da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito.

All'appello lanciato dall"Assemblea genitori e insegnanti' hanno risposto diverse decine di scuole, elementari e medie, circoli e istituti comprensivi. Tante le iniziative in programma: si va dai laboratori artistici con clown e trampolieri alle danze afro. Ci saranno pure fiaccolate e mangiate di pizza e castagne. Diversi i cortei da un istituto all'altro con accompagnamento di bande e percussioni. Anche la provincia si mobilita con assemblee in vari centri.

Università. Alla Sapienza di Roma, in mattinata, si sono svolte assemblee a Geologia, Psicologia, Economia e Scienze politiche. Cortei interni alle facoltà hanno interrotto le lezioni: da Scienze Politiche è partito poi un corteo che si è diretto fuori della città universitaria con l'obiettivo di bloccare la circolazione del traffico sulle strade limitrofe. Prossimo appuntamento caldo è l'assemblea prevista per domani mattina alle 10 presso la facoltà di Lettere alla quale prenderanno parte il pro-rettore vicario dell'ateneo, Luigi Frati, il preside di Scienze umanistiche Roberto Antonelli, il preside di Lettere, Guido Pescosolido, gli studenti e tutti i docenti che lo desiderano. ''Chiederemo il blocco dell'anno accademico'', ha detto Giorgio Sestili, del coordinamento collettivi universitario.

A Milano le centinaia di studenti che hanno preso parte all'assemblea nell'aula 104 della Statale hanno stabilito i prossimi appuntamenti. Domani alle 12 assemblea di facoltà nel cortile di Scienze Politiche, in via Conservatorio. Venerdì prossimo parteciperanno allo sciopero generale dei sindacati di base con un corteo che partirà da via Festa del Perdono. Martedì prossimo, invece, prenderanno parte alla convocazione degli stati generali d'ateneo.

A Bari, questa mattina, studenti e lavoratori si sono riuniti in due distinte assemblee, convocate rispettivamente a Scienze politiche e ad Agraria, per studiare nuove forme di mobilitazione. Saranno due le forme di protesta sulle quali i manifestanti sono chiamati ad esprimersi: blocco della didattica e annullamento della cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico.

A Napoli gli studenti che hanno partecipato al corteo di protesta contro il decreto Gelmini e contro i tagli della finanziaria alla Ricerca hanno occupato la sede del rettorato dell'Università Federico II. I manifestanti - che dopo una assemblea permanente hanno raggiunto in corteo la sede del rettorato - chiedono un incontro con il rettore Guido Trombetti. Tra le varie proposte degli studenti il blocco della didattica qualora il decreto Gelmini non venisse ritirato.

A Bologna, dall'Enea al Cnr, sono tutti in stato di agitazione da una settimana. A piazza Maggiore a metà novembre, i ricercatori stenderanno sul Crescentone 1800 volti, i loro (li stanno raccogliendo al sito www.laricercacalpestata.it). Per dire quanto la ricerca è trattata male. Ma già oggi all'Enea (via Martiri di Montesole 4) è apertura straordinaria, dalle 19 a mezzanotte, per discutere del precariato nella ricerca pubblica.

Circa 300 studenti di Scienze Politiche hanno occupato l'aula del Consiglio della loro Facoltà chiedendo al preside Fabio Giusberti di esprimersi sul decreto Gelmini. Il preside e i docenti riuniti in Consiglio hanno poi abbandonato l'aula. Gli studenti sono rimasti per 20 minuti a discutere dei contenuti del documento da presentare domani ai Consigli delle facoltà interessate dalla protesta, tra le quali Lettere e Filosofia, Giurisprudenza, Scienze della Formazione, Scienze Politiche. Dopodiché hanno dato vita ad un corteo partito alle 15.30 da Strada Maggiore e diretto a Lettere per discutere con gli altri rappresentanti del documento di protesta.

A Firenze restano occupate molte medie superiori in città e in provincia: nel pomeriggio sit-in davanti a Palazzo Vecchio. Quattordici lezioni all'aperto, in varie piazze e nella stazione ferroviaria di Rifredi, saranno tenute domani mattina da docenti universitari e ricercatori precari, mentre rimangono occupati il Polo scientifico di Sesto e la facoltà di Agraria. Nel pomeriggio sit-in piazza della Signoria.

Sempre nel pomeriggio, all'università di Pisa, il rettore Marco Pasquali ha convocato un'assemblea di ateneo ''per fare il punto della situazione dopo l'approvazione della legge 133'', è stato spiegato, e ''per esprimere in modo unitario la protesta dell'ateneo contro provvedimenti che dal 2010 renderebbero insostenibile la situazione del sistema universitario nazionale''. In alcune scuole di Viareggio e Pietrasanta (Lucca), stasera genitori, insegnanti e alunni saranno in classe dalle 20 alle 24 per discutere in assemblee straordinarie la riforma Gelmini.

A Genova blocco delle lezioni, questa mattina, alla Facoltà di Lettere: "E' l'inizio della paralisi di tutto l'Ateneo", dicono gli studenti. Finora, a frenare l'avanzata del fronte caldo, erano stati proprio i precari. Ma adesso gli argini non tengono più. E sono pronti a seguire l'iniziativa di Lettere, Scienze Politiche e Lingue, in cui lo stesso preside ha denunciato una situazione di paralisi nel caso venga reso effettivo il licenziamento del 31 dicembre dei precari. E Giurisprudenza non dovrebbe stare a guardare. Anche le Facoltà di Scienze ed Ingegneria cominciano a dare segni di disponibilità ad aderire alla protesta.

Domani sera, poi, in via Balbi 4 è stata organizzata una "Festa in Facoltà contro Gelmini e Brunetta", dalle 19, in aula M: al centro un dibattito cui parteciperà tutto il cartello cittadino "anti-Gelmini, con genitori e docenti dalle scuole d'infanzia in su. L'occupazione di Lettere, poi, potrebbe cominciare proprio da qui.

A Padova gli studenti intendono chiedere una sospensione della didattica di tutta l'Università per protestare contro la riforma della scuola voluta dal ministro Gelmini. Per questo oggi oltre 700 studenti, capeggiati da leader dell'area dei Disobbedienti, si sono riuniti in un pacifico sit-in nel cortile nuovo di palazzo del Bo, sede del rettorato. Gli studenti chiedono un incontro urgente con il rettore Milanesi per proporre un'assemblea d'ateneo e la sospensione della didattica come segno di protesta contro la riforma della scuola.

(15 ottobre 2008)

 

 

2008-10-07

SCUOLA & GIOVANI

Passa il maxiemendamento del governo al decreto legge del ministro Gelmini

L'opposizione attacca: "Impedito il confronto, ha deciso tutto Tremonti"

Maestro unico e tagli alla scuola

la Camera approva la fiducia

Entro fine mese il provvedimento deve essere convertito dal Senato

Studenti e sindacati sul piede di guerra: "Ora mobilitazione più intensa"

Maestro unico e tagli alla scuola la Camera approva la fiducia

Sit in davanti Montecitorio

ROMA - La Camera ha votato la fiducia sul pacchetto Gelmini sulla scuola. Il maxiemendamento al decreto legge è stato approvato con 321 favorevoli, 255 contrari e due astenuti. Domani mattina alle 10.30 inizierà l'esame degli ordini del giorno presentati al provvedimento, mentre il voto finale della Camera sull'intero decreto arriverà giovedì. Il testo passerà quindi al vaglio del Senato, dove dovrà essere convertito in legge entro il 31 ottobre.

Torna il maestro unico. Nel provvedimento sono contenuti i cambiamenti ampiamente annunciati nei giorni scorsi: dal maestro unico al blocco del turn over nei prossimi tre anni per circa 150 mila insegnanti, dal ritorno al grembiule al voto in condotta. Sul maestro unico, uno dei punti più contestati da opposizione e sindacati, il decreto prevede l'abolizione, a partire al prossimo anno, del team di insegnanti alle elementari (ora sono tre per due classi).

Orario di lavoro più lungo. Quanto alle ore del tempo pieno, queste saranno coperte dallo stesso maestro unico, che dovrebbe lavorare un maggior numero di ore. Il decreto prevede che per le ore di insegnamento aggiuntive, rispetto all'orario d'obbligo, si possa attingere per il 2009 dalle casse delle singole scuole.

Accontentata la Lega. Il maxiemendamento modifica invece l'articolo 1 lì dove si prevedeva la nuova disciplina "Cittadinanza e Costituzione", introducendo, per "promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta Costituzionale", iniziative "per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale'', come richiesto dalla Lega Nord.

Le regole per bocciare. Per quanto riguarda le bocciature il testo stabilisce che "nella scuola primaria i docenti con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione". Alle medie sarà necessaria "una decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe" e si dovrà tenere conto anche di "disturbi specifici di apprendimento e della disabilità".

I voti in cifre. Tornano anche i voti in decimi per cui al voto insufficiente è stata sostituita la dicitura "al voto inferiore a sei decimi". Voti che saranno usati anche per l'esame finale. Infine il provvedimento interviene sulle edizioni dei libri scolastici che, alle medie e alle superiori, saranno rinnovate (salvo casi particolari) ogni sei anni, e gli specializzandi Ssis, che potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda ma nelle posizioni spettanti in base ai titoli.

L'opposizione all'attacco. Il voto di fiducia di Montecitorio è stato preceduto da un duro scontro tra maggioranza e opposizione. "Questa riforma si scrive Gelmini ma si legge Tremonti e il governo ha detto di no a qualsiasi possibilità di interlocuzione sul testo", ha denunciato Silvana Mura dell'Idv rilevando che nel testo "ci sono solo tagli". Un provvedimento, lamenta ancora il movimento di Antonio Di Pietro, che "rottama la scuola e con essa il diritto all'istruzione".

"Un pasticcio contro il futuro". Valutazione identica a quella fatta dal Pd. "Il vero autore del decreto è Tremonti, secondo cui la scuola italiana, sebbene buona, è troppo costosa", ha accusato Maria Coscia. "Dall'opposizione - ha aggiunto - non c'è stato nessun comportamento ostruzionistico ma solo la voglia di confrontarsi sul merito" mentre ora il "pasticcio contenuto nel decreto impedisce di costruire un futuro per il Paese".

Vota contro anche l'Udc. Contro la fiducia ha votato anche l'Udc. "Sono d'accordo sul fatto che la reintroduzione del voto in condotta o del grembiulino non migliorerà la situazione drammatica in cui versa la scuola, ma rimane il fatto che il titolare dell'Istruzione, contrariamente alle sue promesse ne sta cambiando il volto senza avviare prima un dibattito ampio e senza il consenso dei protagonisti del comparto", ha spiegato Luisa Capitanio Santolini, ribadendo che "nessuna urgenza giustifica un decreto sulla scuola blindato dalla fiducia".

La manutenzione della Gelmini. Accuse che non sembrano aver scalfito le certezze della maggioranza. "Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola, che rimetta al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia", ha fatto sapere il ministro Mariastella Gelmini ricordando lo "sforzo in atto da parte del governo per riqualificare la spesa" che, nel settore della scuola, si traduce in "un riposizionamento delle risorse".

Studenti in piazza venerdì. Vanificata in Parlamento con il voto di fiducia, l'opposizione al pacchetto Gelmini continua però nelle piazze e nelle scuole. Venerdì prossimo gli studenti della Rete degli studenti medi annunciano una nuova ondata di manifestazioni. "Porre la fiducia sul decreto - sostiene il coordinamento - è l'ennesimo atto dei bulli di governo, che non vogliono nessun dialogo e preferiscono imporsi sempre e comunque con la forza".

La Sapienza mobilitata. In fibrillazione anche l'università: un gruppo di studenti della Sapienza a Roma ha occupato il Rettorato, annunciando una "assemblea d'ateneo, aperta a tutte le componenti, per giovedì 16 ottobre nell'Aula magna".

Sindacati sul piede di guerra. Anche i sindacati intanto si preparano alla protesta: secondo Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, se la fiducia alla camera "è la risposta del governo alla disponibilità al dialogo" espressa dai confederali "allora sarà inevitabile l'intensificarsi della mobilitazione". Mentre per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, il maestro unico "non ha nessuna motivazione d'urgenza. E' uno scontro che si poteva evitare. I veri problemi si avranno - prevede - quando si dovrà attuare il meccanismo dei tagli. Andremo ad una mobilitazione forte di tutto il sindacalismo scolastico".

(7 ottobre 2008)

 

Il provvedimento contiene anche il ritorno del maestro unico

Il maxiemendamento scuola su cui si vota la fiducia

(Ddl Camera 1634-A)

Voto di fiducia alla Camera sul decreto di riforma della scuola. Il testo, sul quale il governo ha presentato un maxiemendamento contiene un nutrito pacchetto di disposizioni parte delle quali inserite già nel testo approvato dalla Commissione. In particolare a partire dal prossimo anno scolastico, con il ritorno del maestro unico alle elementari i docenti della scuola elementare impegnati oltre le 24 ore settimanali di base verranno retribuiti attraverso un fondo istituito presso la scuola ma finanziato dal Ministero. Tornano i voti espressi in decimali ma nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado la bocciatura degli alunni dovrà essere decisa all’unanimità dal consiglio di classe e collocata nei casi di eccezionalità "comprovati da specifica motivazione". Viene poi previsto lo stop alle continue riedizioni dei libri scolastici: nella scuola primaria la cadenza di rinnovamento dei testi sarà quinquennale, mentre nella scuola secondaria di primo e secondo grado la cadenza diventa di sei anni. I docenti e le case editrici hanno comunque la possibilità di adottare nuove edizioni nel caso di "eventuali appendici di aggiornamento". Per quel che riguarda i nuovi accessi di personale gli studenti che stanno terminando il ciclo formativo presso le università verranno inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda, come previsto dal testo iniziale del decreto, ma "nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti". Lo stesso trattamento anche per i docenti che stanno conseguendo l’abilitazione all’insegnamento di materie musicali. Infine arriva un piano per sveltire gli investimenti nel campo dell'edilizia scolastica e della sicurezza. (07 ottobre 2008)

Ddl Camera 1634 -A- Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE SULLA QUALE IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA

Sostituire l'articolo 1 con il seguente:

Art. 1.

1. Il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, è convertito in legge, con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge (A.C. 1634), del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Allegato

All'articolo 1:

al comma 1, dopo le parole: articolo 11 del sono inserite le seguenti: regolamento di cui al;

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale.

All'articolo 2:

al comma 1, dopo le parole: previsto dal sono inserite le seguenti: regolamento di cui al;

dopo il comma 1, è inserito il seguente:

1-bis. Le somme iscritte nel conto dei residui del bilancio dello Stato per l'anno 2008, a seguito di quanto disposto dall'articolo 1, commi 28 e 29, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, non utilizzate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi. Al riparto delle risorse, con l'individuazione degli interventi e degli enti destinatari, si provvede con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari.;

al comma 2, le parole: espressa in decimi sono sostituite dalle seguenti: effettuata mediante l'attribuzione di un voto numerico espresso in decimi;

al comma 3, secondo periodo, le parole: al voto insufficiente sono sostituite dalle seguenti: al voto inferiore a sei decimi.

All'articolo 3:

al comma 1, le parole: è espressa in decimi ed illustrata sono sostituite dalle seguenti: sono effettuate mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi e illustrate;

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione.;

al comma 2, le parole: è espressa in decimi sono sostituite dalle seguenti: nonché la valutazione dell'esame finale del ciclo sono effettuate mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi;

al comma 3, sono premesse le parole: Nella scuola secondaria di primo grado.

al comma 3, dopo la parola: ottenuto sono inserite le seguenti:, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe,;

dopo il comma 3 è inserito il seguente:

3-bis. Il comma 4 dell'articolo 185 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, è sostituito dal seguente:

4. L'esito dell'esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall'alunno; conseguono il diploma gli studenti che ottengono una valutazione non inferiore a sei decimi;

il comma 4 è sostituito dal seguente:

4. Il comma 3 dell'articolo 13 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, è abrogato;

al comma 5, dopo le parole: degli studenti sono inserite le seguenti:, tenendo conto anche dei disturbi specifici di apprendimento e della disabilità degli alunni,.

All'articolo 4:

al comma 1, la parola: contenimento è sostituita dalla seguente: razionalizzazione; le parole: di cui al relativo comma 4 sono sostituite dalle seguenti: previsti dal comma 4 del medesimo articolo 64 e, dopo le parole: istituzioni scolastiche, sono inserite le seguenti: della scuola primaria.

il comma 2 è sostituito dai seguenti:

2. Con apposita sequenza contrattuale è definito il trattamento economico dovutoall'insegnante unico della scuola primaria, per le ore di insegnamento aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo di insegnamento stabilito dalle vigenti disposizioni contrattuali.

2-bis. Per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo, il ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ferme restando le attribuzioni del comitato di cui all'articolo 64, comma 7, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, provvede alla verifica degli specifici effetti finanziari determinati dall'applicazione del comma 1 del presente articolo, a decorrere dal 1o settembre 2009. A seguito della predetta verifica per le finalità di cui alla sequenza contrattuale prevista dal comma 2 del presente articolo, si provvede, per l'anno 2009, ove occorra e in via transitoria, a valere sulle risorse del fondo d'istituto delle istituzioni scolastiche da reintegrare con quota parte delle risorse rese disponibili ai sensi del comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nei limiti dei risparmi di spesa conseguenti all'applicazione del comma 1, resi disponibili per le finalità di cui al comma 2 del presente articolo e in ogni caso senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

2-ter. La disciplina prevista dai presente articolo entra in vigore a partire dall'anno scolastico 2009/2010, relativamente alle prime classi del ciclo scolastico.

All'articolo 5:

al comma 1:

al primo periodo, le parole: si sia impegnato sono sostituite dalle seguenti: si è impegnato e le parole: salvo le appendici di aggiornamento eventualmente necessarie sono sostituite dalle seguenti: salvo che per la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento;

al secondo periodo, le parole da: con cadenza fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: nella scuola primaria con cadenza quinquennale, a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi sei anni.;

al terzo periodo, le parole: del collegio dei docenti sono sostituite dalle seguenti: dei competenti organi scolastici.

Dopo l'articolo 5 è inserito il seguente:

Art. 5-bis. - (Disposizioni in materia di graduatorie ad esaurimento). - 1. Nei termini e con le modalità fissati nel provvedimento di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento da disporre per il biennio 2009/2010, ai sensi dell'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, i docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), attivati nell'anno accademico 2007/2008, e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti.

2. Analogamente sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione.

3. Possono inoltre chiedere l'iscrizione con riserva nelle suddette graduatorie coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica; la riserva è sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione relativa al corsodi laurea e ai corsi quadriennali sopra indicati e la collocazione in graduatoria è disposta sulla base dei punteggi attribuiti ai titoli posseduti.

All'articolo 6:

al comma 1, dopo le parole: 1990, n. 341, sono inserite le seguenti: e successive modificazioni, e le parole:, rispettivamente, nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sono sostituite dalle seguenti: nella scuola primaria o nella scuola dell'infanzia, a seconda dell'indirizzo prescelto.

All'articolo 7:

la rubrica è sostituita dalla seguente: Modifica del comma 433 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, in materia di accesso alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia;

al comma 1, capoverso:

al primo periodo, le parole: scuole di specializzazione mediche sono sostituite dalle seguenti: scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia;

al secondo periodo, la parola: superino è sostituita dalla seguente: superano.

Dopo l'articolo 7, è inserito il seguente:

Articolo 7-bis.

(Provvedimenti per la sicurezza delle scuole).

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, è destinato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso.

2. Al fine di consentire il completo utilizzo delle risorse già assegnate a sostegno delle iniziative in materia di edilizia scolastica, le economie, comunque maturate alla data di entrata in vigore del presente decreto e rivenienti dai finanziamenti attivati ai sensi dell'articolo 11 del decreto-legge 1o luglio 1986 n. 318, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 1986, n. 488, dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1991, n. 430 e dall'articolo 2, comma 4, della legge 8 agosto 1996, n. 431, nonché quelle relative a finanziamenti per i quali non sono state effettuate movimentazioni a decorrere dal 1o gennaio 2006, sono revocate. A tal fine le stazioni appaltanti provvedono a rescindere, ai sensi dell'articolo 134 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, i contratti stipulati, quantificano le economie e ne danno comunicazione alla regione territorialmente competente.

3. La revoca di cui al comma 2 è disposta con decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentite le regioni territorialmente competenti e le relative somme sono riassegnate, con le stesse modalità, per l'attivazione di opere di messa in sicurezza delle strutture scolastiche finalizzate alla mitigazione del rischio sismico, da realizzare in attuazione del patto per la sicurezza delle scuole sottoscritto il 20 dicembre 2007, dal ministro della pubblica istruzione e dai rappresentanti delle regioni e degli enti locali, ai sensi dell'articolo 1, comma 625, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. L'eventuale riassegnazione delle risorse a regione diversa è disposta sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni.

4. Nell'attuazione degli interventi disposti ai sensi dei commi 2 e 3 del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, le prescrizioni di cui all'articolo 4 commi 5, 7 e 9 della legge 11 gennaio 1996 n. 23; i relativi finanziamenti possono, comunque, essere nuovamente revocati e riassegnati, con le medesime modalità,qualora i lavori programmati non siano avviati entro due anni dall'assegnazione ovvero gli enti beneficiari dichiarino l'impossibilità di eseguire le opere.

5. Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nomina un soggetto attuatore che definisce gli interventi da effettuare per assicurare l'immediata messa in sicurezza di almeno cento edifici scolastici presenti sul territorio nazionale che presentano aspetti di particolare criticità sotto il profilo della sicurezza sismica. Il soggetto attuatore e la localizzazione degli edifici interessati sono individuati d'intesa con la predetta Conferenza unificata.

6. Al fine di assicurare l'integrazione e l'ottimizzazione dei finanziamenti destinati alla sicurezza sismica delle scuole il soggetto attuatore, di cui al comma 5, definisce il cronoprogramma dei lavori sulla base delle risorse disponibili, d'intesa con il dipartimento della protezione civile, sentita la predetta Conferenza unificata.

7. All'attuazione dei commi da 2 a 6 si provvede con decreti del ministro dell'economia e delle finanze su proposta del ministro competente, previa verifica dell'assenza di effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica.

All'articolo 8:

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Dis. 1. 1. (Ulteriore nuova formulazione) Governo.

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito

http://www.unita.it

2008-11-07

 

 

 

 

 

2008-11-06

Università, il governo approva le linee guida

gelmini scuola proteste ansa 21 ottobre 2008

Dopo giorni di polemiche e manifestazioni nelle piazze e nelle scuole di tutta Italia, il Consiglio dei ministri è passato alla fase 2: dopo la scuola, ora tocca all'Università. Quella su cui il governo ha promesso di aprire il dialogo. Nel dubbio, intanto, ha approvato le linee guida presentate dalla Gelmini, relative all'autonomia degli atenei, alla responsabilità e al merito. Il ministro promette che sarà "un documento programmatico" aperto "al dibattito del mondo accademico, e che sarà oggetto di discussione nelle commissioni parlamentari competenti".

Il testo, in sostanza, anticipa i punti principali della riforma universitaria, che sarà poi oggetto di un disegno di legge, e prevede la deroga parziale del turnover disposto dalla 133 dello scorso 6 agosto per l'assunzione dei giovani ricercatori, e modifica i meccanismi per la selezione di professori associali e ordinari.

Intanto, l'Onda degli studenti non si ferma, a Palermo come a Roma, dove gli universitari della Sapienza hanno rilanciato la manifestazione nazionale del 14 novembre "per chiedere il ritiro totale dei tagli contenuti nella legge 133 e del decreto 137". L'Onda, che attraversa gli atenei di tutta Italia, è secondo gli studenti "la stessa che vede mobilitarsi le maestre elementari contro la distruzione del tempo pieno e del modello pedagogico della scuola primaria, la stessa che parla alle centinaia di migliaia di insegnanti precari delle scuole superiori che perderanno ogni speranza di lavoro e stabilizzazione a causa dei tagli di Tremonti e Gelmini, la stessa che sta mobilitando i ricercatori precari dell'università e degli enti di ricerca per rivendicare la stabilizzazione e il rilancio della ricerca pubblica".

A Roma fa eco Palermo, dove un cartello di università del Sud ha chiesto pari condizioni economiche per competere con quelle del Centro-Nord. I rettori degli atenei di Palermo, Messina, Reggio Calabria e Napoli II si sono riuniti per far sentire la loro voce, affinché il governo crei un quadro di parametri di valutazione certi per evitare disparità di trattamento. Nel capoluogo siciliano, la protesta anti-riforma è arrivata anche all'interno della Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, con un'irruzione di un gruppo di studenti che hanno issato uno striscione con la scritta "Fuori le aziende dalle Università".

A Palazzo Chigi è stato approvato anche il decreto legge che autorizza il ministero dell'Istruzione ad assumere personale docente di prima e seconda fascia presso le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica. Il decreto, ha sottolineato il ministro Mariastella Gelmini, è un provvedimento "piccolo", di 3 articoli più un quarto di copertura, ed interviene anche "in via transitoria sui concorsi dei docenti accademici: 1.800 per 3.700 idoneità da professore e 320 posti da ricercatore". Il meccanismo che regola la formazione delle commissioni per le selezioni sarà modificato, e questo comporterà uno slittamento delle prove. Ma, secondo Gelmini, "i concorsi non saranno posticipati sine die ed entro la fine di gennaio saranno pronte le commissioni con le nuove modalità".

Pubblicato il: 06.11.08

Modificato il: 06.11.08 alle ore 19.12

 

 

2008-11-03

Atenei, retromarcia governo: confronto con l'opposizione

corteo universitari contro la Gelmini a Palermo, foto Ansa

Primi segnali di marcia indietro da parte del governo sull'università.

Il primo ad aprire al confronto con l'opposizione è il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. Chiede la collaborazione del segretario del Pd Walter Veltroni perché spiega "so di aver commesso un errore in passato, quando ho fatto di tutto per cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza". Sulla scuola, ammette Calderoli, il governo ha "sicuramente" sbagliato in termini di comunicazione. Infatti, sottolinea il dirigente leghista,"nelle strade e in parlamento si sta protestando per cose che risalgono a luglio e agosto. Si è utilizzato il decreto Gelmini, che nulla c'entra con un euro tolto alle università, per sollevare il problema". I due temi sono separati e Calderoli si dice "d'accordo con gli universitari quando chiedono più formazione e più ricerca" mentre afferma di condividere il decreto Gelmini che "non è una riforma ma un intervento limitato alla scuola dell'obbligo".

D'altra parte sulla riforma dell'università arriva l'ufficializzazione di tempi molto ritardati. Lo annuncia il vicecapogruppo Italo Bocchino. "Il ministro Gelmini presenterà le linee guida della riforma dell'Università che sarà discussa preventivamente con tutte le parti interessate e solo dopò saranno oggetto di uno o più disegni di legge".

E anche da importanti esponenti del centrodestra arrivano segnali negativi per Gelmini e Berlusconi. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni all'inaugurazione del 146mo anno accademico del Politecnico di Milano ha detto: "Il mio è un invito al ripensamento. Capisco che in un momento di crisi bisogna stare molto attenti ma la razionalizzzazione deve puntare alla qualità. Non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose".

Dall'opposizione l'apertura viene presa con cautela. Bene il confronto, ma è possibile solo se il governo sospende i tagli. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, detta la linea per riaprire il dialogo con la maggioranza su scuola e università. "Vedo che il governo manifesta sull'Università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora. Ne prendiamo atto. Ma, - avverte il leader democratico - se il governo è interessato ad aprire su questi temi un confronto in Parlamento questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo". "Crediamo che la scuola e l'università - conclude Veltroni - abbiano bisogno di un intervento serio di rinnovamento e di riforma, su questa strada si può avviare in Parlamento un confronto reale che coinvolga il mondo della scuola ma, ripeto, dopo aver preliminarmente sospeso gli effetti perversi innescati dai tagli".

I sindacati intanto confermiamo lo sciopero e la manifestazione del 14 novembre. "L'esecutivo non ha mai avuto un confronto con noi neanche sui contratti che la 133 ha messo in grave rischio - ha spiegato Civica - e se non vorrà farlo dopo il 14 continueremo la nostra protesta, affiancata ad una proposta di riforma universitaria".

Ma nel frattempo i sindacati propongono un intervento per lo sviluppo dell'università italiana, che va in una direzione diametralmente opposta ai tagli imposti dalla legge 133, ma che anzi avvicini l'Italia alla media Ocse. Flc Cgil, Cisl e Uil università - insieme con la Cisal, il comitato nazionale universitario (Cnu), il sindacato universitario nazionale (Sun) e con i docenti, dottorandi, ricercatori e studenti (Adu, Adi, Andu, Apu, Cnru, Rnrp, Udu) hanno presentato le loro idee in contrapposizione alla legge 133 e in vista dello sciopero generale del settore del 14 novembre. "È necessario - ha spiegato Marco Broccati di Flc Cgil - un radicale rovesciamento del provvedimento legislativo che produrrebbe uno scenario di desertificazione, destrutturazione e definitiva scomparsa dell'università. Avvicinando l'Italia alla media Ocse, invece, l'università godrebbe di ben quattro miliardi di euro di finanziamento aggiuntivo". Tra le proposte dei sindacati figurano "una previsione pluriennale di crescita del finanziamento" che avvicini l'Italia alla media Ocse; un'operazione di reclutamento straordinario "per dare prospettiva all'abnorme area del precariato" e la ripresa di quello ordinario "evitando immissioni concentrate nel tempo e riavviando un processo di immissione di giovani".

Prevista anche l'istituzione di un organismo di coordinamento nazionale "capace di assicurare l'autonomia del sistema universitario e un suo sviluppo organico". Altro punto è la "rimozione delle barriere di accesso alle facoltà e la valorizzazione del merito degli studenti attraverso un monitoraggio nel corso del loro percorso di studio". Infine, una riforma del dottorato che organizzi i corsi in scuole in grado di fare da tramite tra la ricerca universitaria, la ricerca privata e i motori di innovazione. "Siamo i primi a denunciare i problemi dell'università perchè non è una questione che riguarda solo noi ma il Paese intero", ha aggiunto Sergio Sergi, professore associato all'università di Cassino, spiegando che sarebbe necessaria una "rimodulazione dell'assetto complessivo e un adeguato sistema di valutazione che potrebbe produrre senz'altro una diminuzione delle spese. I tagli indiscriminati della 133, invece, mettono alcuni atenei sull'orlo del baratro".

Pubblicato il: 03.11.08

Modificato il: 03.11.08 alle ore 20.17

 

 

 

 

2008-10-30

Epifani: "Un intero Paese insorge"

epifani, cgil

Quando sale sul palco di piazza del Popolo, dal basso esplode un boato. Guglielmo Epifani, il segretario della Cgil, parla al milione di persone che sono venute a Roma per dire no al decreto Gelmini. Lui lo chiama "un'intero paese che insorge": "State segnando una giornata memorabile – dice ai manifestanti – non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani. Non avevo mai visto una piazza così, forse avremmo dovuto scioglierne un'altra – dice a chi è rimasto fuori – ma probabilmente non c'è così grande da accogliere tutti".

Epifani poi si è rivolto ai giovani, a quelli che il governo chiama "facinorosi, strumentalizzati": "Non vi pentirete di stare con noi – dice Epifani – non permetteremo che il vostro impegno sia messo in discussione da qualcuno che ha cattivi pensieri. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà".

Poi il segretario della Cgil parla della riforma: "Hanno chiamato in causa Obama – dice – ma lo sanno che se sarà eletto investirà 20 miliardi nell'istruzione? E lo sa il nostro governo - incalzato Epifani – che sta arrivando una crisi, che già 200 mila persone nel settore privato sono stati licenziati o in cassa integrazione e a questi si aggiungono i precari della scuola, dell'università, della sanità, dello Stato? A quanto si vuole far arrivare il numero di persone che perderà il lavoro?".

E nel discorso di piazza del Popolo non manca un richiamo all’unità sindacale: oggi sono tutti insieme in piazza, ma dall’Alitalia alla riforma dei contratti, ultimamente Cgil Cisl e Uil non sono andate troppo d’accordo: "Non scambiamo un piatto di lenticchie – dice – per la forza di questa ritrovata unità. Non divida il governo quello che le persone vogliono tenere unito". Epifani lascia la piazza con un appuntamento, quello del 14 novembre, quando torneranno in piazza gli universitari e i ricercatori. E con un appello "Il Governo apra finalmente il dialogo. Non lo deve al sindacato, ma al Paese reale per il futuro dell'Italia".

Pubblicato il: 30.10.08

Modificato il: 30.10.08 alle ore 16.05

 

 

 

Roma invasa, cortei spontanei, gli universitari sotto il ministero

Rachele Gonnelli

manifestazione sindacale anti Gelmini, foto Unità

A piazza Esedra alle dieci e mezzo del mattino non si respira. La densità di persone a metro quadro è ben oltre la media. Cominciano ad essere occupati anche i "piani superiori": i più piccoli vengono issati sulle spalle dei papà, le ragazze su quelle di aitanti fidanzati e amici, anche i basamenti dei lampioni e delle le statue registrano il "tutto esaurito", gli striscioni a mano vengono giocoforza richiusi. La gente continua ad arrivare, o meglio a cercare un angolino. Ma non si passa, è tutto pieno. Il primo corteo stanziale della storia. Molti sono andati direttamente a piazza del Popolo e così a mano a mano tutte le strade intorno, attraverso piazza Barberini, non ci si muove. È così che partono altri tre cortei spontanei, per cercare altro spazio.

 

manifestazione sindacale anti Gelmini, foto Unità

Su via Nazionale prima sfilano gli studenti medi romani, con i testa il Virgilio, che vanno a protestare sotto la Prefettura per gli scontri provocati il giorno primo dai neofascisti di Blocco studentesco. Vogliono sapere perché nessuno ha impedito l'ingresso in piazza Navona del camion con i bastoni utilizzati per l'aggressione. Più tardi sempre invadendo metà della carreggiata di via Nazionale sfilano i manifestanti rimasti indietro: le insegnanti di Chieti, un drappello con le bandiere rosse e gialle della Fiom, un'altro con quelle dei chimici della Flc, studenti di Napoli e della Campania, una delegazione di Empoli, signore ammantate nella bandiera della Gilda, uno striscione dello Snals.

 

manifestazione sindacale anti Gelmini, foto Unità

Chi ha trovato quella via libera, si accoda. Nel senso opposto continuano a scorrere, lentamente, gli autobus e i taxi, vuoti (27 le linee deviate per l'invasione pacifica della città). Grandi applausi a un conducente della linea 64 che ha messo in bella mostra sul cruscotto un ritratto della Gelmini in versione "Santa Ignoranza".

Il "bello" di questo percorso, per i ragazzi specialmente, è passare nel tunnel sotto il colle del Quirinale. Perchè c'è un effetto eco e tutti urlano e fischiano contro la Gelmini e Berlusconi. Qualcuno prima di infilarsi nella galleria grida all'inquilino del palazzo con la bandiera tricolore: "Scendi giù a manifestare". Dai megafoni maestri e professori ricordano l'obiettivo del referendum per abrogare la controriforma ma i ragazzi urlano: "Con questa riforma noi a scuola non ci torniamo, occupiamo, occupiamo".

Un'altro corteo da piazza dei Cinquecento scende invece per via Cavour secondo un itinerario "classico". È quello scelto soprattutto dagli universitari.

Un grosso spezzone è partito in marcia di primo mattino direttamente dalla città universitaria de La Sapienza, bloccando la circolazione del quartiere di San Lorenzo. Sostengono di essere centomila e intendono dirigersi verso il ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere (la foto in homepage di Andreas Solaro), che subito viene blindato da una decina di blindati di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Qualche momento di tensione quando arrivano, per il lancio di uova a ora di pranzo verso le finestre del ministero. Qualche lacrimogeno viene spedito in risposta e tutto finisce lì. Gli universitari però non si disperdono ma continuano a "bloccare la città" compatti. La strada di ritorno passa per il Circo Massimo per dirigersi di nuovo a piazzale Aldo Moro, cortile de La Sapienza.

Non è l'unica manifestazione non autorizzata della giornata, del resto. A Roma Nord un corteo studentesco con i ragazzi del Mamiani e dei quartieri "alti" ha paralizzato il traffico di Prati.

 

manifestazione sindacale anti Gelmini, foto Unità

Gli studenti delle periferie metropolitane sono tantissimi e hanno un loro carnet di slogan, alcuni mutuati dalle curve dello stadio. Ma il più gettonato è senz'altro: "Noi la crisi non la paghiamo". Non sono nè di destra né di sinistra, come si legge in alcuni striscioni, ma come dicono quelli del Newton "Questa è una manifestazione dei sindacati, dei lavoratori e noi siamo tendenzialmente di sinistra, ma anche no. Partecipano alle occupazioni anche quelli di destra ma l'unico di loro che interviene in assemblea oggi è l'unico a non essere venuto".E così quando arrivano in piazza Esedra gli studenti di Latina e quelli con lo striscione "Pesenti presente", di destra, vengono fischiati ma dura poco e poi si fa loro posto.

Gli studenti dei licei artistici sono invece applauditi mentre spingono i mascheroni in cartapesta di Berlusconi e della Gelmini caricati a bordo di carrelli del supermercato.

I 236 pullman arrivati a Roma dalla Toscana - più un treno speciale da Pisa - hanno incontrato delle difficoltà a raggiungere il centro della capitale. Sono stati bloccati sul Grande raccordo anulare e sono stati in parte dirottati nel grande parcheggio della stazione metro di Anagnina, da dove, stufi di tanti intralci, una parte dei passeggeri ha proseguito a piedi, in corteo, con bandiere e fischietti.

L'obiettivo per tutti era raggiungere il palco dei sindacati in piazza del Popolo. Ma solo una minoranza alla fine della giornata potrà dire di esserci riuscita. È per questo che anche alla fine del comizio di Epifani la piazza non riesce a svuotarsi. Continuano ad affluire quelli che erano rimasti imbottigliati da qualche parte. Solo nel primo pomeriggio, alla fine, gli obelischi e le sfingi, le fontane e le Chiese gemelle tornano appannaggio dei turisti.

Pubblicato il: 30.10.08

Modificato il: 30.10.08 alle ore 17.40

 

 

"Contateci: siamo un milione" Bimbi, mamme e prof in piazza

Epifani: "Un intero Paese insorge"

Silvia Garambois

veltroni in piazza, scuola

"'Anvedi i professori, ahò". Quali sono? Quei signori un po' impacciati, con lo striscione "Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate con l'ignoranza", che proprio non hanno l'aria di essere habitué delle piazze? In questo fiume di gente che attraversa Roma, colorata, vivace, che canta, che suona - c'è la banda, ci sono i fischietti, c'è una fisarmonica che accompagna una classe di piccolini -, che recita filastrocche, sono tanti quelli come loro, un po' imbranati in mezzo ai liceali. I più scatenati sono i bimbi: "Uno, due, tre stella, la mia scuola si ribella...". Un gruppetto porta cartelli con su scritto "Io sono strumentalizzato". Lo sai cosa vuol dire? "Boh!", poi tornano a soffiare forte nel fischietto.

Maledettamente compresi nella parte, i bimbi si sentono e sono i protagonisti, la mamma da una parte e la maestra dall'altra, quegli striscioni fatti apposta per loro: "Ogni bambino è unico, le maestre sono tante". "Che bella manifestazione!", dicono ai lati della strada. Bella sì. Il corteo sta sfilando a Trinità dei Monti da 50 minuti, la testa del corteo ha raggiunto da tempo Piazza del Popolo, e qualcuno al telefonino grida: "Ma dove sei? Ancora a Termini? Ma quanti siete?". Corre voce che ci sono ancora i pullman fermi sul raccordo anulare, e dall'altoparlante danno i numeri: ne sono partiti 40 da Firenze, 18 da Arezzo, 38 dalle Marche, 30 dalla Puglia... Corre voce che nel serpentone della protesta ci siano ottocentomila persone: "No, siamo un milione!".

C'è il Gonfalone di Firenze, accompagnato dai costumi rinascimentali che sono emblema della città, c'è quello della Provincia di Napoli, ma ci sono anche i sindaci dei piccoli comuni, quelli con meno di cinquemila abitanti, quelli che perderanno la scuola. Sotto il Gonfalone di Polistena, con la fascia da sindaco, c'è il capo dell'opposizione, Massimo Frana: "Abbiamo votato all'unanimità un ordine del giorno contro la Gelmini, per questo rappresento io il comune: per noi, in Calabria, significa tagliare migliaia di posti di lavoro, 97 scuole nei piccoli comuni, è un regalo alla mafia".

Colori e suoni, palloni colorati, il colpo d'occhio dall'alto è di festa, ma ci sono in giro troppe orecchie d'asino (le portano i docenti, le portano gli studenti dei licei), troppe magliette con le frasi della protesta, troppa rabbia: "Referendum, referendum, referendum...". Sono stati i sindacati di categoria a organizzare questa giornata ( Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals), ma il passa-parola è andato assai oltre.

Anche i politici sono confusi nella manifestazione, c'è Veltroni, la Bindi, Mussi, Fioroni, c'è Nichi Vendola con Bertinotti, c'è Di Pietro, festeggiati, certo. Ma meno del bimbo che corre con la maglietta verde con su scritto: "Io amo la mia scuola". Ed è arrivato anche il sole...

Pubblicato il: 30.10.08

Modificato il: 30.10.08 alle ore 16.26

 

 

 

 

 

 

2008-10-25

Scuola, cortei e fiaccolate contro il ministro Gelmini

Scuola studenti gelmini corteo manifestazioni manifestazione

Il mondo della scuola ogni giorno fa sentire la sua voce contro il governo di destra Berlusconi e la sua "riforma", voluta dal ministro Mariastella Gelmini. Le manifestazioni, per lo più spontanee o organizzate localmente, hanno coinvolto diverse città. Ad Agropoli, in provincia di Salerno, gli studenti si sono addirittura legati e imbavagliati ai cancelli della scuola. Sono gli studenti del Liceo Classico e Scientifico della cittadina salernitana che, dopo tre giorni di corteo nel centro contro il decreto Gelmini, si sono legati ai cancelli del Liceo Classico. Oltre che legati, gli studenti, decine, si sono anche imbavagliati, sorreggendo un cartello con la scritta "Studenti non strumentalizzati". "Ci siamo legati ai cancelli contro chi vuole frapporre una barriera sempre più alta tra noi e la scuola - spiega Michele Rizzo, rappresentante d'Istituto degli studenti - il bavaglio è per chi vuole ridurci al silenzio. Pure imbavagliati, noi continueremo a difendere le nostre ragioni".

A Roma, gli studenti sono scesi in piazza spontaneamente in un corteo che si è snodato per le vie del quartiere di Centocelle: hanno partecipato 2500 ragazzi. Con un semplice passaparola cinque istituti superiori della zona - Kant, De Chirico, Benedetto da Norcia, Levi Civita, Amaldi - si sono ritrovati in piazza, e hanno protestato contro la riforma targata Gelmini. "Solo un tam tam, niente di organizzato - racconta Luca, studente del Kant - e da Centocelle siamo arrivati fino al parco di villa De Sanctis, pacificamente, le forze dell’ordine ci hanno accompagnato da lontano, tutto si è svolto in modo sereno". Cori e slogan sono quelli che accomunano la protesta da Nord a Sud: "Non pagheremo la crisi". E uno striscione per ogni scuola, "tutte molto attive, con assemblee e mobilitazioni", e quello del Kant accanto ad un "ollraitz" in inglese maccheronico ironizza "Gelmini docet".

Non si placa neanche a Firenze la protesta contro il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Studenti e professori della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze sono intervenuti in massa alla Fortezza da Basso, dove in questi giorni si sta svolgendo la terza edizione del Festival della Creatività, per svolgere pacificamente delle lezioni - si legge in una nota dell'ufficio stampa della manifestazione - in quella che, in questi giorni, rappresenta idealmente la roccaforte dell'innovazione e del libero pensiero. "Ci sembrava il luogo più adatto dove poter fare sentire la nostra voce in maniera pacifica - ha commentato uno degli studenti - tutto ciò che vogliamo è poter continuare a studiare ed esprimere le nostre idee".

A Napoli a scendere in piazza sono stati centinaia di studenti delle scuole superiori di numerosi quartieri della città e di alcuni istituti della provincia. Un corteo estemporaneo è partito, in mattinata, da piazza del Gesù dirigendosi in piazza Municipio. Un'altra iniziativa di protesta, invece, ha coinvolto via Marina dove si è svolta un'assemblea pubblica in strada. I ragazzi hanno bloccato, in maniera intermittente, una carreggiata dell'importante arteria cittadina che collega l'hinterland con il centro. A manifestare istituti tecnici, licei e scuole professionali dei quartieri Vomero, Arenella, Vicaria e del centro storico. Continuano, intanto, le occupazioni e le autogestioni in diverse scuole del comprensorio.

Migliaia di studenti delle scuole medie superiori di Potenza (circa cinquemila secondo fonti della Questura, molti di più secondo gli organizzatori) hanno percorso in corteo, alcune fra le principali strade della città per protestare. A Matera gli studenti universitari sono riuniti in assemblea permanente nell'aula "Sasso" dell'Ateneo: fuori dall'edificio sono esposti striscioni di critica al decreto 133. Assemblee si sono svolte anche in alcuni istituti superiori.

A Bologna, dopo la "Notte Bianca della scuola" del 15 ottobre, di cui è stata la città capofila, l'Assemblea genitori e insegnanti delle scuole bolognesi ha lanciato la proposta di un messaggio luminoso per la sera di martedì 28, giorno prima del voto finale in Senato sul decreto 137, previsto per il 29. L'assemblea ha invitato gli altri genitori e insegnanti, "dalle Alpi alla Sicilia", a una veglia notturna e a comporre nelle piazze d' Italia la scritta "Fermatevi" con candele e lumini. "L'Unione fa la forza - esorta l'assemblea - Procediamo insieme per accendere forte e chiaro il nostro dissenso. Portiamo torce, pile, lumini, fonti di ogni tipo per essere "luminosi". Portiamo una candelina bassa tonda che servirà per comporre il nostro messaggio". Insegnanti e genitori bolognesi hanno spiegato di avere raccolto l'invito a una fiaccolata venuto da Pietrasanta (Lucca) e ora esortano le varie realtà di protesta a procedere insieme. "Facciamo in modo che diventi una data nazionale, la sera di martedì 28 ottobre riuniamoci nelle piazze delle città d'Italia, per ricordare ai Senatori l'importanza del loro voto. Lanciamo insieme, da tutto il Paese, un messaggio luminoso. Non potranno ignorarci". Per Bologna, l'appuntamento di martedì è alle 18.30 in Piazza Maggiore.

Anche Reggio Emilia ha accolto l’invito e il coordinamento genitori e insegnanti delle scuole locali promuove per martedì, a partire dalle ore 20, una doppia "fiaccolata in difesa della scuola pubblica". Sono infatti due i punti di ritrovo: davanti alle scuole elementari "Zibordi", in viale Montegrappa (nei pressi della farmacia della Gabella); davanti alla scuola media "Manzoni", in via Emilia S. Stefano (davanti alla chiesa di S. Stefano). L'arrivo è per tutti in piazza Prampolini. All'iniziativa- sottolinea la Cgil di Reggio in una nota- aderiscono tutte le organizzazioni sindacali della scuola che invitano tutti i cittadini, genitori, studenti, insegnanti, personale Ata, amministratori pubblici a partecipare.

Pubblicato il: 25.10.08

Modificato il: 25.10.08 alle ore 15.26

 

 

2008-10-23

Ancora il solito Berlusconi: "Mai detto polizia nelle scuole"

Corteo di studenti fuori dal Senato

Silvio Berlusconi

"Mai detto polizia". Come al solito, il giorno dopo le sparate, Berlusconi si rimangia quello che ha detto. Stavolta nega di aver mai detto che manderà la polizia nelle scuole per fermare le proteste. "Non ho mai detto polizia nelle scuole, ma – aggiunge – non l'ho neppure pensato. Ancora una volta è un divorzio fra mezzi di informazione e verità". Insomma, è sempre colpa dei giornalisti che lo capiscono male. Forse lo capisce male anche un suo ministro, Ignazio La Russa, che poco prima della smentita del premier aveva detto: "Non penso che ci sarà mai un seguito a queste parole – a proposito delle frasi di Berlusconi – Ci starei male se ci fosse. Io – spiega – ho inteso le parole di Berlusconi come una condanna della violenza". Insomma, se non altro è la conferma che La Russa quelle parole le ha sentite.

Dette o non dette, comunque, le parole di Berlusconi non hanno fermato la protesta degli studenti. A Roma, un corteo di quattromila universitari è arrivato fin sotto il Senato, dove è in corso la votazione sul decreto Gelmini. Scandiscono slogan contro il ministro e dicono in coro che la loro protesta "è spontanea, va al di là delle appartenenze politiche: tra di noi ci sono ragazzi di destra e di sinistra, tutti difendiamo i nostri diritti".

Sull'argomento è intervenuto il prefetto di Roma, Carlo Mosca: "La nostra Costituzione prevede che la libertà di riunione, garantita, venga attuata pacificamente e senza armi". Per Mosca questa garanzia costituzionale è "approntata per tutti coloro che sono sul nostro territorio e questo vale per i cittadini e ovviamente per gli studenti".

Tra le numerose iniziative di contestazione, proseguono anche le lezioni di Fisica a cielo aperto a Roma. In piazza Farnese giovedì si è parlato di relatività generale e di meccanica quantistica, mentre la lezione di venerdì si sposterà di nuovo davanti a Montecitorio. Alle 11, Giorgio Parisi, fisico di fama internazionale, terrà la lezione "La rivoluzione di Einstein: il mondo come appare" seguiranno altri docenti, si parlerà di astrofisica, della materia oscura e del futuro dei giovani ricercatori precari che vedranno presto decaduti i loro contratti di lavoro.

Stop a occupazioni solo con ritiro decreto è invece la linea dell'Uds, l'Unione degli Studenti. Le mobilitazioni nelle scuole italiane contro il decreto Gelmini per loro proseguiranno. "Al presidente del Consiglio che con metodi intimidatori ci intima di sciogliere le proteste rispondiamo che le occupazioni si fermeranno soltanto quando ritirerà il decreto 137", afferma Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti che ha dato il via alla protesta. "Questo governo - aggiunge - non può continuare a non ascoltare le nostre proposte e a considerarci solo un problema di ordine pubblico. Chiediamo che il governo ci convochi al più presto per ascoltare le nostre proposte".

Anche a destra si protesta: i militanti di Lotta Studentesca, movimento giovanile vicino a Forza Nuova, hanno occupato il liceo scientifico Malpighi di Roma per protestare contro il DL Gelmini che sta assestando il colpo ferale al sistema scolastico italiano. Gli occupanti intendono autogestire l'istituto con varie attività formative quali conferenze, presentazione di libri e cineforum, ma al centro del dibattito resta l'opposizione alla riforma proposta dal governo Berlusconi. L'occupazione - che trova il pieno appoggio e consenso di Roberto Fiore, proseguirà fino al ritiro del decreto ed alla costituzione di un tavolo di confronto fra governo e studenti.

A Perugia, in mattinata è stata confermata l'autogestione di due aule dell'ateneo, in particolare, uno degli spazi è stato occupato dagli studenti nella 'caldissimà Facoltà di scienze naturali e matematiche. Nel corso delle assemblee nelle diverse facoltà il Rettore Francesco Bistoni ha confermato la sua solidarietà agli studenti, ai precari e ai ricercatori.

A Milano, dopo un picchetto durato più di un'ora davanti alla sede della facoltà di via Conservatorio a Milano, gli studenti di Scienze politiche hanno dato inizio ai "Gruppi di libero sapere" con l'obiettivo di preparare 6/7 lezioni autogestite con i relativi professori che hanno dato la loro disponibilità. Le lezioni "che porteranno il sapere all'interno della città" sono previste per venerdì in piazza del Duomo.

Pubblicato il: 23.10.08

Modificato il: 23.10.08 alle ore 16.38

 

 

 

2008-10-18

Decine di migliaia in corteo contro la scuola della Gelmini

Rachele Gonnelli

manifestazione, sciopero

Quando l'autunno è caldo, a Roma, piove. Pioggia sugli striscioni e sul corteo contro il governo, come da copione. È la seconda manifestazione nazionale a Roma per il secondo fine settimana di fila. Altre decine di migliaia di persone venute da tutta Italia, dal Molise alla Val di Sangro. Un altro corteo grande e allegro, nonostante questa volta una pioggia battente, che smette solo a corteo finito. Ma non spaventa i tantissimi bambini con le mamme sotto gli ombrelli, imbacuccati negli impermeabili di plastica leggera, con i cartelli colorati, i fischietti, le magliette con le scritte contro la riforma Gelmini.

Non è il rosso a dominare tra le strade di Roma. Anche se la manifestazione di venerdì 17, con sciopero generale di tutte le categorie, è stata indetta da Cobas, Rdb-Cub e Sdl - le tre confederazioni del sindacalismo di base - con una piattaforma generale contro i tagli ai servizi pubblici, la difesa dei redditi più bassi, contro il precariato che genera la continua strage di morti sul lavoro, la stragrande maggioranza del corteo protesta contro le misure pensate dal ministro Maria Stella Gelmini per la scuola elementare. Il maestro unico, l'attacco al tempo pieno, l'introduzione delle sponsorizzazioni negli istituti che fa da contraltare al taglio dei fondi statali e degli insegnanti , le classi differenziate per i bambini immigrati, fino al voto in condotta, al grembiulino, alla bocciatura per una sola insufficienza.

Non tutti sono dei "cobas". Maria Grazia è una maestra siciliana che insegna a Roma. Ha una tessera della Cgil in tasca ma per la prima volta ha deciso di partecipare ad uno sciopero dei sindacati di base. "La Gelmini va fermata, sta distruggendo tutto, ha detto in tv che la maestra deve essere una "vice-mamma" e perché ho studiato pedagogia allora?. Si leva il tempo pieno, si riduce il personale docente e molte insegnanti sono mamme: la verità è che vogliono ricacciare le donne in casa".

Il tam tam ha portato a Roma tanti genitori e insegnati dei coordinamenti locali, delle scuole che hanno organizzato negli scorsi giorni e settimane i "No Gelmini Day", le "notti bianche" della scuola. Da Pisa, dove la protesta di universitari, studenti medi e genitori delle scuole elementari si è saldata fin da subito, sono partiti otto pullman per Roma. Alcuni hanno striscioni "da due" - un lenzuolo bianco e una scritta spry - fatti in casa. Slogan telegrafici: "+ scuola -tv" oppure "-scuola oggi +disoccupazione domani". Altri lunghissimi. Uno con Berlusconi che fa le corna e solo la scritta: "l'illusionista".

Qualche bandiera, pochissime, di Rifondazione - che aderisce con il segretario Paolo ferrero - o del Pdci, del partito dei lavoratori di Marco Ferrando o di Sinistra Critica di Franco Turigliatto, ma anche degli anarchici dell'Usi, l'Unione sindacale italiana.

Ci sono poi alcune associazioni nazionali, come i Cip, i Comitati Insegnati Precari o come Tuttiascuola, una onlus che raggruppa genitori di bambini disabili.

Massimo è un padre di Napoli, porta sulle spalle insieme ad altri tre un pesantissimo baldacchino con una sedia a rotelle dentro una gabbia. Suda, dentro il k-way azzurro. "Anche avere un figlio disabile è un compito pesante, anzi pesantissimo anche se gioiso. Ma senza insegnanti di appoggio i docenti non ce la possono fare e di fatto ai nostri ragazzi viene negata un'istruzione e una socialità che noi non possiamo dargli da soli".

In coda al corteo i camion dei centri sociali e le macchine con gli altoparlanti diffondono musica coperti da tendoni anti acqua: le posse, ma anche De André, e Rino Gaetano. È lo spezzone degli studenti medi e universitari. Scandiscono : "Lotta è dura e senza la paura", ma il ritmo non è quello di sempre, più morbido e musicale. E forse il senso anche è diverso, la paura che si evoca non è la stessa del Maggio Sessantotto. È la paura del diverso, dell'immigrato, dello zingaro, del rumeno. Ci sono infatti slogan e striscioni contro il decreto sicurezza. E dal microfono qualcuno dice parole sulla crisi economica, sui debiti e sui salvataggi delle banche . "Noi non vogliamo pagare la crisi dei padroni, loro pensano a salvare le banche invece dei nostri stipendi", scandisce una voce amplificata.

Un gruppetto di questi ragazzi, si stacca dal corteo principale e correndo sul ponte davanti all'isola Tiberina si dirige verso il ministero della Pubblica istruzione al grido di "Gelmini, stiamo arrivandoo...". La ministra dice alle agenzie di stampa che non capisce le ragioni della protesta.

Dal palco in piazza San Giovanni gli organizzatori sostengono che sono stati in 300mila a Roma a cercare di spiegarglielo. Ma anche se la manifestazione non sembrava così grande, certo sono in alcune centinaia di migliaia quelli che hanno sfilato contro la sua riforma non solo a Roma, ma anche a Genova, a Milano, dove si sono tenuti altri cortei.

"Nelle scuole delle principali città si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel pubblico impiego, nei trasporti e in molti settori privati". È la stima fornita dal portavoce della Confederazione dei comitati di base (Cobas), Piero Bernocchi, sull'adesione allo sciopero generale di 24 ore, parlando in particolare di quella dei lavoratori della scuola. "Tutta la scuola pubblica - sottolinea, in una nota, Bernocchi - boccia la politica scolastica del governo, con il più grosso sciopero della scuola mai realizzato, a cui hanno partecipato anche iscritti di altri sindacati dimostrando che questo è il vero sciopero unitario".

Ma i dati del ministero parlano d'altro: allo sciopero avrebbe aderito poco più del 4% del personale. Secondo i dati parziali rilevati dal Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca, la partecipazione allo sciopero generale odierno indetto da Cobas-scuola, Cub-scuola, Cobas, Cub, Sdl intercategoriale e Usi-ait nel comparto scuola, è stata pari - rileva una nota ministeriale - al 4,43 %. In particolare nelle 5015 scuole rilevate (su 10753) hanno scioperato 21136 dipendenti (su 476826 tenuti al servizio).

Comunque parecchi milioni i lavoratori che hanno aderito allo sciopero di venerdì 17 e che parteciperà a quello generale della scuola indetto dalla Cgil per il 30 ottobre.

Pubblicato il: 17.10.08

Modificato il: 18.10.08 alle ore 8.35

 

2008-10-16

Scuola, scontro Regioni-governo: fa a fette il federalismo

protesta la scuola a Pontedera, foto Ansa

Le Regioni lo hanno scoperto leggendo tra le righe del decreto 154 – che tra l’altro riguarda la sanità e non la scuola – che se non adempieranno agli obblighi di ridimensionamento degli istituti scolastici, verranno commissariate. Per questo, perché "è inaccettabile" scoprirlo così, giovedì la Conferenza delle Regioni ha abbandonato la riunione con il governo. "È una questione di principio istituzionale, una pregiudiziale – si infervora il presidente della Conferenza, Vasco Errani – una richiesta fondamentale e irrinunciabile".

Quando si sono presentati alla Conferenza unificata, dove per il governo era presente il ministro Fitto, le regioni hanno immediatamente chiesto che quell’articolo, il numero 3, venisse cancellato. A quel punto il governo ha capito che era meglio fermare tutto. E far calmare le acque per una settimana. "Il governo – spiega ancora Errani – ha risposto che ha bisogno di tempo: ho visto il ministro Fitto impegnato a mantenere il dialogo per risolvere la questione, che però – aggiunge – resta ancora irrisolta". Il ministro degli Affari regionali, da parte sua, spiega che "ci siamo aggiornati per fare un approfondimento sulla richiesta, evitando di entrare nel merito per non proseguire in una posizione di contrasto con le Regioni".

Insomma, il governo va con i piedi di piombo, ma il Pd intanto va giù duro. La ministro ombra per le Regioni Mariangela Bastico accusa la riforma Gelmini di "fare a fette il federalismo", perchè "ignora l'autonomia degli Enti locali e delle Regioni" e "colpisce i Comuni montani e quelli isolati". "Il governo – denuncia la Bastico – sbandiera tanto di federalismo, ma alla prova dei fatti nega le più elementari competenze delle Regioni e degli enti locali. La scure del ministro Gelmini ne è una lampante dimostrazione facendo a fette il concetto stesso di autonomia. Il giudizio fortemente negativo espresso dalle Regioni è la giusta reazione ad un'ingiusta norma di commissariamento".

In sostanza l’articolo 3 prevede che le Regioni entro il 30 novembre decidano autonomamente quali istituti scolastici tagliare. Se non lo faranno, il presidente del Consiglio nominerà un Commissario per la realizzazione dei tagli. "Questa norma – spiega ancora la Bastico – costituisce un intollerabile atto di ingerenza istituzionale: invade, definendo con decretazione d'urgenza modalità e tempi, tra l'altro impraticabili, competenze esclusivamente regionali. Scarica, inoltre, enormi costi sociali ed economici sulle famiglie e sui Comuni, in particolare i più piccoli e quelli delle zone montane.

Secondo il piano Gelmini sono a rischio 2590 autonomie scolastiche su 10.800 con meno di 500 alunni. Si tratta soprattutto di scuole elementari collocate in Comuni montani o isolati o di scuole superiori che costituiscono polo di riferimento per ambiti territoriali abbastanza vasti: "Se approvata – ricorda il ministro ombra - questa norma scardina l'idea di scuola come istituzione capillarmente diffusa e radicata nel territorio, luogo di identità, di educazione e di futuro".

La Gelmini risponde a stretto giro: "Comprendo la posizione legittima delle Regioni, ma comprendo anche, e condivido, quella del ministro Tremonti e del governo, che dopo 10 anni si domandano come è possibile in questo paese utilizzare meglio i soldi dei contribuenti". Il decreto convertito in legge entro fine mese: da martedì sarà in Aula al Senato. E il rischio di una nuova fiducia è quasi certezza.

Pubblicato il: 16.10.08

Modificato il: 16.10.08 alle ore 19.10

 

 

 

2008-10-15

Classi ponte, tutti contro la Lega Anche la destra protesta

Veltroni: ad un passo dal razzismo

bambini a scuola

Perfino Mussolini e Alemanno. Perfino loro sono contro le classi ponte (classi di inserimento, dopo la modifica imposta dal Pdl Bocchino) per gli immigrati. La mozione della Lega votata dalla Camera martedì sera con 256 sì, 246 no e un astenuto sta provocando una vera ondata di indignazione, anche a destra.

Alessandra Mussolini, nella sua funzione di presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia dice: "Creare "classi di transizione" rischia di dar luogo a diversità tra gli studenti suscettibili di trasformarli in cittadini socialmente diseguali".

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno arriva a chiedere "una pausa di riflessione" e chiede "un confronto con il mondo del volontariato, l'associazionismo cattolico e con tutti coloro che operano nel campo dell'istruzione e immigrazione" .

Critiche ancora più forti dal segretario del sindacato Ugl Renata Polverini. "L'idea di ghettizzare bimbi immigrati in classi differenziate è contraria alla filosofia di integrazione degli stranieri che

il sindacato persegue e che dovrebbe essere alla base delle politiche per l'immigrazione di questo Paese

Anche autorevoli esponenti della Chiesa sono assolutamente contraria. "Va bene preoccuparsi della conoscenza della lingua dei bambini stranieri, ma separarli poi da quelli italiani, non è la strada giusta". Lo dice monsignor Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan.

Molto duro Walter Veltroni. "Per me, da italiano, è intollerabile l'idea che ieri alla Camera sia passata una mozione che stabilisce classi differenziate per i figli degli immigrati. Noi- dice Veltroni- siamo stati figli di migranti e non avremmo voluto che i nostri figli fossero inseriti in classi differenziate. Noi siamo stati integrati e vivaddio siamo una società" che integra le persone che "vengono da noi a lavorare". "Dio ci scampi dall'idea di classi separate. Gli argomenti sentiti ieri in aula sono assolutamente assurdi - dice Veltroni- sia chiaro in ogni caso a chi pensa di tradurre in legge una mozione del genere che il Pd userà ogni mezzo possibile per bloccare questa iniziativa. Perchè dalle classi differenziali ad affermare che una persona è superiore ad un'altra, passa davvero pochissimo".

Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani sono un "atto di inciviltà verso tutti i bambini, siano essi figli di immigrati o di italiani". "Una divisione così netta tra bambini che parlano l'italiano e coloro che non lo parlano ancora correttamente richiama gli aspetti bui dell'apartheid", afferma il leader della Cgil, giudicando "questo atto non solo l'ennesima dimostrazione dell'intolleranza razziale che caratterizza la destra al governo, ma anche la conseguenza della devastazione contenuta nei provvedimenti sulla scuola: i tagli previsti dalla riforma Gelmini determinano, infatti, l'impossibilità di seguire adeguatamente tutti i bambini nelle loro specificità". "L'educazione interculturale - conclude Epifani - rappresenta il profilo qualitativo della scuola moderna e ha bisogno di luoghi unitari di conoscenza e confronto e non di separazione".

Bonanni della Cisl definisce la mozione "ridicola". "La scuola non può diventare una "macchietta". Di questo passo - ha aggiunto - arriveremo ad una scuola per i maschi e per le femmine, per il Nord e per il Sud, per i biondi e per i mori".

Piero Fassino chiede alla maggioranza di non proseguire nell'errore. "Mi auguro che la mozione non sia trasformata in legge- spiega - e che il centrodestra comprenda che sarebbe un errore gravissimo che produrrebbe effetti drammatici. Quando viene discriminato un bambino- conclude l'esponente democratico- quella discriminazione se la porta dietro per tutta la vita".

Il testo della mozione approvata a Montecitorio impegna il governo a "rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione".La mozione impegna inoltre il governo "a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole". Infine, si prevede "una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri", oltre che "nelle classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curriculum formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, oltre che dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza".

Pubblicato il: 15.10.08

Modificato il: 15.10.08 alle ore 19.12

 

 

2008-10-07

Scuola, la Camera dice sì al decreto Gelmini

protesta la scuola a Pontedera, foto Ansa

La Camera dei Deputati concede la fiducia al Governo sul maxiemendamento al decreto legge sulla scuola. I sì sono stati 321, i no 255, gli astenuti 2. Il voto finale della Camera in prima lettura sul provvedimento è previsto per giovedì. Mercoledì ci sarà l'esame degli ordini del giorni. Ma sul decreto voluto dal ministro dell'Istruzione continuano a fioccare critiche e proteste. Voto contrario di Pd, Udc, Idv.

Saranno "225mila i posti di lavoro tagliati in tre anni" e "il maestro unico avrà, in media, tra i 55 e i 60 anni". sono questi i numeri, secondo Giuseppe Fioroni, ex ministro della Pubblica Istruzione, della riforma della scuola del centrodestra, materia sulla quale "per la prima volta nella storia repubblicana è stata posta la fiducia evitando il confronto nel merito". "Con la manovra e il decreto- spiega Fioroni - i nostri ragazzi avranno gli stessi stimoli che avevano gli alunni di 60 anni fa, in una società post-contadina che doveva combattere l'analfabetismo". In più, "la scuola invecchia: il maestro unico avrà tra i 55 e i 60 anni". Così, conclude replicando al ministro Gelmini, "si fa molto più di una manutenzione, così si sfascia la scuola pubblica".

E contro la riforma interviene anche l'Italia dei valori: "La riforma della scuola che il governo impone con il voto di fiducia si scrive Gelmini ma si legge Tremonti. A quest'ultimo vanno ascritti i provvedimenti concreti e dannosi come il taglio di 8 miliardi, il maestro unico il taglio di 87.000 cattedre e di 44.500 unità di personale non docente. Della Gelmini invece sono i provvedimenti inutili e la sua inqualificabile assenza oggi in aula avvolora questa tesi". Dichiara Silvana Mura, deputata di Idv, nel suo intervento alla Camera. E dal partito arriva un voto al governo: 4 in condotta.

Un pessimo giudizio è anche quello dell'Udc, che conferma la sua opposizione al decreto scuola: "Se il ministro Gelmini - osserva in una nota Luisa Capitanio Santolini - afferma che non ha realizzato alcuna riforma dà ragione a chi ha criticato il governo per aver introdotto piccole novità buone solo per la propaganda". Poi la deputata centrista attacca la scelta del governo di cambiare il volto della scuola " senza avviare prima un dibattito ampio e senza il consenso dei protagonisti del comparto".

Perciò dall'Udc la richiesta che "l'Esecutivo affronti invece le vere questioni come l`autonomia, la valutazione delle scuole, la carriera e gli stipendi degli insegnanti e la libertà di scelta educativa, nodi che non si sciolgono con una semplice 'manutenzione'. Stupisce - conclude Santolini - che il ministro stesso parli di 'aumento dei servizi alle famigliè quando nel decreto-legge, peraltro blindato dalla fiducia, non se ne vede nemmeno l'ombra".

Pubblicato il: 07.10.08

Modificato il: 07.10.08 alle ore 21.39

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-11-07

Stop ai concorsi in sette atenei

di Gianni Trovati

7 novembre 2008

Per ora sono in sette ma già dal prossimo anno, e soprattutto dal 2010, il gruppo degli atenei colpiti dallo stoppa-concorsi potrebbe crescere, a ritmi serrati. Il decreto varato ieri dal Governo blocca il reclutamento di ricercatori, associati e ordinari nelle università che dedicano agli assegni fissi per il personale più del 90% del fondo statale. La cura è drastica, ma del resto il malato è grave: con le dinamiche attuali, nel 2010 gli stipendi si mangerebbero tutta la torta statale e l'accademia, nei fatti, entrerebbe in default.

Con questo provvedimento, il Governo inizia una cura all'insegna del "merito" e del rigore che riprende, cercando di renderle effettive, norme che già esistono nel panorama universitario. Il limite del 90%, infatti, ha appena compiuto 11 anni essendo stato introdotto dalla Finanziaria per il 1998 (articolo 51, comma 4), ma fino a oggi la mancanza di un disincentivo forte ha reso molto fragile l'argine. Il decreto ora parla chiaro: chi a fine anno sfora il 90% non può bandire nessun concorso nell'anno successivo. Nella situazione attuale, secondo i criteri di calcolo usati normalmente, il blocco scatterebbe appunto per sette università (si veda il grafico in basso): la più lontana dal tetto è l'Orientale di Napoli (283 docenti per 5.700 studenti in corso), che per le buste paga spende il 95,8% dell'assegno staccato ogni anno dallo Stato, seguita da Firenze (92,1%) e Trieste (91,6%). Nella rete finisce anche Pisa, che nel 2007 non è riuscita a scendere sotto la soglia fatidica nonostante un (lieve) contenimento della spesa, mentre l'Aquila balla a cavallo del tetto: secondo i calcoli del ministero ha raggiunto il 90,1%, mentre per quelli dell'università si trova "in salvo" a quota 89,9%. Sul tema è in corso fra università e Viale Trastevere un contenzioso amministrativo, in cui i tecnici delle due parti si confrontano sulle modalità di calcolo, e un braccio di ferro analogo è in atto con Cassino. Un'altra decina di atenei, però, si può considerare già a rischio, perché a fine 2007 dedicava agli stipendi più dell'86% dell'assegno statale (un dato causato anche dal modesto incremento dell'Ffo negli ultimi anni).

Fin qui, la situazione con gli "sconti", che dal 2004 sono stati rinnovati ogni anno, fino al 2008. Il conteggio del rapporto fra spese di personale e Fondo statale è stato ogni anno alleggerito da una serie di correttivi in favore degli atenei, tra cui spicca quello che impone di conteggiare per 2/3, e non per intero, il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale nelle facoltà di medicina. Senza lo "sconto", a sforare il tetto sarebbero in 26, cioè quasi la metà dei 58 atenei statali, e in pratica tutte le università dovrebbero sbarrare le porte. Una prospettiva che non è comunque scongiurata, secondo i diretti interessati: "I concorsi – riflette Augusto Marinelli, rettore di Firenze – devono avere una copertura pluriennale, per cui nei fatti lo stop ai concorsi scatterà per moltissimi già il prossimo anno". Nel 2010, infatti, il fondo ordinario dovrebbe essere ridotto di 659 milioni, attestandosi intorno ai 6,8 miliardi, e nel 2011 dovrebbe scendere verso i 6,2. Ovvio che, diminuendo l'estensione della base di calcolo, il peso percentuale degli stipendi cresce proporzionalmente.

Gli sconti, poi, sono solo contabili, e se possono salvare qualche posto sicuramente non modificano lo stato comatoso dei conti di molti atenei. Come dimostra il fatto che, in realtà, il peso più elevato degli stipendi si incontra a Siena, dove gli assegni fissi hanno già superato il 100% del fondo ordinario, e dove l'ateneo è travagliato da un buco che gli ultimi calcoli danno a quota 150 milioni. Siena, comunque, non è sola, visto che anche la Federico II e la Seconda Università di Napoli collocano le spese per stipendi più in alto rispetto al fondo ordinario.

Sempre in tema di meritocrazia, il decreto chiede che dal 2009 almeno il 7% del fondo ordinario sia distribuito in modo da premiare le performance degli atenei migliori. Anche questa previsione non è un inedito, e rende strutturale la quota di incentivi prevista dal Patto con l'Università dello scorso anno e mai tradotta pienamente in pratica. Ad attendere ci sono, in prima fila, l'Università di Torino e il Politecnico di Milano, che dagli incentivi avrebbero tutto da guadagnare.

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-11-06

Via libera alle linee guida per l'università

di Nicoletta Cottone

6 novembre 2008

Via libera del Consiglio dei ministri alle linee guida per l'università con una serie di misure urgenti su diritto allo studio, valorizzazione del merito, ricambio generazionale dentro l'università e riqualificazione della spesa. È stato anche approvato il decreto legge che "non è la riforma dell'Università - ha spiegato il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Mariastella Gelmini - è un provvedimento piccolo di tre articoli e un quarto di copertura" con disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario. Per rendere più efficace e più oculata la gestione delle risorse delle università, il Consiglio dei ministri ha stanziato 500 milioni di euro "che saranno assegnati sulla base della valutazione scientifica, in modo meritocratico". La cifra corrisponde a circa il 5% del fondo per il finanziamento ordinario delle università. Previste anche penalizzazioni per gli atenei non virtuosi, "perché non é corretto trattarli allo stesso modo". In pratica le università con i conti in rosso non potranno bandire nuovi concorsi per assumere personale docente e amministrativo. "È un segnale importante - dice Gelmini - dimostra che possiamo spendere meglio e puntare sulla qualità della ricerca, utilizzando parametri già a disposizione con il sistema di valutazione del Civr". L'obiettivo è "evitare la distribuzione a pioggia delle risorse e incentivare le Università a migliorare la ricerca".

Restano i tagli per il 2010. I tagli previsti per il 2010, nella manovra economica varata la scorsa estate, "rimangono", ma "abbiamo davanti un anno per cominciare un percorso di riforma che possa rendere quel taglio meno doloroso". Per il ministro, procedere alla "razionalizzazione dei corsi, all'eliminazione dei corsi con un solo studente, alla diminuzione delle sedi decentrate" farà "realizzare risparmi che renderanno quel taglio meno doloroso".

Quattro le priorità delle linee guida. È durata un'ora e venti la riunione del Consiglio dei ministri tutta dedicata all'università. Le linee guida per il mondo accademico illustrate dal ministro Gelmini in Consiglio dei ministri saranno ora oggetto di confronto con il mondo accademico e in Parlamento. "Le linee guida sono un documento programmatico di legislatura - ha spiegato Gelmini - che offriamo al dibattito con il mondo accademico e che sarà oggetto di discussione nelle commissioni competenti e nelle Aule parlamentari". Quattro le priorità delle linee guida:la riforma del reclutamento dei docenti e dei ricercatori, la riforma del dottorato di ricerca, un forte impegno sulla valutazione e riforma della governance.

Arrivano 135 milioni per le borse di studio. Nel decreto legge sono contenute disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario. Il provvedimento prevede anche lo stanziamento di 135 milioni di euro per borse di studio. Le borse di studio, ha spiegato il ministro, verranno assegnate a tutti i ragazzi meritevoli e capaci, a tutti gli aventi diritto. "È la prima volta che il Paese riesce a coprire tutte le necessitá e a garantire tutti gli aventi diritto. In genere venivano esclusi circa 40 mila ragazzi, per la prima volta 180 mila ragazzi riceveranno questa borsa di studio". Nel pacchetto anche 65 milioni di euro per le residenze universitarie che consentiranno la realizzazione di 1.700 posti letto in più.

Trasparenza nei concorsi. Più trasparenza nei concorsi: sarà eletto un pool molto ampio di professori all'interno del quale saranno estratte a sorte le persone che faranno parte della commissione. In questo modo si vuole evitare il rischio di predeterminare l'esito dei concorsi. Una norma del decreto legge interviene escludendo dal blocco del turnover gli enti di ricerca.

Non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Per ogni docente che andrà in pensione negli atenei potranno essere assunti due ricercatori. Il 60% delle nuove assunzioni sarà destinata a nuovi ricercatori. Le università che rinunceranno a trattenere i docenti oltre i 70 anni potranno raddoppiare il numero dei ricercatori. Sul fronte delle assunzioni il ministro ha chiarito che "non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Cambierà, però, il meccanismo per la composizione delle commissioni di valutazione, dettato dal sorteggio. Questa è la motivazione del ricorso alla decretazione d'urgenza".

 

 

2008-11-03

Lezioni ferme solo in due atenei

di Eugenio Bruno e Davide Colombo

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4 novembre 2008

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A dispetto del tam tam quotidiano fatto di occupazioni, autogestioni, lezioni in piazza, assemblee e sit-in, l'attività didattica si sta svolgendo regolarmente in quasi tutti gli atenei italiani. Stando a una verifica del Sole 24 Ore, fatta eccezione per Scienze a Palermo e l'Orientale di Napoli, dentro le università la protesta, almeno per ora, non è mai andata oltre le azioni simboliche, anche se comincia a contagiare le sigle pro-riforma Gelmini, come dimostra quanto accaduto ieri al Politecnico di Milano e a Roma Tre su iniziativa di Azione universitaria .

Nel capoluogo lombardo, mentre i giovani dei collettivi davano vita nel parcheggio della stazione Bovisa alla loro contro-inaugurazione a base di slogan, musica e teatro, quattro appartenenti alla sigla vicina ad An hanno interrotto l'inaugurazione ufficiale affidata al rettore Giulio Ballio srotolando uno striscione con la scritta "Voi baroni preokkupati, noi studenti disoccupati" e lanciando volantini contro gli sprechi. Nel corso del suo intervento Ballio ha criticato il "messaggio devastante" che sta dando il Governo sull'università e ha invocato la meritocrazia, ricordando che solo il 2% dei fondi oggi è dato in base ai risultati e soprattutto ha spiegato che "ridurre il finanziamento pubblico alle Università significa far morire i nostri atenei".

Quasi in contemporanea, nella capitale, un gruppo di studenti (sempre di Azione universitaria) occupava simbolicamente il rettorato di Roma Tre. Una protesta non contro la politica del Governo, bensì "diretta a chiedere un cambiamento", allo stesso modo di quella andata in scena a Milano, come ha sottolineato il leader nazionale di Azione studentesca Giovanni Donzelli.

Più variegato il fronte delle voci contro. Anche ieri nella stragrande maggioranza degli atenei il confronto sui tagli all'università è proseguito con lezioni all'aperto (ad esempio a Napoli, Firenze, Pisa) e assemblee autoconvocate cui hanno partecipato studenti, docenti e personale amministatativo. Forse è proprio questa trasversalità della protesta a spiegare perché i fenomeni di occupazione restano tutto sommato limitati e quasi sempre simbolici: circa una decina in tutta Italia e senza incidere più di tanto sul calendario delle lezioni. Ad esempio alla Sapienza dove, nonostante l'occupazione di alcuni spazi delle facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze umanististiche e Ingegneria, non si sono registrati stop alla didattica. Stesso discorso a Trento con Sociologia, a Bologna con Lettere e a Genova con Scienze della formazione.

Il menù della protesta si annuncia ricco anche oggi. A Milano gli studenti, insieme con i docenti e il personale amministrativo dei principali atenei (escluse la Cattolica e la Bocconi) parteciperanno a una giornata di confronto sulla riforma nella sede storica dell'Università del studi di via Festa del Perdono. Ad aprire il dibattito sarà il rettore Enrico Decleva, che in un'intervista pubblicata sul quotidiano on-line della Fondazione per la sussidiarietà spiega come "i tagli previsti sul Fondo di finanziamento ordinario per il 2010, se si realizzeranno, non consentiranno neppure di coprire tutte le spese per il personale, che peraltro può essere retribuito solo attingendo a quel fondo". A confermare la volontà, per il momento, di non voler procedere a occupazioni ma a momenti di approfondimento e proposta su una riforma che "forse può ancora essere emendata" è stato anche Mauro Brivio, presidente del consiglio studentesco del Politecnico.

 

 

Tagli scuola, Formigoni:

"Il Governo ci ripensi"

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3 novembre 2008

Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Fotogramma)

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"Vedo che il governo manifesta sull'università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora. Ne prendiamo atto". Lo ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni in risposta alle aperture fatte da Roberto Calderoli, in un'intervista a Repubblica, sui temi della scuola e dell'Università. Ma, aggiunge: "Se il governo é interessato ad aprire su questi temi un confronto in parlamento, questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo".

E sui tagli all'università era intervenuto in mattinata anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Il governatore, intervenuto all'apertura del 146mo anno accademico del Politecnico di Milano, ha lanciato un invito al Governo: ripensare alla legge che riforma il sistema scolastico. "Capisco che in un momento di crisi bisogna stare molto attenti - ha detto - ma la razionalizzzazione deve puntare alla qualità. Non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose".

Formigoni ha sottolineato che il suo "non è un attacco al Governo. La riforma e la razionalizzazione della spesa sono necessarie. Io ho portato un contributo al governo del Paese che credo sia ampiamente condiviso dalla Lombardia. Noi siamo sempre stati disponibili a fare quelle riforme che portano allo sviluppo del Paese ma devono essere riforme attente all'efficienza e alla qualità del sistema riconoscendo la bontà di quelle università che sono già state virtuose e sagge". Per avviare un ripensamento sulla legge 133 Formigoni ritiene che "sia utile un confronto con i protagonisti del sistema universitario, docenti e studenti cercando insieme le riforme". Non da meno è l'importanza del confronto con i rappresentanti dell'opposizione, così come invocato dal ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. "Certamente - ha proseguito Formigoni - è necessario il confronto in Parlamento. È sempre meglio se si va verso una riforma condivisa".

In occasione della cerimonia di apertura dell'anno accademico, diversi studenti hanno inscenato proteste e hanno atteso l'arrivo delle autorità invitate alla cerimonia davanti all'ingresso dell' ateneo. Nei programmi avrebbe dovuto partecipare anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, ma venerdì scorso la titolare dell'istruzione ha disdetto l'invito. Ci sono stati anche momenti di tensione quando un gruppo di contestatori, inneggiando al Rettore Giulio Ballio, hanno esposto due striscioni con scritto "Non è tempo di sospendere, ma di costruire. Non serve uscire in piazza ma entrare nel merito" e "Date voce ai veri studenti. Non scioperiamo ma studiamo". E la protesta è continuata anche nel corso della cerimonia di inaugurazione quando uno studente ha fatto irruzione in aula magna, interrompendo l'intervento inaugurale del rettore.

 

 

Università: ecco tutti gli importi dei tagli ai fondi degli atenei

di Nicoletta Cottone

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Venerdí 31 Ottobre 2008

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Università colpita dai tagli. Documenti alla mano i tagli più consistenti li subisce il Fondo per il finanziamento ordinario delle università, per il funzionamento degli atenei, le spese di professori, ricercatori e personale non docente e per l'ordinaria manutenzione delle strutture universitarie e della ricerca scientifica.

La sforbiciata al Fondo, operata dalla Finanziaria per il 2009, fa registrare un taglio progressivo che dai 702 milioni di euro nel 2010 raggiunge nel 2011 gli 835 milioni di euro. Tutta colpa dei tagli alla tabella C della Finanziaria, legati, a partire dal 2010, alla riduzione lineare del 6,85% degli stanziamenti in ossequio al decreto Ici e a una ulteriore riduzione lineare di 30 milioni di euro imposta dal decreto Alitalia. Dati di segno negativo, dunque, in tutte le voci delle autorizzazioni di spesa: dal diritto allo studio, all'attività sportiva. In sofferenza anche le università non statali che incassano una potatura dei fondi di poco meno di 60 milioni di euro.

Oltre all'analisi dei tagli agli atenei contenuti nella Finanziaria per il 2009, c'è anche quella degli importi assegnati alla missione "Istruzione universitaria" dal disegno di legge di bilancio per il prossimo anno. Nella missione "Istruzione universitaria", divisa in 3 programmi, la dotazione è di 8.549,3 milioni di euro per il 2009, 7.844,5 milioni per il 2010 e 7.037,5 milioni per il 2011. La prima tabella, elaborata su dati del Servizio studi della Camera, nasce dal confronto tra gli importi assegnati a ogni programma con quelli del triennio successivo, dove verificare le riduzioni rispetto alle previsioni assestate di bilancio 2008, che escludono i tagli derivanti dai Dl 93/08 (Ici) e Dl 112/08 (manovra d'estate).

Le riduzioni più forti contenute nel ddl di bilancio per il 2009 sono concentrate nel programma sistema universitario e formazione post-universitaria, che scende verticalmente da poco più di 8mila milioni di euro a 6.496,5 milioni nel 2011 (meno 1.645,5 milioni di euro). Negli importi assegnati dal ddl bilancio per il diritto allo studio, dove si concentrano i fondi per borse di studio, prestiti d'onore, contributi per alloggi , residenze e collegi universitari e attività sportiva, si registra un calo che supera il 60% nel 2011 rispetto alle previsioni assestate 2008.

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-10-30

Un milione in piazza contro il decreto Gelmini

di Donata Marrazzo

30 ottobre 2008

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Scuole per insegnanti senza prospettive

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La vogliono fuori dalla scuola. E fuori dal Governo. Il cielo minaccia pioggia sopra piazza della Repubblica e sulla ministra Mariastella Gelmini e il suo decreto si abbattono come fulmini le proteste di professori, genitori, studenti, leader politici e sindacali (tra gli altri Guglielmo Epifani, Luigi Angeletti, Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni, Fabio Mussi, Rosy Bindi, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero).

Dissenso unanime e trasversale. Si protesta in tutta Italia, ma è impressionante il numero dei partecipanti alla manifestazione romana: gli organizzatori ne dichiarano un milione. Di tutte le età. Sono talmente numerosi che la piazza non li contiene. Traboccano per le strade del centro e per motivi di spazio si dividono in tre spezzoni: quello dei sindacati, quello degli universitari e un terzo corteo che dalla Magliana non riesce a raggiungere il centro della Capitale. Ballano, fischiano, cantano e scandiscono slogan. Fanno girotondi. È un raduno pacifico, ma in alcuni momenti il timbro dei tamburi è minaccioso e la tensione filtra.

Gli studenti romani della facoltà di Scienze motorie fanno il funerale alla Pubblica istruzione, portando a spalla una bara e scandendo il tempo con una grancassa. Liceali pugliesi ballano la pizzica e due insegnanti di un istituto professionale per la grafica della Capitale sventolano cartelli con scritte del tipo: "Tre metri sopra il cielo perché sotto è uno sfacelo".

"Andranno diritti per la loro strada - sostengono sconsolate la professoresse Antonella Racinella e Anna Benvenuti - Ci ignorano eppure basterebbe ascoltare questi ragazzi. Possibile che nessuno si chieda cosa vogliono dire?". Agguerritissime le maestre della scuola elementare di Montesarchio, provincia di Benevento: "Vogliamo il dialogo, no i decreti legge. E se non si dialoga passiamo al referendum. La scuola del terzo millennio non può tornare al maestro unico".

Per altri è troppo tardi. A raffica le dichiarazioni di esponenti del sindacato e della politica: "Invocare il dialogo oggi, dopo l'approvazione del decreto Gelmini, è come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati". Massimo Manca, segretario generale del Collettivo autonomo professori è presente alla manifestazione di Roma con circa 800 iscritti. "Il governo Berlusconi ha un solo, preciso obiettivo, che è quello di smantellare pezzo a pezzo la scuola pubblica, per regalare la scuola stessa ai privati. L'unica strada da seguire ora è quella di una civile ma fermissima contestazione di un provvedimento illiberale". Per il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna "è la più grande manifestazione della scuola mai fatta, uno sciopero riuscitissimo: rappresenta l'orgoglio di chi vive e lavora nella scuola e la denuncia di un forte disagio ". Secondo i sindacati ha aderito allo sciopero il 90% delle scuole pubbliche italiane.

"È una questione cruciale per il futuro del Paese: non si taglia su scuola e università", Walter Veltroni sfila in corteo e conferma la scelta referendaria per l'abrogazione della riforma Gelmini. Per un breve tratto si affianca ad Antonio Di Pietro che manifesta con le bandiere del suo partito insieme a pochi seguaci. Si danno anche una fatidica stretta di mano.

"Lo sciopero della scuola è stato convocato per risolvere i problemi contrattuali e dei precari, bisogna quindi evitare ogni strumentalizzazione politica", ribadisce il segretario generale della Uil Luigi Angeletti . "Noi non ci rassegniamo alla visione dirigista della scuola": Raffaele Bonanni, leader della Cisl, annuncia che continua "l'opera costante di informazione e iniziative forti in collaborazione con gli enti locali. Il governo deve riorganizzarsi con i sindacati". Solidali anche gli studenti europei che hanno organizzato un presidio sotto l'ambasciata italiana a Bruxelles e uno davanti alla sede della Commissione Europea. Alla Luiss protesta contenuta senza tamburi e fischietti. Campeggia la scritta "Gelmini, il merito parte dal confronto".

 

 

 

 

Scuola, la protesta corre su Facebook

e su Youtube

di Antonio Carlo Larizza

30 Ottobre 2008

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Nòva 100

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Lezioni in piazza. "A tutti i professori che volessero aderire all'iniziativa e agli studenti che si sono già messi in contatto con i docenti per le lezioni. Abbiamo avvisato la questura della nostra presenza sul suolo pubblico ottenendo i seguenti permessi: Mercoledì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità; Giovedì dalle 9 alle 13, Piazza Sant'Antonio; Giovedì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità; Venerdì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità. Vi preghiamo di non portare sedie o tavoli perché si tratterebbe di occupazione di suolo pubblico, concessa una lavagna bianca con treppiede. Visto che una ragazza del coordinamento si è presa la responsabilità di firmare i permessi, comportatevi bene!".

Questo messaggio è stato scritto martedì sul blog di "Coordinamento 133", il movimento che aggrega studenti e personale dell'Univeristà di Trieste nato "per difendere il sistema universitario dalle conseguenze della legge 133". Il tono pacato, lo stile pragmatico ricordano un post che da lunedì campeggia su "No 133 Pavia", il blog per studenti, dottorandi, ricercatori e docenti dell'Università di Pavia. Il titolo annuncia una dispensa sulla Legge 133. Il testo recita: "Slide preparate da "Studenti Indipendenti", ottime per chi si avvicina per la prima volta all'argomento". Poi, se invece di scaricare le 25 pagine di dispense prodotte dagli studenti si decide di andare a vedere chi sono gli studenti indipendenti, si scopre che studiano fisica a Pavia e che hanno uno slogan tutto loro: "La Razionalità al Potere". E il cerchio si chiude.

Questo breve giro di web racconta solo una goccia dell'Onda studentesca che sta gonfiando la rete italiana. Un'onda fatta di contenuti prodotti dal basso: s i stima che nell'ultimo mese il volume di documenti pubblicati online sui siti studenteschi sia aumentato del 30%. Non solo su quelli istituzionali. Blog e social network come Facebook – utilizzati per raccontarsi o ritrovare i vecchi amici – sono diventati spazi per allargare il proprio giro virtuale e luoghi per prendere posizione. C'è un numero che più di altri dà la dimensione del fenomeno: la petizione "A favore dell'istruzione e della ricerca! No alla L.133/08" – aperta su Facebook – ha raccolto in pochi giorni più di 130mila adesioni.

Questa volta gli studenti – dalle elementari alle università – hanno usano la rete per quello che è e dovrebbe essere sempre: una piattaforma per comunicare in modo costruttivo e mettere in atto forme di produzione di contenuti multimediali dal basso. Le storie che arrivano da tutta Italia sono uniche, ma si assomigliano. "A Trento – racconta Francesca Re, studentessa alla facoltà di Sociologia – internet è stato il principale canale utilizzato per organizzare le attività. Le prime riunioni sono state convocate attraverso Facebook. Gli stessi giornalisti dei media locali hanno appreso della prima assemblea attraverso questo strumento. Il comitato "No Gelmini" ha creato una pagina in Facebook e ha inoltrato la segnalazione della riunione, cui hanno partecipato anche docenti della facoltà. La pagina contiene il rimando al blog dove vengono segnalati gli appuntamenti".

Gli stessi collegamenti crossmediali sono scattati a Pavia, dove gli studenti, servendosi di una telecamera e di un computer connesso a internet, trasmettono le assemblee online (ancora una volta sfruttando Facebook); a Milano, dove i ragazzi di "Acido Politico" raccontano quello che accade con la loro web tv riuscendo ad anticipare la stampa tradizionale di qualche ora; a Firenze, dove il portale dei ricercatori precari fa rimbalzare l'articolo di "Nature" contro i tagli alla ricerca annunciati dal Governo; a Trieste, dove l'assemblea generale organizzata via internet attira più di 3mila persone e viene riconvocata in giardino. O a Reggio Calabria, dove i ragazzi di Ponte Radio pubblicano sul loro blog i documenti di lavoro autoprodotti per analizzare l'ipotesi di trasformazione dell'università in fondazione privata, avanzata dal ministro Tremonti. E anche i favorevoli alla riforma fanno sentire la loro voce in rete: su Facebook sono quasi 3mila i sostenitori del ministro della Pubblica istruzione.

Esempi non isolati di un dibattito che vive tra la piazza e la rete. E che proprio in rete sfrutta con sapienza mista a stupore il potere amplificato del passaparola. Cercando nuovi strumenti per vecchie pratiche da rinnovare. Come succederà per esempio oggi, se l'esperimento organizzato da Raduni andrà a buon fine. Il network che raccoglie la maggior parte delle web radio universitarie ha organizzato, in occasione dello sciopero generale della scuola, una diretta via web a reti unificate: per un giorno, tutte le radio che aderiscono all'organizzazione trasmetteranno la stessa programmazione, realizzata con una staffetta tra le varie redazioni. Inizieranno gli studenti di Radio Zammu di Catania, alle 9 del mattino, poi il microfono passerà nelle mani degli studenti di Unis@aund, la radio universitaria di Salerno. La programmazione prevede interviste a docenti, presidi di facoltà, rappresentanti degli studenti. Salerno riferisce di aver invitato anche il ministro Gelmini. E ovviamente ci sarà anche una cronaca dalle manifestazioni. Il tutto sarà trasmesso in contemporanea dalle radio universitarie di Cagliari, Catania, Padova, Palermo, Pavia, Salerno, Teramo, Verona, Trieste, Genova, Foggia, Roma Tor Vergata, Trento, Urbino e Venezia. Un esperimento senza precedenti, che potrebbe diventare un numero zero per un nuovo format da replicare. Ma anche un'occasione per permettere all'Onda di prendere coscienza di se stessa.

Perché gli studenti vogliono mostrarsi per quello che sono e sembrano spaventati dalla rappresentazione data dai media e costruita su schemi del passato. Vogliono salvare l'università, non distruggerla. Al loro fianco hanno professori e ricercatori precari. Non cercano leader. Non vogliono essere raccontati, ma vogliono mostrarsi. "Show, don't tell" è l'invito, innovativo, dell'Onda.

antoniolarizza.nova100.ilsole24ore.com

 

 

 

Come cambia il budget dell'istruzione scolastica

di Nicoletta Cottone

30 ottobre 2008

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Ecco come cambia il budget per il mondo della scuola nel disegno di legge di Bilancio 2009. Il Sole 24 Ore.com è andato a curiosare nei corposi volumi del provvedimento di bilancio, attualmente all'esame della commissione Bilancio di Montecitorio, che viaggia di pari passo con la Finanziaria per il 2009. Nel ddl di bilancio dello scorso anno è stata prevista una nuova articolazione del bilancio di previsione dello Stato che si basa su una classificazione delle risorse finanziarie in missioni di spesa, 34 in tutto, articolate a loro volta in programmi, 163 nel 2009.

La missione "Istruzione scolastica" è divisa in 9 programmi di spesa, con una dotazione di 43.776,6 milioni di euro per il 2009, 42.427,6 milioni nel 2010 e 42.407,5 milioni nel 2011. Nei capitoli rientrano la programmazione e il coordinamento dell'istruzione scolastica, l'istruzione prescolastica, quella primaria, la secondaria di primo grado, quella di secondo grado, l'istruzione post secondaria, quella per adulti, il diritto allo studio (che nel programma comprende anche la condizione studentesca) e le istituzioni scolastiche non statali.

Nella tabella, elaborata dal Sole 24 Ore sulla base dei dati del Servizio studi della Camera, frutto del confronto tra gli importi assegnati a ogni programma per il 2008 con quelli del triennio successivo, si possono verificare, voce per voce, le riduzioni e gli aumenti rispetto alle previsioni assestate del bilancio 2008, che escludono i tagli derivanti dai Dl 93/08 (Ici) e Dl 112/08 (manovra d'estate).

Le variazioni più consistenti interessano, in particolare, i 4 programmi relativi all'istruzione prescolastica e scolastica e riguardano soprattutto gli stanziamenti per il personale. Al capitolo fanno capo anche le spese per acquisto di beni e servizi che registrano per lo più una riduzione rispetto agli importi del 2008. In relazione alla legge di bilancio dello scorso anno si riscontrano variazioni di segno negativo, per circa 50 milioni di euro, sul Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, mentre ci sono variazioni positive nel Fondo per le competenze del personale, motivate dall'applicazione del Ccnl del comparto scuola e dagli oneri di retribuzione delle supplenze brevi e per maternità.

La riduzione più consistente (- 519,8 milioni) riguarda l'importo 2011 dell'istruzione secondaria di secondo grado, mentre in termini percentuali sono forti le riduzioni di spesa per il diritto allo studio, le scuole non statali e l'istruzione per gli adulti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-10-27

Scuola: anche "Famiglia Cristiana" contro la Gelmini

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27 ottobre 2008

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Studenti e professori "hanno seri motivi per protestare", secondo la rivista "Famiglia cristiana". E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che "colpiscono il cuore pulsante di una nazione", come dice il filosofo Dario Antiseri. Nel mirino c'è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: "Riforma della scuola"; più prosaicamente "contenimento della spesa", a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti.

"Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste , si abbozza una farsa di dialogo", scrive in un editoriale del prossimo numero in edicola il settimanale dei Paolini. "Il bene della scuola (ma anche del Paese) - prosegue il corsivo - richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini. Per senso di responsabilità; l'ostinazione, infatti, è segno di debolezza. Né si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia".

"Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?", si domanda "Famiglia cristiana". "Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Quando una Finanziaria si approva in nove minuti e mezzo; quando, furtivamente, si infilano emendamenti rilevanti tra le pieghe di decreti legge, il Parlamento si squalifica. Ci siamo appena distratti, che già un'altra norma "razziale" impone ai medici di denunciare alla polizia gli immigrati clandestini che bussano al pronto soccorso".

 

 

 

L'abc del decreto Gelmini

di Nicoletta Cottone

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9 ottobre 2008

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Scuola: la Camera approva la riforma

Il testo del decreto legge 1° settembre 2008, n. 137

Tutte le novità in arrivo per la scuola e l'università

La bocciatura alle elementari sarà un evento assolutamente straordinario, disposta solo con decisione unanime e solo in casi "eccezionali e comprovati da specifica motivazione". La disposizione è contenuta nel cosiddetto decreto Gelmini di riforma della scuola. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, è attualmente all'esame dell'aula del Senato. Novità anche per gli specializzandi Ssis che potranno essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento non più in coda, ma nella posizione spettante in base ai titoli posseduti. Giro di fondi, poi, per mettere mano alle emergenze dell'edilizia scolastica, legate in particolare al rischio sismico. Il pagamento del maestro unico, poi, in caso di ore eccedenti l'orario di servizio di 24 ore, avverrà dal fondo d'istituto, integrato da eventuali economie. Alle medie e alle superiori, infine, le edizioni dei libri scolastici saranno rinnovate ogni sei anni.

Il testo approvato dalla Camera mantiene integri, rispetto al decreto legge iniziale, capitoli come quello dello studio della materia "Cittadinanza e Costituzione" in tutti i cicli scolastici, del voto di condotta e del numerico alle elementari e all'esame conclusivo di terza media. Ecco una sintesi del contenuto del provvedimento.

Accesso alle scuole universitarie di specializzazione di medicina e chirurgia (articolo 7). La disposizione limita la possibilità di presentare domanda alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia ai soli aspiranti già laureati, anche se non ancora abilitati, purché l'abilitazione venga conseguita entro la data di inizio delle attività didattiche.

Cittadinanza e Costituzione (articolo 1, commi 1 e 2). Dall'anno scolastico 2008/2009 sono attivate, oltre a una sperimentazione nazionale, azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a "Cittadinanza e Costituzione", nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo di queste materie. Iniziative analoghe saranno avviate anche nella scuola dell'infanzia. All'attuazione si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.

Entrata in vigore (articolo 8, comma 2). Il provvedimento entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Finanza pubblica (articolo 8, commi 1 e 1-bis). Dall'attuazione del decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.

Graduatorie a esaurimento (articolo 5-bis). I docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (Ssis) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell'anno accademico 2007/2008 e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti a domanda nelle graduatorie a esaurimento e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi dei titoli posseduti. Nello stesso modo sono iscritti a domanda i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione di docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione. Possono chiedere l'iscrizione con riserva alle graduatorie anche coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in Scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica (la riserva viene sciolta al conseguimento dell'abilitazione e la collocazione in graduatoria è disposta in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti).

Libri di testo (articolo 5). I competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si è impegnato a mantenere invariato il contenuto nella scuola primaria con cadenza quinquennale (salvo l'eventualità che si renda necessaria la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento, che dovranno comunque essere disponibili separatamente), a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi 6 anni (salvo specifiche e motivate esigenze). Il dirigente scolastico ha il compito di vigilare affinché le delibere del collegio dei docenti sull'adozione deui libri di testo siano assunte nel rispetto delle disposizioni.

Maestro unico (articolo 4). Nell'ambito degli obiettivi di razionalizzazione previsti dall'articolo 64 del Dl 112/2008 per la riorganizzazione del servizio scolastico e dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico delle scuole, si prevede che le istituzioni scolastiche costituiscano nelle scuole primarie classi assegnate a un unico insegnante e funzionanti con un orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si terrà conto delle esigenze legate alla domanda delle famiglie di una più ampia articolazione del tempo-scuola. Una sequenza contrattuale definirà il trattamento economico dovuto all'insegnante unico della scuola primaria per le ore aggiuntive (si passa da un orario settimanale di 22 ore a uno di 24 ore) rispetto all'orario d'obbligo stabilito dalle attuali disposizioni contrattuali. Il ministro dell'Economia, di concerto con il ministro dell'Istruzione, provvederà alla verifica degli effetti finanziari a decorrere dal 1° settembre 2009. A seguito della verifica si provvederà, ove occorra e in via transitoria, a valere sulle risorse del fondo d'istituto delle istituzioni scolastiche da reintegrare con quota parte delle risorse rese disponibili dalle economie di spesa destinate a incrementare le risorse contrattuali (articolo 64, comma 9, del Dl 112/2008). La disciplina entra in vigore dall'anno scolastico 2009/2010 nelle prime classi del ciclo scolastico.

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-10-25

Scuola, il ministro Gelmini avverte: "Il decreto resta"

25 ottobre 2008

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"Il decreto resta". Lo ha ribadito il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, chiudendo così il confronto con tutti quegli studenti (Uds, Udu, Rete degli studenti) che avevano posto come condizione per sedersi al tavolo il ritiro dei provvedimenti contestati nell'ultimo mese da oltre 300 cortei in tutta Italia.

"Bisogna cambiare, in Italia si spende male", ha ripetuto il Ministro. Intanto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, da Pechino aveva accusato: "tra i manifestanti ci sono facinorosi".

Le manifestazioni

Ieri è stata una nuova giornata di agitazione: occupazioni, autogestioni, lezioni all'aperto e cortei in molte città italiane. A Roma, serata di tensione al Festival del Cinema, con gli studenti che si sono presentati in massa all'Auditorium: due agenti di polizia hanno riportato lievi ferite per il lancio di oggetti da parte dei manifestanti.

Il dibattito politico

Tra i poli è di nuovo scontro. Con il Pd che chiede a gran voce, insieme agli studenti, che il ministro della Pubblica Istruzione ritiri il decreto con la riforma per scuola e università e apra poi un tavolo di confronto con le parti sociali.

Anche la decisione del ministro della Pubblica istruzione di ricevere delegazioni di studenti non è riesciuta a placare gli animi. "È grave che la Gelmini - sostiene il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini - riceva solo chi fa occupazione e non ascolti invece gli studenti che ritengono che non si debbano occupare le scuole". Fino a quando il governo non ritirerà il decreto, avvertono gli studenti auditi dal ministro, la protesta continuerà.

 

 

 

2008-10-22

Berlusconi: "Non permetteremo occupazione di scuole e università"

di Nicoletta Cottone

22 ottobre 2008

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Sono molti i falsi e le bugie della sinistra sulla scuola. Attacca il premier Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa sulla scuola, tenuta a Palazzo Chigi insieme al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Berlusconi sulla scuola annuncia assoluta fermezza. "Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, non intendo retrocedere di un centimetro".

Il premier dice che la "sinistra è contro il decreto Gelmini, che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola. Tenta di costruire un'opposizione di piazza su un terreno circoscritto, perchè come governo siamo inattaccabili su tutta una serie di provvedimenti". Così, insiste il premier, "sono passati come verosimili allarmismi assolutamente inutili verso milioni di italiani". Anche oggi, dice il premier, dalla sinistra hanno chiesto di ritirare il provvedimento sulla scuola. Ebbene, "noi andiamo avanti. Siamo assolutamente convinti, andiamo avanti in una direzione lungamente meditata".

No all'occupazione delle scuole. Non permetteremo, ha detto il premier, "l'occupazione di scuole e università. L'occupazione non è una dimostrazione libertà o un fatto democrazia, ma è violenza verso gli altri". Oggi, annuncia Berlusconi, sarà convocato il ministro dell'Interno Maroni per dare indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine, per evitare che possano accadere" occupazioni di scuole e università. "L'ordine deve essere garantito. Lo Stato deve fare il suo ruolo - dice il premier - garantendo il diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi e nelle aule".

Veltroni: "Il premier soffia sul fuoco". Su queste parole nel pomeriggio è intervenuto il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, che ha accusato il premier di soffiare sul fuoco e lo ha invitato a ritirare il decreto Gelmini. Quanto al ministro in questione, la protesta di questi giorni, ha dichiarato, "è politica e ha come obiettivo la lotta al governo Berlusconi, con la regia della sinistra e dei centri sociali". Per la Gelmini "la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro politico e sono indignata perché in molte scuole e atenei alcuni gruppi minoritari ostacolano l'ingresso. Questo non é esercizio di democrazia, ma di prepotenza".

Duro attacco di Silvio Berlusconi ai media. Per il premier i media non hanno informato adeguatamente sulle novità introdotte dal decreto sulla scuola. Berlusconi si è anche detto preoccupato del divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà. "I giornali italiani - ha detto il Cavaliere - non raccontano la realta" e la tv pubblica "diffonde ansia e solo le situazioni di protesta". Il Presidente del Consiglio ha espressamente chiesto ai giornali di dare spazio alla conferenza stampa di Palazzo Chigi. "In una precedente conferenza stampa sulla scuola non é avvenuto così. Sarei indignato se della conferenza stampa di oggi non si desse informazione ai lettori dei giornali".

Nessun taglio alla scuola pubblica. "Non ci sono tagli alla scuola", sostiene il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, replicando alle critiche dell'opposizione secondo che il governo avrebbe previsto minori risorse per il settore pari a 8 miliardi di euro. "Non c'é nessun taglio - ha ribadito - ma una manovra su un triennio che porta risorse" alla scuola e agli alunni. "La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso. Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over". Il Cavaliere dice che considerando una media di 21 alunni per classe in cinque anni si avranno 5.750 classi in più di tempo pieno. "In cinque anni 82.950 alunni in più avranno il tempo pieno". Per il premier, dunque, "non c'e alcuna riduzione del tempo pieno, ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruire del tempo pieno". La scuola pubblica, dice Berlusconi, "costa molto e dà risultati deludenti".

Nessun razzismo in classe. "Non c'é nessun razzismo, ma solo buonsenso", dice il premier sulle polemiche rispetto alle classi-ponte per insegnare la lingua italiana agli immigrati. "È solo integrazione, l'opposto del razzismo", rivendica il premier ricordando a questo proposito l'esperienza francese.

 

 

Napolitano "Sulla scuola no a contrapposizione, sì all'ascolto reciproco"

di Nicoletta Cottone

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22 ottobre 2008

La lettera del presidente della Repubblica

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"È indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera di risposta alla

missiva consegnatagli ieri dagli studenti de 'La Sapienza sui temi dell'istruzione e della scuola. Il Capo dello Stato ha ricordato agli studenti i compiti che gli sono affidati dalla Costituzione, affermando che proprio per il ruolo istituzionale che riveste non può decidere da che parte stare."Al Presidente della Repubblica - scrive Napolitano - non spetta pronunciarsi nel merito dell'una o dell'altra soluzione in discussione, nè suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione".

Nella lettera Napolitano sottolinea che se l'Italia vuole evitare un'emorragia di preziosi giovani talenti, che trovano riconoscimento all'estero, gli investimenti nella ricerca dovrebbero costituire una priorità, anche nella allocazione delle risorse, pubbliche e private. "Dico "dovrebbero" - spiega il Capo dello Stato - perché in realtà le scelte pubbliche (e anche quelle del sistema delle imprese) non sembrano riconoscere tale "priorità", a cui troppe altre ne vengono affiancate – in particolare quando si discute di legge finanziaria e di bilancio – col risultato che già da anni non ci si attiene ad alcun criterio di priorità e non si persegue un nuovo equilibrio nella distribuzione delle risorse tra i diversi settori di spesa".

Il presidente Napolitano, dopo aver illustrato la situazione nel Paese e le scelte del Governo auspica, però, "che si creino spazi per un confronto - in sede parlamentare - su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica tra i ministeri e i varii programmi, valutando attentamente l'esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione " Poi il Capo dello Stato si augura che "si formulino proposte anche da parte di studenti e docenti, per razionalizzare la spesa ed elevarne

la qualità, con particolare riferimento all'Università, dovendosi rimuovere distorsioni, insufficienze e sprechi che nessuno può negare. E ciò sposta il discorso sulla tematica degli ordinamenti e della gestione del sistema universitario: tematica sulla quale è atteso un confronto tra il governo e gli organismi rappresentativi delle Università".

Tutte le istituzioni e le forze sociali e culturali si predispongano senza indugio a tale confronto, in termini riflessivi e costruttivi. E amche gli studenti devono dare prova, responsabilmente, di "determinazione e intelligenza", come scritto a conclusione della lettera inviata a Napolitano.

 

2008-10-21

Un Paese che esilia i giovani talenti distrugge il suo futuro

di Salvatore Settis

21 Ottobre 2008

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Università: si allarga la protesta contro i tagli. I rettori propongono un "patto di stabilità"

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Nell'autunno 1922 due navi tedesche (poi note come Philosophy Steamers) trasportarono da Pietrogrado alla Germania centinaia di intellettuali, la crema dell'intelligentsia russa pre-rivoluzionaria. "Una deportazione di cervelli senza precedenti" (Heller), che eliminava ogni scomoda opposizione in nome di un obbligato conformismo, e che inferse alla cultura russa un colpo mortale. Non fu un caso isolato. Ci sono ideologie, regimi, situazioni che rigettano gli intellettuali, la ricerca, il pensiero creativo (il caso meglio noto è quello della Germania nazista, ma anche l'Italia fascista fece la sua parte, con intellettuali ebrei e non). Non meno massiccia di quelle è l'emigrazione forzata di giovani talenti dalla prospera e smemorata Italia degli ultimi vent'anni: secondo l'Istituto di ricerca economica di Berlino (febbraio 2008), da anni il nostro Paese esporta migliaia di ricercatori e per ogni dieci che se ne vanno meno di uno viene, o torna, dall'estero. Ma in nome di che cosa i Governi italiani, in ammirevole sintonia bipartisan, s'industriano a favorire la diaspora dei migliori giovani dal Paese? Dietro questa ostinazione c'è un'ideologia, un progetto? C'è un'idea dell'Italia, del suo futuro?

I risultati del Consiglio europeo delle ricerche (Erc) sono un'allarmante cartina al tornasole. Erc è la nuova agenzia di ricerca dell'Unione Europea, che per distribuire i suoi 7,5 miliardi ha adottato una metodologia interamente basata sul talento degli studiosi e sul merito delle loro idee. Il primo bando, riservato ai ricercatori più giovani (con un tetto di 2,5 milioni a persona), si è chiuso qualche mese fa; il secondo, per gli studiosi più avanti in carriera (con un tetto di 3,5 milioni) si è chiuso in questi giorni. Quali i risultati italiani? Sia negli starting grants per i più giovani che negli advanced grants, l'Italia è stata prima per numero delle domande (1.760 su 9.167 nel primo caso (19,2%), 327 su 2.167 nel secondo (15%): sicuro indicatore che il Paese abbonda di ricercatori di ogni età, ma anche che essi disperano di trovare in patria i finanziamenti necessari. Ma quante domande hanno avuto successo?

Negli starting grants, i vincitori italiani sono 35, al secondo posto dopo la Germania, precedendo Gran Bretagna, Francia e Spagna; è dunque chiaro che l'Italia ha offerto a questi studiosi (età media: 35 anni) adeguata formazione e ambCiente di ricerca. Se però si guarda alle sedi di lavoro scelte dai vincitori, l'Italia precipita al quinto posto. Dei 35 vincitori italiani, solo 23 resteranno in patria, gli altri (coi loro fondi europei) preferiscono altri Paesi con migliori strutture di ricerca; e dall'estero in Italia arrivano solo due polacchi e un norvegese. Al contrario, in Gran Bretagna restano 24 vincitori su 29, ma se ne aggiungono 35 da altri Paesi (6 dall'Italia); in Francia restano 26 vincitori su 32, ma ne arrivano altri 12 (2 dall'Italia).

Negli advanced grants, i risultati italiani sono ancor più preoccupanti. Prima come numero di domande, l'Italia è al quarto posto per il successo (23 vincitori), dietro Gran Bretagna (45), Germania (32) Francia (30). Ma dei 23 vincitori italiani, ben 6 portano il proprio grant in altri Paesi, contro un solo non-italiano (un inglese) che ha scelto una sede italiana (Pisa). Al contrario, negli altri Paesi il rapporto fra "uscite" ed "entrate" di vincitori dei grants è molto più favorevole: il saldo netto (contro il totale di 18 grants da spendersi in Italia) è di 56 in Gran Bretagna, 32 in Francia, 26 in Svizzera. Per attrattività l'Italia è dunque all'ultimo posto, anzi sostanzialmente assente. In compenso, il Paese svetta in cima a tutte le classifiche per numero di studiosi che hanno deciso di trasferirsi altrove coi loro cospicui fondi europei. Il bilancio è disastroso: prima per numero di domande (cioè per potenzialità), l'Italia è ultima in Europa per capacità di attrarre studiosi da fuori, ma anche di trattenere i propri cittadini.

In nome di che cosa maggioranza e opposizione, ministri e deputati assistono passivamente a questa emorragia di forze intellettuali? Nessuno potrà credere sul serio che alla base vi sia un calcolo economico. È evidente che formare nuove generazioni di ricercatori per poi "regalare" i migliori ad altri Paesi non è un buon investimento. Eppure, nella strettoia che l'università italiana sta attraversando questi dati non sembrano avere alcun peso, quasi per corale cecità di un Paese determinato a indietreggiare. I severi tagli della legge 133/2008 incideranno seriamente sul futuro dell'università. Sarebbe ingiusto non riconoscere le gravi difficoltà economiche del momento, come lo sarebbe non ammettere i troppi casi di cattiva amministrazione delle risorse da parte degli Atenei.

Il paradosso è che i finanziamenti per università e ricerca in Italia sono da troppi anni strutturalmente insufficienti (meno di un terzo dell'obiettivo fissato dall'agenda di Lisbona) ma al tempo stesso le scarse risorse vengono spesso sprecate o mal spese. Ma nessuna scure che si abbatta alla cieca ha mai generato nuove forme di virtù: colpendo in misura eguale chi ha gestito malissimo le proprie risorse e chi lo ha fatto al meglio, la legge Tremonti non ha dato all'università italiana il segnale giusto.

Il ministro Gelmini ha davanti a sé un compito molto difficile. Dovrà ridare credibilità a università e ricerca, dovrà promuovere l'autonomia degli atenei ma anche una gestione responsabile delle risorse e un'attenta valutazione dei risultati. Dovrà alzare la qualità della formazione anche "tagliando" i corsi più squalificati e il pulviscolo di micro-sedi universitarie proliferate senza controllo; ma anche favorire il principio di eguaglianza e la mobilità sociale con nuove forme di finanziamento per gli studenti meritevoli. Dovrà introdurre massicci incentivi al merito individuale di docenti e studenti, ma anche a quello di dipartimenti, atenei e strutture di ricerca. Dovrà vincere il blocco delle assunzioni di docenti che penalizza i giovani migliori, ed evitare ogni promozione ope legis di precari d'ogni sorta, che punirebbe chi è ancor più precario di loro, e cioè i giovani che stanno per concludere i propri studi. Non dovrà cadere nella trappola di "distinguere fra reclutamento e promozione dei docenti", come voleva il disegno di legge 1439/2007 (Rifondazione comunista), secondo cui la docenza universitaria dovrebbe essere "riorganizzata in un ruolo unico articolato in tre fasce, dove l'accesso alla docenza avviene in via ordinaria mediante concorso per l'assunzione nella terza fascia", con promozioni ad personam alle fasce superiori: sicura ricetta per spedire l'Italia in fondo a tutte le classifiche mondiali.

I tagli all'università sono necessari? Prima di rispondere, fermiamoci a pensare che le principali vittime saranno i nostri giovani migliori, condannati al forzato esilio. Crescerà il saldo negativo nel rapporto fra brain drain e brain gain; per giunta, in un Paese che compensa il crescente deficit demografico con l'immigrazione (ormai oltre il 5% dei residenti), la bassissima percentuale d'immigrazione intellettuale (inferiore allo 0,1%) trascina verso il basso il livello culturale medio. Nessuno nega la crisi economica presente, ma ci sono vari modi di reagire ad essa. Nel 1992, Yegor Gaidar (allora primo ministro nella Russia di Eltsin) tagliò duramente i fondi alla ricerca, dichiarando che "questa terapia-shock non può che far bene: i nostri scienziati, se sono davvero bravi, troveranno qualcuno che li finanzi".

Come si sa, migliaia di studiosi russi dovettero allora emigrare. Il 4 ottobre 2008, il presidente francese Sarkozy ha dichiarato al contrario che, onde risalire la china della crisi economica, "è necessario accrescere il finanziamento all'università per migliorare lo stipendio dei docenti, rinnovare le sedi, promuovere la ricerca, aiutare gli studenti in difficoltà. Propongo pertanto - continua Sarkozy - che lo sforzo della nazione in favore dell'università aumenti del 50% di qui al 2012, per un aumento complessivo di 5 miliardi". È lecito chiedersi: fra il modello Eltsin (la terapia-shock dei tagli alla cieca) e il modello Sarkozy (la crescita degli investimenti su università e ricerca), qual è, e quale sarà, la scelta di Berlusconi, Tremonti, Gelmini?

2008-10-19

 

La "nuvola" di Google passa da scuole e Università

di Gigi Beltrame

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19 settembre 2008

Speciale ScuolaD@y

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Scuola, la protesta degli studenti corre sul web

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Sul web il voto in condotta divide gli studenti

Per gli editori gli impegni sono stati disattesi

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Servizi di posta elettronica personalizzata per le istituzioni, calendari indirizzati a informare studenti e professori, creazione di documenti online per un uso collaborativo. Realtà perfettamente funzionanti presso alcuni atenei e presso alcuni istituti scolastici italiani grazie ai servizi messi a disposizione gratuitamente da Google.

"Questo progetto nasce un po' per filantropia dei due ideatori dell'azienda - ha dichiarato Luca Paderni, responsabile iniziative europee del settore education di Google -, e un po' per spiegare e fare utilizzare agli studenti gli strumenti innovativi del cloud computing. Nella nostra visione, le applicazioni e i servizi sono da qualche parte nella rete, e gli utenti, le aziende, ma anche gli studenti e i professori possono usufruirne indipendentemente dal luogo in cui si trovano e dal tipo di dispositivo utilizzato". In alcuni casi si tratta di posta elettronica e dei calendari di Google, come per l'Università di Ferrara o la Johns Hopkins University di Bologna, oppure sistemi più integrati come per l'Istituto Europeo di Design.

"Servizi a valore aggiunto per le istituzioni perché pensiamo di poter risolvere qualche problema - incalza Paderni -. Gli utenti, per esempio, vedono una vera e propria esplosione del volume di informazioni, ma anche la necessità di collaborare meglio e in modo più attivo. Le istituzioni, dal canto loro, vedono aumentare la complessità delle applicazioni e lievitare i costi". L'Università di Ferrara dichiara che il passaggio da soluzioni proprietarie a quelle di Google ha portato un risparmio di oltre 50.000 euro all'anno. Lo IED, invece, sfrutta la condivisione dei documenti per i corsi tra le varie sedi e sull'email per coinvolgere gli studenti nelle varie iniziative create a lato delle lezioni. Google ha, però, un numero di risorse limitato per presentare questo progetto, e quindi, in pratica, è solamente disponibile ad accogliere tutti coloro che intendono avvalersi di queste opportunità.

"Avrò un incontro con il Ministero della Pubblica Istruzione a breve – ha concluso Paderni - e quindi potremo trovare altri partner come Didasca, un'associazione culturale che opera in Valtellina e che sta coinvolgendo oltre 40 istituti scolastici, per aiutarci in questo compito. Come responsabile per il settore Education in Europa posso affermare che, dopo Regno Unito e Scandinavia, mercati in cui internet è una realtà affermata, l'Italia non sfigura assolutamente, anzi è al passo con Francia e Spagna. E l'argomento taglio dei costi e miglioramento dei servizi ha certamente molto appeal in periodi di tagli dei costi".

 

 

2008-10-10

La "nuvola" di Google passa da scuole e Università

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19 settembre 2008

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"Servizi a valore aggiunto per le istituzioni perché pensiamo di poter risolvere qualche problema - incalza Paderni -. Gli utenti, per esempio, vedono una vera e propria esplosione del volume di informazioni, ma anche la necessità di collaborare meglio e in modo più attivo. Le istituzioni, dal canto loro, vedono aumentare la complessità delle applicazioni e lievitare i costi". L'Università di Ferrara dichiara che il passaggio da soluzioni proprietarie a quelle di Google ha portato un risparmio di oltre 50.000 euro all'anno. Lo IED, invece, sfrutta la condivisione dei documenti per i corsi tra le varie sedi e sull'email per coinvolgere gli studenti nelle varie iniziative create a lato delle lezioni. Google ha, però, un numero di risorse limitato per presentare questo progetto, e quindi, in pratica, è solamente disponibile ad accogliere tutti coloro che intendono avvalersi di queste opportunità.

"Avrò un incontro con il Ministero della Pubblica Istruzione a breve – ha concluso Paderni - e quindi potremo trovare altri partner come Didasca, un'associazione culturale che opera in Valtellina e che sta coinvolgendo oltre 40 istituti scolastici, per aiutarci in questo compito. Come responsabile per il settore Education in Europa posso affermare che, dopo Regno Unito e Scandinavia, mercati in cui internet è una realtà affermata, l'Italia non sfigura assolutamente, anzi è al passo con Francia e Spagna. E l'argomento taglio dei costi e miglioramento dei servizi ha certamente molto appeal in periodi di tagli dei costi".

 

 

2008-10-16

"The Economist", bocciate le scuole superiori in Italia

16 ottobre 2008

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I sindacati: valorizzare gli insegnanti

Mentre al Nord la qualità della scuole superiori italiane è nella media dei paesi Ocse, al Sud è ai livelli della Thailandia o dell'Uruguay. Sentenza impietosa quella dell'Economist sullo stato della pubblica istruzione nel nostro paese. Nel numero prossimamente in edicola, il settimanale prende in esame la riforma Gelmini. "Il ministro - sostiene il giornale - ha un obiettivo ambizioso: riassestare i bilanci di un'istruzione che zavorra i conti pubblici italiani". Ma il primo problema è la qualità. A dispetto di un'istruzione elementare di altissimo livello infatti, in Italia la scuola superiore, specialmente al Sud, è stata usata dai politici come merce di scambio per coltivare le clientele. Per questo, sostiene il settimanale citando Roger Abravanel autore di un saggio sulla meritocrazia, in Meridione l'istruzione superiore è di livello inferiore alla media Ocse. Addirittura pari ad Uruguay e Thailandia. "Il Governo sta tagliando i fondi e spera che la qualità migliori di conseguenza. Ma il meccanismo non è affatto automatico" scrive l'Economist citando l'economista Giacomo Vaciago. (A. Fr.)

 

 

 

2008-10-15

Classi-ponte per gli stranieri. Passa la mozione della Lega

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15 ottobre 2008

Oggi la Notte bianca contro la riforma Gelmini

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Un terzo degli studenti subisce l'azione dei bulli

Dopo un'accesa discussione l'aula di Montecitorio ha approvato la mozione della Lega concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo. Nella mozione leghista si chiede al governo di "rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione", e ad "istituire classi ponte che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test di frequentare corsi di apprendimento delle lingua italiana".

Il testo ha scatenato la bagarre in aula. Particolarmente duro l'intervento di Piero Fassino. "In questo modo si regredisce, si inserisce un elemento di discriminazione. Una discriminazione moralmente più abietta perchè la si inserisce tra i bambini e i più piccoli", ha attaccato l'esponente del Pd a cui ha replicato il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino: "Il nostro obiettivo è l'integrazione mai e poi mai la discriminazione", ha spiegato aggiungendo che la mozione leghista ha "la piena adesione del Pdl". Tuttavia, ci sono stati interventi critici anche dai banchi del centrodestra, in particolare si sono dissociati Nicolò Cristaldi e Mario Pepe.

"Non partecipo a questa votazione, non condivido il testo della mozione della maggioranza e con me usciranno dall'aula anche altri colleghi. Sono cresciuto a Mazara del Vallo dove il 20% dei cittadini sono musulmani. Da noi l'integrazione non è avvenuta con le leggi ma con il rispetto reciproco e l'amicizia tra i popoli", ha spiegao Cristaldi. Fra le defezioni all'interno della maggioranza anche quella di Mario Pepe: "Durante il fascismo in Somalia ci fu una cosa simile, e ora in quel Paese ci sono quelli che hanno il fucile e quelli no. Non vorrei che fosse questo il futuro del nostro Paese".

"Le classi di inserimento sono uno strumento per garantire l'integrazione, servono a prevenire il razzismo e a realizzare una vera integrazione". Lo afferma il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota in riferimento alla mozione in materia di "accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo" approvata a Montecitorio. "Lo spirito del provvedimento -aggiunge- è proprio quello di garantire pari opportunitá agli studenti stranieri. Noi vogliamo una societá dove chi arriva abbia tutti i diritti, ma rispetti i nostri diritti, apprenda la nostra lingua e le nostre regole".

La mozione impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi di inserimento, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti; a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri.

Il testo impegna inoltre il Governo a favorire, all'interno delle predette classi di inserimento, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonchè dell'educazione alla legalitá e alla cittadinanza.

 

Scuola, la politica si divide sulle classi per gli stranieri

di Luigi Illiano

Giovedí 16 Ottobre 2008

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È bufera sul via libera della Camera alla mozione per l'integrazione degli alunni stranieri attraverso "classi di inserimento", primo firmatario il capogruppo della Lega, Roberto Cota. "Dio ce ne scampi", ha commentato il leader del Pd, Walter Veltroni. "Becera strumentalizzazione", ha replicato lo stesso Cota.

Ieri, per l'intera giornata è stato un botta e risposta tra maggioranza e opposizione. Duro il commento del ministro dell'Istruzione del governo ombra del Pd, Mariapia Garavaglia: "Stupisce che alla mozione si sia prestata anche An, contraddicendo platealmente le affermazioni del presidente della Camera Fini che più volte in passato ha dichiarato che l'integrazione passa anche attraverso la scuola". Dalla maggioranza è intervenuto, tra gli altri, Italo Bocchino: "L'obiettivo della mozione è favorire l'integrazione e noi riteniamo giusto intervenire per evitare che con una cattiva gestione dell'inserimento dei bambini stranieri nelle scuole italiane si creino ghetti e discriminazioni". Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sono "necessari un confronto e una pausa di riflessione". Se si tratta di "sbarramenti" all'integrazione, "necessaria ai cittadini del futuro del nostro Paese, la nostra preoccupazione è molto ampia", ha commentato Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana.

I contenuti della mozione

La mozione propone un modello non distante da quanto già avviene in molti Paesi europei, dove le classi separate sono da tempo una realtà.

Inoltre, anche nel nostro circuito universitario la conoscenza della lingua italiana è tra le condizioni poste agli studenti extracomunitari per iscriversi in molti atenei.

Il testo approvato ha un valore eminentemente politico e nessuna applicazione concreta, per ora. Il documento impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, "favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi di inserimento che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutici all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti". Inoltre, la mozione prevede una distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole "proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri".

Numeri in crescita

La presenza di alunni con cittadinanza non italiana è in costante aumento. In molte classi del Nord i bambini stranieri sfiorano il 50% degli italiani. E, ovviamente, non sono tutti provenienti dallo stesso Paese. Ad esempio, su dieci alunni, possono esserci anche sette nazionalità diverse, con tutte le difficoltà complessive che questo comporta: prima di tutto il rischio di isolamento per gli stessi bambini e ragazzi, poi difficoltà concrete per i docenti, stretti tra la necessità di favorire l'integrazione e l'esigenza di insegnare con un ritmo adeguato. Situazioni sempre più frequenti che, in più casi hanno provocato le proteste delle famiglie.

Gli alunni stranieri rappresentano il 6,4% del totale degli iscritti, corrispondenti a 574.133 ragazzi. Nelle elementari e nelle medie si concentra il maggior numero di presenze, rispettivamente 217.716 e 126.396 ragazzi. Nelle classi italiane sono rappresentate 166 nazionalità. Primi i romeni (oltre 92mila), seguono gli albanesi (85mila) e i marocchini (76mila). Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto sono le regioni con la quota di presenze più alta: oltre il 10% della popolazione scolastica. La distribuzione è molto più alta nel Nord. Gli alunni rom sono oltre 12mila, molto presenti nel Lazio (più di 2.300).

In Europa

Il modello d'integrazione che prevede classi separate è abbastanza diffuso in Europa e da molti anni. In Francia (si veda l'articolo a lato), ma non solo. I sistemi inglese e tedesco prevedono classi differenziate per gli alunni stranieri, fino al raggiungimento della competenza linguistica. In Germania, particolare rilievo ha il "Progetto lezioni in tandem" che consiste nell'affiancare ai tradizionali corsi extracurricolari di lingua, alcune ore di compresenza in classe degli insegnanti di altre madrelingue. E l'ammissione nelle classi ordinarie avviene solo dopo aver superato l'esame di una commissione. L'integrazione viene intesa a livello di scuola e di classe, quindi le ore delle materie che non richiedono particolare comunicazione verbale sono comuni. In ogni caso, alla mediazione linguistica e ai corsi intensivi di insegnamento viene data grande importanza. Anche in Spagna ci sono classi "di passaggio". A seconda della singola Comunità autonoma, i bambini immigrati possono essere formati in classi di un anno o due inferiori alla loro età, al fine di compensare il divario curricolare.

 

 

 

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di Leonardo Martinelli

Giovedí 16 Ottobre 2008

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Il putiferio scoppiato in Italia intorno alle "classi di inserimento" per stranieri genera in Francia stupore, sorpresa, incredulità. Al ministero dell'Educazione, gestito da Xavier Darcos, amicissimo di Nicolas Sarkozy, sottolineano che lo strumento da loro "esiste dagli anni Settanta e non ha mai generato polemiche".

E anche Gérard Aschieri, segretario generale della Fsu, la Federazione unitaria degli insegnanti, sindacato maggioritario del settore (e decisamente in odore di simpatie a sinistra), dice: "Il sistema non è mai stato criticato. Anzi, se protestiamo al riguardo, è perché di classi così non ce ne sono a sufficienza, per la mancanza di risorse".

Queste classi, riservate ai figli di immigrati che risiedano da meno di un anno sul suolo nazionale e che non abbiano una conoscenza del francese giudicata sufficiente (sono sottoposti a un esame), esistono a tutti i livelli d'istruzione. Alle elementari si chiamano classes d'initiation, mentre alla scuola media e a quella superiore prendono il nome di classes d'accueil. Esistono anche sistemi più modulari (gli allievi fanno solo alcune ore con gli insegnanti di sostegno e per il resto seguono il cursus regolare) ma sono minoritari rispetto alle "classi per stranieri".

I docenti sono perlopiù laureati in francese, come lingua straniera, ma il sostegno riguarda anche altre discipline e non solo la lingua. Nell'anno scolastico 2007-2008 sono stati in tutta la Francia 34.900 i "nuovi venuti non francofoni", come li chiamano da queste parti, in calo rispetto agli anni precedenti. E l'84,6% è stato inserito in questo sistema di sostegno: il 100% a Parigi, una quota più bassa in certe aree rurali dove non sono disponibili insegnanti specializzati.

"L'importante è che queste classi non rappresentino un ghetto, ma solo una fase di passaggio con l'obiettivo di inserire gli allievi nell'istruzione normale", sottolinea Aschieri. E aggiunge: "Quando si pone il problema delle espulsioni dei figli di clandestini regolarmente scolarizzati, noi protestiamo ricordando che con le classi speciali lo Stato ha compiuto con questi bambini e ragazzi un grande sforzo di integrazione. Per poi ridursi a metterli alla porta con le loro famiglie".

 

 

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"Le classi di inserimento sono uno strumento per garantire l'integrazione, servono a prevenire il razzismo e a realizzare una vera integrazione". Lo afferma il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota in riferimento alla mozione in materia di "accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo" approvata a Montecitorio. "Lo spirito del provvedimento -aggiunge- è proprio quello di garantire pari opportunitá agli studenti stranieri. Noi vogliamo una societá dove chi arriva abbia tutti i diritti, ma rispetti i nostri diritti, apprenda la nostra lingua e le nostre regole".

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2008-10-09

L'abc del decreto Gelmini

di Nicoletta Cottone

9 ottobre 2008

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Scuola: la Camera approva la riforma

Tutte le novità in arrivo per la scuola e l'università

La bocciatura alle elementari sarà un evento assolutamente straordinario, disposta solo con decisione unanime e solo in casi "eccezionali e comprovati da specifica motivazione". La disposizione è contenuta nel cosiddetto decreto Gelmini di riforma della scuola. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, è attualmente all'esame del Senato. Novità anche per gli specializzandi Ssis che potranno essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento non più in coda, ma nella posizione spettante in base ai titoli posseduti. Giro di fondi, poi, per mettere mano alle emergenze dell'edilizia scolastica, legate in particolare al rischio sismico. Il pagamento del maestro unico, poi, in caso di ore eccedenti l'orario di servizio di 24 ore, avverrà dal fondo d'istituto, integrato da eventuali economie. Alle medie e alle superiori, infine, le edizioni dei libri scolastici saranno rinnovate ogni sei anni.

Il testo approvato dalla Camera mantiene integri capitoli come quello dello studio della materia "Cittadinanza e Costituzione" in tutti i cicli scolastici, del voto di condotta e del numerico alle elementari e all'esame conclusivo di terza media. Ecco una sintesi del contenuto del provvedimento.

Accesso alle scuole universitarie di specializzazione di medicina e chirurgia (articolo 7). La disposizione limita la possibilità di presentare domanda alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia ai soli aspiranti già laureati, anche se non ancora abilitati, purché l'abilitazione venga conseguita entro la data di inizio delle attività didattiche.

Cittadinanza e Costituzione (articolo 1, commi 1 e 2). Dall'anno scolastico 2008/2009 sono attivate, oltre a una sperimentazione nazionale, azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a "Cittadinanza e Costituzione", nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo di queste materie. Iniziative analoghe saranno avviate anche nella scuola dell'infanzia. All'attuazione si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.

Entrata in vigore (articolo 8, comma 2). Il provvedimento entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Finanza pubblica (articolo 8, commi 1 e 1-bis). Dall'attuazione del decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.

Graduatorie a esaurimento (articolo 5-bis). I docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (Ssis) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell'anno accademico 2007/2008 e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti a domanda nelle graduatorie a esaurimento e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi dei titoli posseduti. Nello stesso modo sono iscritti a domanda i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione di docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione. Possono chiedere l'iscrizione con riserva alle graduatorie anche coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in Scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica (la riserva viene sciolta al conseguimento dell'abilitazione).

Libri di testo (articolo 5). I competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si è impegnato a mantenere invariato il contenuto nella scuola primaria con cadenza quinquennale, a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi 6 anni. Il dirigente scolastico ha il compito di vigilare affinché le delibere del collegio dei docenti sull'adozione deui libri di testo siano assunte nel rispetto delle disposizioni.

Maestro unico (articolo 4). Nell'ambito degli obiettivi di razionalizzazione previsti dall'articolo 64 del Dl 112/2008 per la riorganizzazione del servizio scolastico e dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico delle scuole, si prevede che le istituzioni scolastiche costituiscano nelle scuole primarie classi assegnate a un unico insegnante e funzionanti con un orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si terrà conto delle esigenze legate alla domanda delle famiglie di una più ampia articolazione del tempo-scuola. Una sequenza contrattuale definirà il trattamento economico dovuto all'insegnante unico della scuola primaria per le ore aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo stabilito dalle attuali disposizioni contrattuali. Il ministro dell'Economia, di concerto con il ministro dell'Istruzione, provvederà alla verifica degli effetti finanziari a decorrere dal 1° settembre 2009. A seguito della verifica si provvederà, ove occorra e in via transitoria, a valere sulle risorse del fondo d'istituto delle istituzioni scolastiche da reintegrare con quota parte delle risorse rese disponibili dalle economie di spesa destinate a incrementare le risorse contrattuali (articolo 64, comma 9, del Dl 112/2008). La disciplina entra in vigore dall'anno scolastico 2009/2010 nelle prime classi del ciclo scolastico.

Pluralismo istituzionale (articolo 1, comma 1-bis). Previste iniziative per lo studio degli statuti regionali delle Regioni ad autonomia ordinaria o speciale con lo scopo di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale.

Sicurezza nelle scuole (articolo 7-bis). Al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici è destinato un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche. Sono revocate le economie comunque maturate alla data di entrata in vigore del Dl 137/2008e rivenienti dai finanziamenti attivati ai sensi dell'articolo 11 del Dl 318/1986, convertito dalla legge 488/1986, dall'articolo 1 della legge 430/1991 e dall'articolo 2, comma 4, della legge 431/1996, oltre a quelle relative ai finanziamenti per i quali non sono state effettuate movimentazioni a decorrere dal 1° gennaio 2008. Le stazioni appaltanti provvederanno a rescindere i contratti stipulati, quantificano le economie e ne danno comunicazione alla regione competente per territorio. La revoca è disposta con decreto istruzione, sentite le regioni competenti e le relative somme sono rassegnate per l'attivazione di opere di messa in sicurezza delle strutture scolastiche per mitigare il rischio sismico. La riassegnazione delle risorse a una diversa regione viene disposta sentendo la Conferenza unificata. Le risorse di lavori programmati e non avviati entro 2 anni possono essere nuovamente revocati e rassegnati. Identica soluzione se gli enti beneficiari dichiarano l'impossibilità a eseguire le opere. Il ministro dell'Istruzione, di concerto con quello delle Infrastrutture, nomina un soggetto attuatore che definisce gli interventi da effettuare per assicurare l'immediata messa in sicurezza di almeno 100 edifici scolastici in situazione critica sul fronte della sicurezza sismica. Il soggetto attuatore e la localizzazione degli edifici sono effettuati d'intesa con la Conferenza unificata. Il soggetto attuatore e la localizzazione degli edifici sono definiti da un cronoprogramma dei lavori sulla base delle risorse disponibili, d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, sentita la Conferenza unificata. All'attuazione si provvede con decreti Economia su proposta del ministro competente, previa verifica dell'assenza di effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica.

Valore abilitante della laurea in Scienze della formazione primaria (articolo 6). La disposizione attribuisce nuovamente all'esame di laurea in scienze della formazione primaria, comprensivo della valutazione delle attività di tirocinio previste dal percorso, il valore di esame di Stato che abilita all'insegnamento nella scuola dell'infanzia o nella scuola primaria, a seconda dell'indirizzo prescelto. La disposizione si applica anche a chi ha sostenuto l'esame di laurea conclusivo dei corsi di Scienze della formazione primaria nel periodo compreso fra l'entrata in vigore della legge 244/2007 e la data di entrata in vigore del decreto legge 137/2008.

Valutazione del comportamento degli studenti (articolo 2, commi 1 e 2). In sede di scrutinio intermedio e finale nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado viene valutato il comportamento di ogni studente, anche in relazione alla partecipazione alle attività e agli interventi educativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori dalla propria sede. La valutazione del comportamento a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009 è espressa mediante l'attribuzione di un voto numerico espresso in decimi.

Valutazione del rendimento (articolo 3). Dall'anno scolastico 2008/2009 nella scuola primaria la valutazione degli apprendimenti - sia periodica, sia annuale - è espressa mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi e illustrata con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall'alunno. Nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali, comprovati da specifica motivazione. Valutazione degli apprendimenti, certificazione delle competenze e la valutazione dell'esame finale del ciclo sono effettuate mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi. Nella scuola secondaria di primo grado sono ammessi alla classe successiva o all'esame di Stato a conclusione del ciclo gli alunni che hanno ottenuto, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline. L'esito dell'esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall'alunno. Conseguono il diploma gli studenti che ottengono una valutazione non inferiore a sei decimi. Ci sono, poi, una serie di modifiche e integrazioni della normativa vigente, necessarie per le innovazioni introdotte. Una delle integrazioni specifica che la valutazione degli alunni handicappati è espressa in decimi. I docenti riferiscono ai genitori degli alunni i voti conseguiti e il livello globale di maturazione raggiunto. Sospesa l'applicazione della scheda personale dell'alunno, in attesa dell'entrata in vigore del regolamento previsto dal decreto legge, anche se consiglio di classe con la sola presenza dei docenti è tenuto a compilare e tenere aggiornata la scheda personale dell'alunno. Abrogata ogni altra disposizione incompatibile con la valutazione del rendimento scolastico mediante l'attribuzione di voto numerico espresso in decimi. Demandato a un regolamento di delegificazione il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli studenti - tenendo conto anche dei disturbi specifici di apprendimento e della disabilità degli alunni - e la definizione di eventuali ulteriori modalità applicative.

Votazione sul comportamento (articolo 2, comma 3). La votazione del comportamento degli studenti espressa collegialmente dal consiglio di classe inferiore a sei decimi ha come conseguenza la non ammissione al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del ciclo di studi. Un decreto Istruzione specificherà le modalità applicative e i criteri per correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto inferiore a sei decimi. La disposizione si applica comunque dall'inizio dell'anno scolastico.

 

 

 

2008-09-26

Scuola: piano Gelmini, in tre anni 87.400 insegnanti in meno

di Luigi Illiano

26 Settembre 2008

Il piano del ministro Gelmini

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Sedici pagine per ridisegnare la scuola italiana dei prossimi anni. Voce per voce, tutti i tagli che porteranno a 87.400 cattedre in meno e alla riduzione di 44.500 posti di personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario) in tre anni. È lo schema del piano programmatico sulla scuola inviato ieri dal ministero dell'Istruzione ai sindacati. L'ufficialità della mossa fa uscire il documento dalla nebbia delle indiscrezioni e lo fa approdare al tavolo di confronto. Il testo, concordato con l'Economia, descrive le misure concrete e i tagli corrispondenti sui quali Viale Trastevere punta per dare applicazione alla manovra.

I tempi sono strettissimi, non a caso un paragrafo è dedicato all'accelerazione delle procedure. Per l'entrata in vigore delle misure dal 2009/10 è prevista l'emanazione di regolamenti dedicati agli ambiti specifici. Comprese le revisioni dei programmi del primo e secondo ciclo. Il tutto "entro il mese di dicembre" 2008.

Nella premessa viene sottolineata la continuità con le Finanziarie 2007 e 2008 e con il "Quaderno bianco sulla scuola" presentato un anno fa dai ministri del Governo Prodi, Giuseppe Fioroni (Istruzione) e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia). Il piano conferma la revisione dei programmi e la stretta sulle ore settimanali nei diversi ordini di scuola. Tra le prime leve di intervento ci sarà l'aumento del rapporto alunni/classe: sarà elevato dello 0,20 nel 2009/10 e di 0,10 nei due anni scolastici successivi.

Le riduzioni incideranno esclusivamente sul personale a tempo determinato, cioè i supplenti, oltre 100mila docenti precari ai quali il documento non fa alcun riferimento.

Nelle sezioni dell'infanzia viene rimesso in pista l'anticipo delle iscrizioni, secondo il modello Moratti. Così come resteranno attivate le sezioni primavera, rivolte ai bambini tra i 2 e i 3 anni.

Confermato il ritorno del maestro unico (formula che, secondo il testo "va privilegiata") e il tempo pieno alle elementari. Le classi saranno affidate a un unico insegnante per 24 ore settimanali. Ritorna la legge Moratti, saranno possibili due opzioni: 27 ore e 30 ore, con il maestro prevalente. Inoltre, l'orario potrà arrivare a 40 ore, sommando il tempo mensa. Va detto che il tempo pieno, di fatto, riguarda poche Regioni italiane, soprattutto del Nord, mentre al Sud è quasi sconosciuto.

L'orario delle lezioni nella scuola media passa dalle attuali 32 a 29 ore settimanali. Entro dicembre 2008 saranno determinate le classi di concorso, per superare l'attuale frammentazione degli insegnamenti.

Il monte ore nei licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze umane avrà un tetto di 30 ore settimanali. Per i licei artistici e quelli musicali e coreutici sarà, invece, di 32 ore. Ridimensionamento in arrivo per gli indirizzi di studio degli istituti tecnici e dei professionali (oggi sono oltre 900) e il monte ore non potrà superare quota 32, con quelle dedicate ai laboratori. Le compresenze dei docenti tecnico-pratici saranno ridotte almeno del 30 per cento.

Per far scattare il requisito dell'autonomia ogni scuola dovrebbe avere tra i 500 e i 900 alunni. Esistono alcune possibilità di deroga (aree montane e piccole isole). Ma, da quasi un decennio la rete scolastica è rimasta pressoché immutata. "Attualmente circa 700 scuole hanno una popolazione inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni) – è scritto nel piano – e, nella stessa fascia vi sono olte 850 istituti che non hanno titolo a farne parte. A queste se ne aggiungono altre 1.050 comprese nella fascia minima". Significa che almeno il 15% delle scuole non è legittimato a funzionare come istituzione autonoma, ossia con propri dirigenti. La scure di Viale Trastevere si abbatterà su 700 scuole che saranno accorpate a istituti più grandi.

Sarà accelerata la procedura per la costituzione di un ruolo specifico per i docenti inidonei per motivi di salute, da impiegare in altre amministrazioni pubbliche. Prevista anche l'attivazione di corsi di riconversione professionale per gli insegnanti appartenenti alle classi di concorso in esubero. E via libera anche a corsi per l'inserimento in classi di concorso più ampie. Infine saranno rivisti gli istituti giuridici che comportano comandi, collocamenti fuori ruolo e utilizzazioni, per ridurli al minimo.

 

 

 

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Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro

Dal Sito Internet del

CORRIERE della SERA

2008-10-08

http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=85672&idCat=82

Il provvedimento contiene anche il ritorno del maestro unico

Il maxiemendamento scuola su cui si vota la fiducia

(Ddl Camera 1634-A)

Voto di fiducia alla Camera sul decreto di riforma della scuola. Il testo, sul quale il governo ha presentato un maxiemendamento contiene un nutrito pacchetto di disposizioni parte delle quali inserite già nel testo approvato dalla Commissione. In particolare a partire dal prossimo anno scolastico, con il ritorno del maestro unico alle elementari i docenti della scuola elementare impegnati oltre le 24 ore settimanali di base verranno retribuiti attraverso un fondo istituito presso la scuola ma finanziato dal Ministero. Tornano i voti espressi in decimali ma nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado la bocciatura degli alunni dovrà essere decisa all’unanimità dal consiglio di classe e collocata nei casi di eccezionalità "comprovati da specifica motivazione". Viene poi previsto lo stop alle continue riedizioni dei libri scolastici: nella scuola primaria la cadenza di rinnovamento dei testi sarà quinquennale, mentre nella scuola secondaria di primo e secondo grado la cadenza diventa di sei anni. I docenti e le case editrici hanno comunque la possibilità di adottare nuove edizioni nel caso di "eventuali appendici di aggiornamento". Per quel che riguarda i nuovi accessi di personale gli studenti che stanno terminando il ciclo formativo presso le università verranno inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda, come previsto dal testo iniziale del decreto, ma "nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti". Lo stesso trattamento anche per i docenti che stanno conseguendo l’abilitazione all’insegnamento di materie musicali. Infine arriva un piano per sveltire gli investimenti nel campo dell'edilizia scolastica e della sicurezza. (07 ottobre 2008)

Ddl Camera 1634 -A- Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE SULLA QUALE IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA

Sostituire l'articolo 1 con il seguente:

Art. 1.

1. Il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, è convertito in legge, con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge (A.C. 1634), del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Allegato

All'articolo 1:

al comma 1, dopo le parole: articolo 11 del sono inserite le seguenti: regolamento di cui al;

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale.

All'articolo 2:

al comma 1, dopo le parole: previsto dal sono inserite le seguenti: regolamento di cui al;

dopo il comma 1, è inserito il seguente:

1-bis. Le somme iscritte nel conto dei residui del bilancio dello Stato per l'anno 2008, a seguito di quanto disposto dall'articolo 1, commi 28 e 29, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, non utilizzate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici ovvero di impianti e strutture sportive dei medesimi. Al riparto delle risorse, con l'individuazione degli interventi e degli enti destinatari, si provvede con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari.;

al comma 2, le parole: espressa in decimi sono sostituite dalle seguenti: effettuata mediante l'attribuzione di un voto numerico espresso in decimi;

al comma 3, secondo periodo, le parole: al voto insufficiente sono sostituite dalle seguenti: al voto inferiore a sei decimi.

All'articolo 3:

al comma 1, le parole: è espressa in decimi ed illustrata sono sostituite dalle seguenti: sono effettuate mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi e illustrate;

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione.;

al comma 2, le parole: è espressa in decimi sono sostituite dalle seguenti: nonché la valutazione dell'esame finale del ciclo sono effettuate mediante l'attribuzione di voti numerici espressi in decimi;

al comma 3, sono premesse le parole: Nella scuola secondaria di primo grado.

al comma 3, dopo la parola: ottenuto sono inserite le seguenti:, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe,;

dopo il comma 3 è inserito il seguente:

3-bis. Il comma 4 dell'articolo 185 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, è sostituito dal seguente:

4. L'esito dell'esame conclusivo del primo ciclo è espresso con valutazione complessiva in decimi e illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall'alunno; conseguono il diploma gli studenti che ottengono una valutazione non inferiore a sei decimi;

il comma 4 è sostituito dal seguente:

4. Il comma 3 dell'articolo 13 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, è abrogato;

al comma 5, dopo le parole: degli studenti sono inserite le seguenti:, tenendo conto anche dei disturbi specifici di apprendimento e della disabilità degli alunni,.

All'articolo 4:

al comma 1, la parola: contenimento è sostituita dalla seguente: razionalizzazione; le parole: di cui al relativo comma 4 sono sostituite dalle seguenti: previsti dal comma 4 del medesimo articolo 64 e, dopo le parole: istituzioni scolastiche, sono inserite le seguenti: della scuola primaria.

il comma 2 è sostituito dai seguenti:

2. Con apposita sequenza contrattuale è definito il trattamento economico dovutoall'insegnante unico della scuola primaria, per le ore di insegnamento aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo di insegnamento stabilito dalle vigenti disposizioni contrattuali.

2-bis. Per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo, il ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ferme restando le attribuzioni del comitato di cui all'articolo 64, comma 7, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, provvede alla verifica degli specifici effetti finanziari determinati dall'applicazione del comma 1 del presente articolo, a decorrere dal 1o settembre 2009. A seguito della predetta verifica per le finalità di cui alla sequenza contrattuale prevista dal comma 2 del presente articolo, si provvede, per l'anno 2009, ove occorra e in via transitoria, a valere sulle risorse del fondo d'istituto delle istituzioni scolastiche da reintegrare con quota parte delle risorse rese disponibili ai sensi del comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nei limiti dei risparmi di spesa conseguenti all'applicazione del comma 1, resi disponibili per le finalità di cui al comma 2 del presente articolo e in ogni caso senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

2-ter. La disciplina prevista dai presente articolo entra in vigore a partire dall'anno scolastico 2009/2010, relativamente alle prime classi del ciclo scolastico.

All'articolo 5:

al comma 1:

al primo periodo, le parole: si sia impegnato sono sostituite dalle seguenti: si è impegnato e le parole: salvo le appendici di aggiornamento eventualmente necessarie sono sostituite dalle seguenti: salvo che per la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento;

al secondo periodo, le parole da: con cadenza fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: nella scuola primaria con cadenza quinquennale, a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi sei anni.;

al terzo periodo, le parole: del collegio dei docenti sono sostituite dalle seguenti: dei competenti organi scolastici.

Dopo l'articolo 5 è inserito il seguente:

Art. 5-bis. - (Disposizioni in materia di graduatorie ad esaurimento). - 1. Nei termini e con le modalità fissati nel provvedimento di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento da disporre per il biennio 2009/2010, ai sensi dell'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, i docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), attivati nell'anno accademico 2007/2008, e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti.

2. Analogamente sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione.

3. Possono inoltre chiedere l'iscrizione con riserva nelle suddette graduatorie coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica; la riserva è sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione relativa al corsodi laurea e ai corsi quadriennali sopra indicati e la collocazione in graduatoria è disposta sulla base dei punteggi attribuiti ai titoli posseduti.

All'articolo 6:

al comma 1, dopo le parole: 1990, n. 341, sono inserite le seguenti: e successive modificazioni, e le parole:, rispettivamente, nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sono sostituite dalle seguenti: nella scuola primaria o nella scuola dell'infanzia, a seconda dell'indirizzo prescelto.

All'articolo 7:

la rubrica è sostituita dalla seguente: Modifica del comma 433 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, in materia di accesso alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia;

al comma 1, capoverso:

al primo periodo, le parole: scuole di specializzazione mediche sono sostituite dalle seguenti: scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia;

al secondo periodo, la parola: superino è sostituita dalla seguente: superano.

Dopo l'articolo 7, è inserito il seguente:

Articolo 7-bis.

(Provvedimenti per la sicurezza delle scuole).

1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, è destinato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso.

2. Al fine di consentire il completo utilizzo delle risorse già assegnate a sostegno delle iniziative in materia di edilizia scolastica, le economie, comunque maturate alla data di entrata in vigore del presente decreto e rivenienti dai finanziamenti attivati ai sensi dell'articolo 11 del decreto-legge 1o luglio 1986 n. 318, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 1986, n. 488, dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1991, n. 430 e dall'articolo 2, comma 4, della legge 8 agosto 1996, n. 431, nonché quelle relative a finanziamenti per i quali non sono state effettuate movimentazioni a decorrere dal 1o gennaio 2006, sono revocate. A tal fine le stazioni appaltanti provvedono a rescindere, ai sensi dell'articolo 134 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, i contratti stipulati, quantificano le economie e ne danno comunicazione alla regione territorialmente competente.

3. La revoca di cui al comma 2 è disposta con decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentite le regioni territorialmente competenti e le relative somme sono riassegnate, con le stesse modalità, per l'attivazione di opere di messa in sicurezza delle strutture scolastiche finalizzate alla mitigazione del rischio sismico, da realizzare in attuazione del patto per la sicurezza delle scuole sottoscritto il 20 dicembre 2007, dal ministro della pubblica istruzione e dai rappresentanti delle regioni e degli enti locali, ai sensi dell'articolo 1, comma 625, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. L'eventuale riassegnazione delle risorse a regione diversa è disposta sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni.

4. Nell'attuazione degli interventi disposti ai sensi dei commi 2 e 3 del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, le prescrizioni di cui all'articolo 4 commi 5, 7 e 9 della legge 11 gennaio 1996 n. 23; i relativi finanziamenti possono, comunque, essere nuovamente revocati e riassegnati, con le medesime modalità,qualora i lavori programmati non siano avviati entro due anni dall'assegnazione ovvero gli enti beneficiari dichiarino l'impossibilità di eseguire le opere.

5. Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nomina un soggetto attuatore che definisce gli interventi da effettuare per assicurare l'immediata messa in sicurezza di almeno cento edifici scolastici presenti sul territorio nazionale che presentano aspetti di particolare criticità sotto il profilo della sicurezza sismica. Il soggetto attuatore e la localizzazione degli edifici interessati sono individuati d'intesa con la predetta Conferenza unificata.

6. Al fine di assicurare l'integrazione e l'ottimizzazione dei finanziamenti destinati alla sicurezza sismica delle scuole il soggetto attuatore, di cui al comma 5, definisce il cronoprogramma dei lavori sulla base delle risorse disponibili, d'intesa con il dipartimento della protezione civile, sentita la predetta Conferenza unificata.

7. All'attuazione dei commi da 2 a 6 si provvede con decreti del ministro dell'economia e delle finanze su proposta del ministro competente, previa verifica dell'assenza di effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica.

All'articolo 8:

dopo il comma 1 è inserito il seguente:

1-bis. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Dis. 1. 1. (Ulteriore nuova formulazione) Governo.